Intervista a Carlo Pastore: “Radio e Musica, un polmone solo”

ROMA – Carlo Pastore è uno dei più noti vj italiani e conduttore di programmi radiofonici, come Babylon, il programma di Radio 2 in onda ogni sabato e domenica,  dove  ci accompagna alla scoperta di nuovi suoni. L’ha intervistato   per Dazebaonews.it Valentina Marchetti

Quando ti sei appassionato alla musica?
C.P Ho sempre suonato, fin dalle elementari, quando frequentavo la scuola di musica suonando il clarinetto (con scarso impegno peraltro, all’epoca giocavo anche a calcio e lo facevo con il triplo della foga). Anyway. Con la scoperta del rock’n’roll mi si è aperto un mondo, intorno ai 15 anni. Ho lasciato il calcio, la banda Filarmonica Veronese,  nella quale nel frattempo eseguivo marcette religiose e concerti, e sono andato a cercare qualcosa che non so bene sinceramente cosa fosse. Forse la cosiddetta vita.

Quali sono state le tue influenze musicali?
C.P Ho avuto periodi diversi. E tutt’ora subisco il fascino prepotente dei movimenti sottoculturali. Post punk, new wave, no wave, noise, punk, alternative italiano. Se devo citare un esempio musicale su tutti, oggi, be’… i Clash.

Com’era la scena musicale della tua citta’ quando hai iniziato?
C.P Vengo da un paese piccolissimo che si chiama Veruno, sta in provincia di Novara: 1800 persone e forse due o tre chitarre, nessuna band e nessun ragazzo rubato ai rubinetti – che peraltro stanno messi parecchio in crisi in questo periodo – per fare il rock’n’roll. Parlare di scena mi sembra eccessivo. E’ un classico posto di provincia italiana. C’è però, al contrario del niente assoluto, abbastanza musica: una banda, diverse associazioni, festival interessanti legati alla musica prog, rassegne vicine al mondo rock/metal, alcuni cittadini molto entusiasti di poter organizzare cose e un’amministrazione cha si è occupata di creare e gestire spazi pubblici adatti a questi scopi. E’ lì che iniziai. Un mio compagno di classe delle superiori, Alberto, ancora oggi suona con me in Wemen.

Quando  hai iniziato con Babylon?
C.P Siamo alla terza stagione. Si iniziò nel settembre 2010.

Come e’nato il progetto?
C.P Io lavoro a Radio 2 da fine 2009. Dopo una discretamente disastrosa, ma molto formativa esperienza con un programma chiamato “Traffic”, decisi che era giunto il momento di fare in Radio ciò che avevo sempre cercato/desiderato: uno show puramente musicale. Venivo da anni di TV in programmi pop che mi avevano confuso; se da un lato si trattava di esperienze pazzesche, ad altissimo livello, dall’altro il senso di distacco e di lontananza da ciò di cui parlavo non mi rendeva affatto felice. Radio 2 mi propose di occuparmi di una striscia notturna di musica elettronica, io accettai a patto che mi facessero fare anche musica live, un po’ come unire BBC1 a BBC6. Ovvero quel che mi pareva. Accettarono! Così pensai Babylon come quella torre in cui si parlano linguaggi diversi, con l’ambizione di farli coesistere, al rischio anche di bruciare e farsi del male. Con l’avallo del nostro mentore romano Lorenzo Lucidi, coinvolsi in primis Marta Tripodi e Gianluca Quagliano, con già avevano lavorato con me, poi His Majesty Andre e ora Elisa Bee. Ed eccoci qui. Se volete capire di cosa si tratta: ogni sabato e domenica dalle 22.30 alla mezzanotte, oppure il giga podcast tutta la settimana!

Com’e’una tua giornata tipo per Babylon?
C.P Non sono il tipo da giornate tipo.

Come trovi l’attuale scena musicale italiana sia in generale che in relazione ai generi che tratti in Babylon?
C.P Babylon è un programma di musica perlopiù internazionale. La musica italiana è un mondo a parte, difficilmente si incontrano. In quei casi o è meraviglia pura o è merda pura. Non c’è via di mezzo.

Mi parleresti del progetto Wemen?
C.P Wemen è ben più di un progetto, parola alquanto abusata, soprattutto per me che sono appassionato di calcio. Wemen è un Band. Vera. Con la sala prove, la macchina sgangherata per andare in giro, il porcellino con i soldi per comprarsi l’attrezzatura, le emozioni messe in rima in armonia con gli accordi. Band come andavano di moda una volta. Un gruppo di persone che sputano sangue e passione sulle canzoni. Esistiamo da 2 anni e mezzo. Abbiamo al momento all’attivo un demo autoprodotto e uno split album con i fratelloni The Hacienda su Black Candy Records. 45 concerti circa, troppo pochi per i miei gusti. Dopo aver fatto la televisione “di successo” sentivo il bisogno di riappropriarmi della musica, e l’unica maniera era tornare alla radice di tutto. Ho avuto la fortuna di incontrare Francesco, con cui abbiamo deciso di imbarcarci in questa mirabolante avventura, e poi tirare in mezzo Alberto e Riccardo. E’ una fatica senza senso, ma siamo vivi e vogliamo dire la nostra!

Hai fatto programmi per la tv e lavori attualmente per la radio: se dovessi descrivere entrambi, quali sono secondo te le differenze in termini di comunicazione, dove puoi muoverti piu’ liberamente?
C.P La Tv è la morte della musica. Con questo non voglio criticare la TV, dico solo che la Tv e la musica per quanto mi riguarda sono inconciliabili. La radio e la musica, invece, sono un polmone solo.
Prossimi progetti, c’e’ qualcosa che vuoi fare e non hai ancora avuto modo di realizzare?
C.P Voglio fare il disco di Wemen. E lo faremo. E sarà cupissimo, forse, ma bello.

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