“I Malavoglia”, la fatica del vivere. Recensione

 

“Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza; ce n’erano persino ad Ognina, e ad Aci Castello, tutti buona e brava gente di mare, proprio all’ opposto di quel che sembrava dal nomignolo, come dev’ essere.” (I Malavoglia- Giovanni Verga)

“I Malavoglia” è un romanzo caratteristico e nettamente in contrasto con la narrazione borghese della fine dell’ 800.  Il corpus,dell’ opera, è compatto ed omogeneo, tratti ricavati, negativamente, dall’ esclusione della rappresentazione di tutti i riferimenti esterni alla cultura e della consapevolezza dei personaggi, i quali tendono a realizzarsi, e a portare a termine le loro azioni, fino alle estreme conseguenze. 

 

Vivono in un mondo sospeso, estraneo a ciò che accade al di fuori, se non per le rare notizie ricevute, reinterpretate dagli stessi protagonisti per adattarle, o per le partenze dei giovani per la leva militare.  I ragazzi partono per il servizio militare lasciando le famiglie a tribolare per la mancanza di quelle braccia, tanto utili sulle barche e per il rendimento familiare. Accade anche quando ‘Ntoni il giovane riceve la chiamata dell’ esercito. La sua partenza sarà l’ origine, inaspettata, di una serie di disgrazie che porteranno la famiglia nel baratro della disperazione. Una concatenazione di errori, sbagli, malintesi ed avidità condurranno i Malavoglia ad affrontare numerosi lutti, un gravoso debito sulle loro già provate spalle ed il sequestro dell’ amata casa col nespolo. Il paese, dove si svolge tutta l’ azione, non perdona. Chi si allontana è destinato a non farvi ritorno, come ‘Ntoni e Luca, fratelli accomuti da questo destino.

 

‘Ntoni tornerà, ma per aiutare la famiglia, e soprattutto voglia di arricchirsi senza faticare, si darà al contrabbando. Durante una scorreria ferirà don Michele, brigadiere della finanza. Scontata la pena detentiva tornerà alla casa dei Malavoglia, che il fratello e la cognata, con grandi sacrifici, hanno riscatto. Per quanto lo preghino di restare ‘Ntoni sente che il paese, come entità altra, l’ ha ormai esiliato.

Per Luca, invece, il destino è più tragico. La notizia della sua morte, durante la disfatta di Lissa, giunge nel mezzo dei festeggiamenti del fidanzamento di sua sorella Mena. L’ unione viene subito sciolta, e la famiglia cade nuovamente in un vortice di disperazione. I Malavoglia non possono piangere in pace nessuno dei loro morti, perchè ogni scomparsa corrisponde ad un nuovo aggravo economico, come la tragedia di Bastianazzo e della Provvidenza.

Nome più simbolico, Verga, non poteva attribuire ad una barca. La Provvidenza è l’ unico sostentamento dei Malavoglia. Il suo affondare e poi essere ritrovata semidistrutta è una metafora dell’ uomo che si affida troppo ciecamente alla Provvidenza, come un Deus ex machina. Gli uomini, che troppo si affidano alla Divina Provvidenza,  sono destinati a venir schiacciati da loro stessi, implodendo nell’ attesa di qualcosa che non può giungere. I due figli minori della Longa e di Bastianazzo, Lia e Alessi, rappresentano gli opposti in cui la società si viene a trovare. Perduta ogni cosa dopo il processo di ‘Ntoni, nel quale il nonno ha speso sino all ultimo risparmio per l’ avvocato, Lia, scappa di casa e si dedica alla prostituzione, come sappiamo dal racconto di Alfio Mosca a Mena. Rosalia rappresenta, quindi, il bisogno dei beni materiali, proprio come per ‘Ntoni il giovane; lo scendere a qualsiasi compromesso pur di ottenere tutto e nell’ immediatezza.

Alessi, invece, è un lavoratore caparbio, pronto a qualunque sacrificio pur di riscattare da Piedipapera la casa col nespolo. Con l’ aiuto della moglie e della sorella Mena, soprannominata Sant’ Agata per il suo perpetuo lavoro al telaio, riuscirà, con onestà, a riprendere ciò che era sempre appartenuto ai Malavoglia e ridipingere di onorabilità la sua famiglia.

Tutto viene raccontato e rappresentato, non dichiarato. Nel romanzo non c’è nulla che non sia azione. Gli stessi personaggi si muovono, con lentezza, stando accorti onde evitare il maldire, la maldicenza, il pettegolezzo, tutto governato da una mentalità superstiziosa e portata alle conclusioni dal determinismo. Tutti sanno tutto, tutti vedono tutto. Da qui la coralità del verismo in Verga, perchè, proprio come nella tragedia antica, a raccontare gli avvenimenti non è un semplice narratore esterno, bensì il coro della coscienza collettiva del paese.

 

 

Titolo: I Malavoglia

 

Autore: Giovanni Verga

 

Edizione: Feltrinelli

 

Costo: 5,95 euro

 

Pagine: 304

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