Ave Cesare! Alvaro te saluta. Torna la comicità della compagnia del Buonumore

ROMA – Soddisfare le aspettative del pubblico per la seconda volta è raro, ma non impossibile. Continuare a far sorridere, a strappare applausi a scena aperta e a catturare gli occhi degli astanti, incollandoli alle movenze e alla presenza scenica degli attori, è invece un’impresa che poche compagnie teatrali possono vantare.

Una di queste è la Compagnia del Buonumore, che è tornata in scena, al teatro Agorà, con una commedia in due tempi scritta e diretta da Giulio Pennazza.

Questa volta gli attori hanno dato vita alle vicende corali di una famiglia romana nella città capitolina degli anni ’70, osservata con sapiente cinismo e arguta ironia da un deus ex – machina di tutto rispetto: nientemeno che Cesare, il cui mezzo busto di marmo domina il salotto della famiglia del signor Alvaro (Giulio Pennazza) dove si svolge l’intero intreccio narrativo. Sarà proprio Cesare a sottolineare con la sua voce, in perfetto dialetto romano, vizi, virtù e tentazioni di una modesta famiglia alle prese con l’occasione della sua vita: disporre dell’eredità milionaria di una vecchia zia, morta nella lontana terra d’Australia. Fin qui nulla di nuovo, se non fosse che nelle clausole testamentarie si cita l’obbligo di gestire i beni con un amministratore capace e affidabile. Ma dove trovarlo? Alvaro non può immaginare che il suo modesto ragazzo di bottega Armando (Luigi Filipponi) si rivelerà l’asso nella manica di un’inconsapevole strategia vincente. Timido, educato e facilmente manipolabile, viene scelto come perfetto pretendente della figlia maggiore, Giulia, interpretata con prorompente sensualità dall’indomita bellezza e dallo spiccato talento comico di Loredana Lollobattista. Ma sarà proprio Armando a rivelarsi la persona giusta al momento giusto, ribaltando le carte in tavola e assicurando il lieto fine, per la gioia delle tasche di papà Alvaro e del cuore dell’inarrivabile Giulia. Un altro giovane, però, si contende il suo amore: si tratta di Pietro, che la bravura di Vincenzo Vasta rende perfetto esemplare di un ragazzo a metà tra uno spaccone e un coatto ante litteram. Le sue notti passate a bruciare di passione per la sua irraggiungibile Giulia lo spingeranno a scriverle una focosa lettera d’amore che l’ironia della sorte farà recapitare nelle mani della madre di Giulia, la signora Ninetta, interpretata da Tina Agrippino che per presenza scenica, comicità e irresistibile espressività si conferma punta di diamante della compagnia. La struttura narrativa si dipana, così, in un crescendo ritmico fatto di battute esilaranti, colpi di scena e irresistibili caratterizzazioni.
Giulio Pennazza, autore, attore e regista, ancora una volta dà prova di essere un abile tessitore di trame brillanti e mai scontate, dove gli equivoci e i paradossi si trasformano in viali semantici da percorrere al suono di un sorriso.

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