Intervista ai Capital Strokes. Randy Roberts: “Abbiamo creato una musica nuova”. Video

ROMA – I Capital Strokes, sono capitanati da Randy Roberts, figlio del grande Rocky Roberts e attivo da anni sulla scena musicale. La band è una gemma nel panorama attuale del soul e  funk post duemila. Per chi è nostalgico di un ritmo che faccia sciogliere il sangue, i Capital Strokes sono quello che ci vuole. Li ha intervistati per Dazebao Valentina Marchetti.

D. Quando avete deciso di fondare i Capital Strokes?

RR. I Capital Strokes si sono formati nel 2011, con l’intento di creare una band con la forza del funk old style, tanto groove, con una grande sezione fiati, melodie accattivanti e con un sound non per forza retrò. Un progetto così in Italia non c’è di sicuro! E abbiamo voluto mantenere le caratteristiche fondamentali di questo genere, ritmo, melodie con ganci forti, riff cantabili dei fiati piuttosto che delle chitarre e, l’intrattenimento, parte fondamentale di questo tipo di musica. Abbiamo creato una cosa nuova, da esportare all’estero.

D.Quali sono state le vostre influenze musicali?

RR. Il funk in tutte le sue forme ha influenzato tutti noi. Chiaramente, Emiliano Pari (keys), Jorma Gasperi (gtr) e, il reverendo Randy Roberts (vox), che sono i compositori/autori dei brani sono quelli che trascinano di più dal punto di vista delle influenze così, si può sentire del rock/soul nei nostri brani piuttosto che, qualche influenza del soul della Motown o della Stax. A volte, sembriamo un po’ Parliament, a volte un pò Sly and The Family Stone, passando per i Meters, fino ad arrivare ai più “moderni” The Time o Prince.

 

D. Com’è l’Italia per il genere funk? 

RR. Il problema della musica live in Italia è un po’ generico, non legato necessariamente al nostro genere. Ci sarebbero molte cose di cui parlare e, non credo sia questa la giusta occasione. Cercando di riassumere però, direi che l’Italia, intesa come l’insieme di strutture e funzionamento, per il funk non è il massimo, in compenso, la gente è molto recettiva ed è grazie a loro che viviamo! Sono loro che spingono per averci di nuovo nei locali dove ci hanno visto. La visibilità, a parte quella dei palchi, per il funk direi che non esiste proprio, rientrando nel discorso delle strutture che il paese offre. Noi comunque, manteniamo un atteggiamento molto positivo.

D.Che cosa ne pensate dei talent? Preferite la dimensione del live?

RR. Magari ci fosse un talent per noi! sarebbe tutto molto diverso. Non credo che questi programmi siano da giudicare, è la realtà che si vive oggi, quando arrivò la radio fu una rivoluzione, con internet è la stessa cosa, la televisione non è da meno. E’ chiaro che, ad una realtà come la nostra, legata alla performance live, questa realtà ci sta un po’ scomoda ma, non credo neanche sia l’unica possibilità per farcela. 

D. Come nasce un vostro spettacolo?

RR .Lo spettacolo dei Capital Strokes nasce da molto lontano, viene dalla disciplina che ci siamo imposti, abbiamo le prove almeno una volta a settimana da quando abbiamo cominciato a montare il repertorio con le nostre canzoni. Abbiamo sempre voglia di rendere i nostri brani fruibili per i nostri ascoltatori e, soprattutto rendere lo spettacolo godibile. il nostro reverendo direbbe:” Se volessero sentire solo le canzoni, starebbero a casa o in giro, con le cuffiette a sentirsi gli mp3 invece, vengono al nostro spettacolo e noi, gli dobbiamo dare qualcosa da sentire e da vedere in più!”

D. Prossimi progetti?

RR. Partiamo dal fatto che il nostro primo CD “ELEVEN IN A ROW” è in uscita, è ormai pronto da molto tempo ma, stiamo facendo in modo che l’uscita del Cd avvenga insieme ad altri eventi, come le collaborazioni con agenzie all’estero (che è il nostro obiettivo) per quanto riguarda il booking e tutto quello che riguarda il lavoro di PR. In più ci saranno due video prontissimi che appunto, accompagneranno l’uscita del CD, insieme ovviamente, ad ospitate in radio. Faremo in più la presentazione, con un bell’evento live. lo accompagneremo con un po’ di gadget per spargere in giro un pò il nostro nome.

D. Come si svolge una vostra giornata tipo?

RR. Sfido qualsiasi musicista a descrivere una propria giornata tipo! Ma, è molto divertente raccontare le giornate in cui si viaggia e suona da qualche parte: l’appuntamento la mattina è sempre la cosa più critica perché, quando si è tanti, partire puntuali è un’impresa biblica.  Poi ed è una gioia per noi, scoprire il posto nuovo, vedere il palco dove ci esibiremo, il locale o la piazza o ancora, il festival. Poi, il check, dove noi, siamo molto diligenti ma solo per forza maggiore, 11 elementi dei quali, la metà suona uno strumento e canta, richiede un soundcheck molto lungo. Poi, cena e albergo, non sempre in quest’ordine, sempre che ci siano! arriva il momento della serata e noi, ci ritroviamo di solito tutti per darci gli ultimi accorgimenti dell’evolversi della serata stessa e della scaletta e, per scambiarci un po’ di energia a vicenda e via, sul palco.  

Capital Strokes – promo 

 

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