Venezia 68. Il regista di “Black Swan” , presiede la Giuria della mostra cinematografica

VENEZIA  – L’abbiamo molto amato per Black Swan, bellissimo noir che coniuga melodramma,  erotismo, classe e originalità: dunque che Darren Aronosfky presieda la Giuria Internazionale  della 68ma Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia (31 agosto-10 settembre 2011), non è notizia che lasci indifferente il grande pubblico.

Regista statunitense, affascinato dai meandri misteriosi della mente,  ha iniziato la carriera con film provocatori. Al fantasy ha in seguito preferito il duro realismo di The Wrestler, portandosi a casa il Leone d’Oro di Venezia 65. L’ audacia formale e la visceralità del film lo hanno reso riferimento di punta per i filmmaker emergenti.

Black Swan, al suo debutto in USA è stato record d’incassi, ha ottenuto 5 nomination agli Oscar 2010, 4 nomination ai Golden Globes,  premiato con l’Independent Spirit Award (Oscar del cinema indipendente) quale miglior film e miglior regia. La magnifica interpretazione di Natalie Portman – che aveva già commosso il pubblico veneziano aprendo la mostra di Venezia dello scorso anno – fu esaltata dalla critica italiana e internazionale. Oscar per la migliore attrice protagonista,  Golden Globe e BAFTA (l’Oscar britannico), Independent Spirit Award,  Screen Actors Guild Award e i premi delle principali associazioni dei critici. Aronosfky vale la pubblicità che ha avuto.
Spirito d’artista, Aronofsky giovanissimo rivela doti di visionario nel campo dei graffiti. Dopo il diploma, viaggia e  si iscrive alla Harvard University. La tesi di laurea, il cortometraggio Supermarket Sweep (1991) con Sean Gullette, risulta finalista alla National Student Academy Award.

Qualche anno dopo si dedica a  Pi – Il teorema del delirio (1997), storia di un genio matematico che in una stnzetta di Chinatown, tra calcoli e computer, trova modo di  spiegare le leggi del comportamento umano attraverso i numeri. Il film prende parte anche al Sundance Film Festival, dove viene accolto favorevolmente sia dal pubblico che dalla critica.
Il successivo Requiem for a Dream (2000), amplifica in modo allucinato una realtà degradata, dove comandano cattiveria e apatia. Tratto dal romanzo di Hubert Selby Jr, il film è di forte impatto, ha un ritmo incalzante,  montaggio convulso,  cerca di trasmettere le allucinazioni dovute all’so della droga.
Finche arriva il successo internazionale di The Wrestler e del Cigno nero .

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