Jim Morrison, l’utopia degli anni ‘60

Il poeta e cantante dei Doors, figura irripetibile di un’epoca intramontabile

“Questa è la fine
magnifico amico

 
Questa è la fine
mio unico amico,

 la fine
dei nostri piani elaborati,

 la fine
di ogni cosa stabilita, 

la fine
né salvezza o sorpresa,

la fine
non guarderò nei tuoi occhi… mai più”

(Dal brano “The End” (1967)

Oggi sarebbe un signore di 70 anni, probabilmente non più una rock star, non più simbolo della trasgressione. Forse sarebbe un affermato poeta e scrittore. Stiamo parlando di Jim Morrison, figura centrale della scena musicale degli anni ’60, simbolo forse di troppe cose. Sicuramente ha incarnato insieme a Mick Jagger le speranze e la voglia di stupire il mondo di quel decennio tanto mitizzato: la generazione di Woodstock.

Con il rivoluzionario gruppo dei Doors, il giovane ribelle

si è ritagliato un posto di primo piano nel firmamento delle stelle bruciate troppo in fretta.

James Douglas Morrison nasce a Melbourne in Florida, l’8 dicembre del 1943. Il padre è un ammiraglio della marina militare Usa, la madre proviene da una famiglia di avvocati. A causa della professione del padre, la sua infanzia è caratterizzata da continui spostamenti che creano nel ragazzo un forte senso di instabilità. Inoltre il giovane Jim soffre molto la disciplina ferrea del padre.

Nonostante questi problemi il ragazzo si dimostra un brillante e istrionico studente. Predilige la letteratura, in particolare gli scrittori della beat generation. In questi anni risiedeva a San Francisco, città molto fertile per le nuove tendenze culturali. Il rapporto con il padre era sempre più conflittuale al punto che nel 1961 il 18enne Jim non si presentò alla cerimonia di consegna del diploma. Il padre andò su tutte le furie. Discontinuo fu il suo approccio con l’università. In pochi anni cambiò diversi college. Nel 1963 fu arrestato per ubriachezza a Tallahassee in Florida durante una partita di football.

L’anno seguente arriva la svolta: si iscrive all’Ucla, l’università del cinema di Los Angeles. Scopre di avere un profondo amore per il cinema. Durante i corsi di cinematografia il 21enne Jim conosce Ray Manzerek. Quest’ultimo dopo averlo sentito recitare le poesie di William Blake gli propone di formare un gruppo musicale. Il nome “The Doors”, Jim Morrison lo sceglie estrapolando la parola da una poesia di William Blake: “Se le porte della percezione fossero purificate, ogni cosa apparirebbe agli uomini che realmente è: infinita”.

Nel gruppo entrano il chitarrista Robby Krieger e il batterista John Desmore. Nel 1966 i Doors si esibivano regolarmente nei locali al Sunset Strip di Los Angeles.

Sin dai primi concerti il pubblico rimane colpito dalla presenza scenica del giovane cantante. Jim Morrison mette in mostra tutta la sua teatralità nel recitare personaggi diversi per ogni canzone. Il successo è imminente. Il 4 gennaio del 1967 è pubblicato il loro primo album, “The Doors”, che è un immediato grande successo discografico, arrivando al primo posto delle classifiche statunitensi.

Se per l’affermazione dei Doors tutto è sembrato molto facile e rapido per Jim Morrison il successo e la fama gli creano molti problemi. Innanzitutto lo smodato uso di alcool e droghe aggravarono soprattutto nei concerti i suoi comportamenti stravaganti. Morrison spesso provocava e incitava il pubblico con riferimenti sessuali a volte molto espliciti. Nel 1969 e nel 1970 durante gli show fu ripetutamente arrestato per atti osceni in luogo pubblico.

Il suo personaggio, così amato dal vastissimo pubblico che accorreva ai concerti, stava però creando problemi alla stabilità del gruppo. Jim Morrison non era quasi mai “lucido”. Negli studi di registrazione, spesso era un’impresa per il resto della band poter incidere insieme al cantante.

Jim si presentava in ritardo, completamente ubriaco e non era in grado di cantare correttamente. A volte invece, preso quasi da una “febbre ispirativa”, poteva partecipare alle registrazioni portando idee musicali e testi straordinari.

I dischi dei Doors erano sempre baciati da un enorme successo di vendite. L’equilibrio di Morrison era invece sempre più precario. Molti concerti furono sospesi per le sue pietose condizioni fisiche e mentali.

Nel 1970 diede alle stampe privatamente il poema “An American Prayer”, in una tiratura limitata di 500 copie, e pubblicò, presso l’editore newyorkese Simon e Schuster, due raccolte di poesie, “I Signori” e “Le creature nuove” accolte con entusiasmo da parte dei fan e con scetticismo dalla critica; registrò numerose poesie su nastro magnetico e continuò a riempire di versi centinaia di taccuini e foglietti volanti, poi riuniti nelle raccolte postume “Deserto” e “Notte Americana” (pubblicate in Italia col titolo di “Tempesta Elettrica”), da molti considerate l’apice della sua poetica. La sua vocazione letteraria trovò sfogo anche negli album della band, che venne influenzata in maniera determinante dai suoi componimenti, dalla sua oltraggiosa irruenza e dalle sue “visioni”.

Jim Morrison ebbe anche delle esperienze in ambito teatrale. Nel 1963 studiò drammaturgia e storia del teatro. Prese lezioni di recitazione e frequentò il Conradi Theater di Los Angeles. Nel 1964 ottenne il ruolo di Gus in “Calapranzi”, il thriller capolavoro di Harold Pinter. Si interessò al “teatro della crudeltà” di Antonin Artaud e al “Living theatre” di Julian Beck.

Nell’aprile del 1971 esce “L.A woman”, l’ultimo album dei Doors con Jim Morrison. Nel marzo dello stesso anno, Jim Morrison insieme alla sua compagna Pamela Courson, si trasferisce a Parigi. La sua intenzione è quella di scrivere poesie e smettere di bere. Le cose andarono diversamente.

Il 3 luglio del 1971 Jim Morrison muore in circostanze mai del tutto chiarite. Secondo la versione ufficiale il cantante viene trovato privo di vita nella vasca da bagno dalla sua compagna. I referti medici parlano di arresto cardiaco, ma non fu mai eseguita l’autopsia. Altre fonti parlano di una probabile overdose di eroina.

Il suo corpo riposa nel cimitero monumentale Père Lachaise di Parigi.

“Ora giunge la notte con le sue legioni purpuree/ Tornate alle vostre tende e ai vostri sogni/ Domani entreremo nella città della mia nascita/ Voglio essere pronto”

(Jim Morrison, 1971)

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