“Cafè blue”, il pop sofisticato degli Style Council

Nel 1984 esce il primo fortunato album degli Style Council di Paul Weller

“Sarò sempre un mod, fino alla morte”

(Paul Weller)

MILANO – E’ considerato un’istituzione nazionale in Gran Bretagna, un punto di riferimento per le generazioni che hanno vissuto gli anni del punk, nella new wave e del mod revival. I suoi miti adolescenziali erano gli Who, i Beatles e i Small Faces. Stiamo Parlando di Paul Weller, nato nella contea del Surrey nel 1958, chitarrista, compositore e leader prima dei Jam negli anni ’70 e dei Style Council negli anni ’80. Da 25 anni ha intrapreso una proficua carriera solista che lo vede come una delle figure di maggior rilievo della musica e della cultura inglese.

Paul Weller e la cultura mod

Profondamente influenzato dalla musica di Pete Townshend e dal fenomeno dei ‘mod’, molto in voga in Inghilterra negli anni ’60, il giovane Weller a soli 19 anni fonda i Jam con  Bruce Foxton e Rick Butler. La band raggiunse un certo successo in Gran Bretagna grazie anche al revival dei ‘mod’ con il film “Quadrophenia”. I ragazzi che si definivano ‘mod’ provenivano quasi sempre dalla classe operaia inglese, e il modo di vestire e di comportarsi va interpretato in ottica di rivalsa sociale e culturale. Come i predecessori (original), erano molto legati alle icone tipiche della cultura ‘mod’, come l’ostentazione della bandiera britannica (Union Jack) o degli stemmi della Royal Air Force, così come alla ricerca continua dello stile nella scelta dell’abbigliamento. Nella vasta gamma di tipologie d’abbigliamento usate dai ‘mod’, troviamo abiti in stile anni Sessanta, dalle fantasie decisamente più vivaci ed eccentriche, a capi più minimalisti o casual, come i jeans Levi’s, polo da tennis (di solito di marche famose), ed il tipico giaccone parka. Un altro importante simbolo iconografico erano le lambrette con tantissimi specchietti retrovisori

I riferimenti musicali per i ‘mod’ erano soprattutto gli Who, Beatles, Kinks e Small Faces. Paul Weller con i Jam pubblicò cinque album sino al 1982, quando il chitarrista sentì il bisogno di esplorare altri generi musicali come il soul, il pop e il jazz.

“Cafè Blue”, stile e creatività

Dopo lo scioglimento degli Jam, Paul Weller voleva creare un gruppo che avesse una maggiore libertà di linguaggi, ovvero una band che potesse spaziare dal pop, al soul al jazz sino al rhythm and blues. Per raggiungere tale obiettivo Weller volle con se l’ottimo pianista-tastierista Mick Talbot. La band era essenzialmente un duo a cui si aggiungevano in studio e dal vivo alcuni session man. Per il primo album “Cafè Blue”, parteciparono Steve White alla batteria, Billy Chapman al sassofono, Chris Bostock al contrabbasso, Bobby Valentine al violino, la cantante di colore Dee C. Lee e Ben Watt alla chitarra. “Cafè Blue”, uscì nel 1984, un periodo di forte esplosione del pop inglese emerso dalla galassia della new wave. La novità e l’originalità della musica di Paul Weller fu la grande versatilità degli stili in cui i Style Council si cimentarono con questa splendida opera prima. Dal pop raffinato (You’re the best thing) alla song intimista (“My ever changing moods”) in cui emergono le grandi doti vocali di Weller; al jazz strumentale (“Mick’s blessing”, “Me Ship came in”) sino alle ballate swing (“Blu Cafè” e “The Paris Match”). L’album fu registrato tra l’ottobre del 1983 e il gennaio del 1984 e lo sforzo creativo di Paul Weller e di Mick Talbot appare evidente sia nella varietà dei generi che nella raffinatezza degli arrangiamenti. “Cafè blue” uscì il 14 marzo del 1984 ed ebbe un buon successo soprattutto in Gran Bretagna dove raggiunse il secondo posto in classifica. Il disco arrivò al 6° posto in Nuova Zelanda, al 16° il Olanda, al 41° in Svezia e al 56° negli Stati Uniti.

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