Mostra fotografi di scena. Romano Milani: “Ciccio Alessi, un talento che sarebbe andato perso”

ROMA – Il premio per i fotografi di scena, istituito dal SNGCI, il sindacato dei cinegiornalisti di cui Romano Milani è segretario, è intitolato a Francesco Alessi, per amici e colleghi, “Ciccio”. A Palazzo Boncompagni Cerasi, in via del Babuino 51 a Roma, i suoi scatti pieni di storia e maestria si possono ammirare fino al 15 settembre.

Nella galleria del cortile – Archivio  Sante Monachesi – alle pareti ecco  le fotografie di Ciccio,  che sono spirito di un’ epoca: Anna Magnani, Sofia Loren, Marcello Mastroianni, Ingrid Bergman, Vittorio Gassman, Walter Chiari, Kirk Douglas, Ugo Tognazzi, Claudia Cardinale, Antony Quinn, Virna Lisi. Immagini bellissime, selezionate da Ida Panzera.

Luce Monachesi  spiega la genesi dell’Iniziativa: “Si deve a Romano Milani l’aver riportato alla Luce Francesco Alessi, che lui bene conosceva. Un talento che senza questa iniziativa e il premio del SNGCI sarebbe stato dimenticato”. 

Romano Milani chiarisce perché proprio Francesco Alessi e perché l’onorificenza a suo nome: “ Quella di Ciccio è stata una vita a tappe. Inizialmente nel 1947 aveva aperto nei pressi di Piazza di  Spagna uno studio fotografico, all’inizio degli anni 60  però si è dedicato esclusivamente al set. Ha avuto grande successo: non c’è stata star che lui non abbia immortalato. Poi, di colpo, a metà degli anni ’70, mentre era al top, è andato verso un percorso diverso nel mondo del cinema e ha messo da parte la macchina fotografica. E’ divenuto collaboratore di Rossellini, Renoir, Antonioni, Risi, Blasetti. In campo organizzativo ha affiancato Jilles Jacob, lo storico direttore del festival di Cannes. Quando gli si parlava della sua attività come fotografo lui svicolava, quasi non volesse ricordarla, quasi non riconoscesse il suo talento. Un patrimonio invece di inestimabile importanza perché alcuni scatti sono unici e hanno valore storico. Il premio del SNGCI è stato intitolato a lui perché questa testimonianza, che lui disconosceva, che è anche memoria di un periodo leggendario come la dolce vita, non vada persa”.

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