Il 25 ottobre 1881 è nato a Malaga l’artista spagnolo Pablo Ruiz y Picasso, meglio conosciuto come Pablo Picasso. Picasso ha incarnato la transizione e la metamorfosi dell’arte moderna, come pochi altri geni hanno fatto nell’intera storia dell’arte.
Il primo pittore della sala dei Tori nelle Grotte di Lascaux, lo scultore dell’antica Grecia Policleto, Botticelli, Michelangelo, Caravaggio, Rubens, Rembrandt, Goya, Turner, Manet, Van Gogh. Nei suoi diversi periodi – il blu, il rosa, la stagione del Cubismo – ha innovato la forma, la tecnica, l’estetica, il significato stesso della pittura, della scultura, dell’incisione. Ha liberato l’arte, che prima di lui era prigioniera di innumerevoli convenzioni. Opere come “Guernica” sono allegorie della condotta umana: prendono spunto da un evento o da un oggetto (nel caso di “Guernica”, il massacro della popolazione della cittadella basca, travolta da un bombardamento aereo perpetrato dai nazisti) per assurgere a simboli universali, a imperitura memoria. L’insegnamento di Picasso esercita ancora un fascino irresistibile sulle nuove generazioni di artisti, che il maestro spagnolo invita – attraverso le sue opere – a liberare la mente e la mano, per trovare nuove dimensioni del segno e della forma. Ad ascoltare la musica della materia, la memoria contenuta nelle cose, il movimento che alberga nell’immobilità, la contemporaneità del vivere e dello spegnersi. “Disegna a occhi chiusi,” sembra riecheggiare la voce di Picasso nelle stanze mentali dei giovani pittori e scultori, “dipingi a orecchio, controlla l’irrefrenabile e da’ sfogo alla piena delle emozioni. Lascia che i riverberi ti balzino agli occhi e sperimenta l’infinita creatività della passione”.