MILANO – Veronica Gaido, artista, ritrattista e fotografa di moda, sarà presente dal 23 al 25 maggio a MIA – MILAN IMAGE ART FAIR, la fiera internazionale d’arte dedicata alla fotografia, con il progetto “ATMAN”.
“ATMAN” è un caleidoscopio fluido di colori e di forme dai toni pastello che nasce dall’unione di due elementi fondamentali come l’anima e l’acqua: l’intento è mettere a fuoco la realtà perduta per abbandonare il peso delle delusioni vissute e cominciare un nuovo viaggio verso la salvezza dell’anima.Il progetto “ATMAN” nasce nel 2012 da un tour tra India, Bangladesh e Africa per poi diventare una mostra itinerante curata da Enrico Mattei e Roberto Mutti, che toccherà Pietrasanta, Milano, Londra, Parigi e New Delhi. Prima dell’inizio di MIA – MILAN IMAGE ART FAIR l’artista presenterà il progetto “ATMAN” in una preview che si terrà giovedì 22 Maggio alle ore 18.00 presso lo spazio espositivo della Galleria Photo&Contemporary (Central Point, stand 20) – SUPERSTUDIO PIÙ, Milano.
Raccontaci i tuoi esordi. Quando hai pensato per la prima volta che avresti fatto la fotografa?
Ho avuto il pallino per la fotografia fin da quando avevo 12 anni e mia madre mi regalò la prima macchina fotografica, una Nikon 601 che conservo ancora oggi. Ricordo che fotografavo tutto quello che mi capitava davanti, dai nonni al fruttivendolo. Già a quell’età iniziai a lavorare come assistente di un fotografo di Massa (la sua città ndr) per cui trascorsi l’adolescenza in camera oscura ad apprendere i primi rudimenti e ad imparare a destreggiarmi con le luci. Dopo il Liceo artistico mi sono iscritta all’Istituto Italiano di Fotografia e terminati gli studi iniziai a lavorare al Superstudio13 di Milano.
Che tipo di fotografia ti interessa?
Mi piace molto andare a rivedere le vecchie fotografie, di Brassaï per esempio, per studiarne la composizione anche se nel tempo si è evoluta tantissimo. Mi piace anche prendere spunto dalle vecchie fotografie di paesaggio realizzate dai fotografi di città. Trovo interessante indagare la società dei primi nel ‘900 e individuare gli elementi che la differenziano da quella contemporanea.
Cos’è per te la fotografia?
È il mio modo di vivere. Attraverso le immagini cerco di indagare lo stato d’animo delle persone. È anche un modo per documentare il passaggio del tempo. Nella mia fotografia sono molto lineare e tendo a suddividere tutto in linee verticali e orizzontali anche se poi nella realtà sono una persona disordinata; in questo senso la foto rappresenta un ordine in successione attraverso il quale attesto il cambiamento.
Parlaci di Atman, il progetto che sarà presentato al Mia di Milano dal 23 al 25 Maggio.
Atman che in sanscrito significa “soffio vitale” è un lavoro realizzato tra India, Bangladesh e Africa che nasce dall’esigenza di indagare l’anima attraverso il movimento, inteso non solo come spostamento fisico ma anche come abbandono dei piaceri e scoperta di una nuova vita. Le immagini realizzate rappresentano la ricerca di quello stato di serenità imperturbabile in cui si è in grado di dominare le passioni con la ragione e attraverso il quale si arriva all’Atman, cioè all’essenza.
Quindi in Atman il viaggio assume la funzione portante di vero e proprio maestro di vita. Invece per te cosa rappresenta?
Il viaggio per me è libertà oltre che un modo per meditare. Adoro muovermi da sola e durante i miei viaggi riesco a trovare quella calma e quella serenità indispensabili per il mio lavoro.
Il nome di uno scrittore, di un regista e di una città.
García Lorca, Fellini, New Delhi.
Progetti futuri?
Nel 2014 decorre il Centenario dalla fondazione del Comune di Forte dei Marmi per cui sto lavorando a questa ricorrenza. Nel nuovo progetto, il cui nome è in fase di definizione, ho realizzato le foto con un drone perché a differenza di Atman, in cui mi interessava penetrare l’anima indagandone le sfaccettature, qui volevo avere una visiona distaccata e lo sguardo dall’alto mi sembrava perfetto.