Stagione del Teatro di Roma, programma settembre 2024 – giugno 2025

ROMA – 48 spettacoli, 11 produzioni, 10 coproduzioni, 27 ospitalità, questi i numeri della Stagione 2024/2025 del Teatro di Roma. La scelta del claim PIU’ DI UN TEATRO vuole comunicare proprio questo: proposte diverse fatte in tre luoghi diversi, rivolte a pubblici diversi. Un palinsesto ricco.

È la prima Stagione di Luca De Fusco con la nuova governance costituita dal Consiglio di amministrazione: presidente Francesco Siciliano, vicepresidente Danilo del Gaizo, Natalia Di Iorio, Daniela Traldi e Marco Prosperini.

Due i progetti o, meglio, i filoni di ricerca: il primo dedicato ad Annibale Ruccello, drammaturgo contemporaneo del quale sono stati programmati tre titoli che ce lo restituiscono in tutta la sua complessità di autore: Le 5 rose di Jennifer (regia di Geppy Gleijeses), Anna Cappelli (regia di Claudio Tolcachir) e Ferdinando (regia di Arturo Cirillo). Il secondo sul tema della cultura ebraica e insieme sulla tragedia dell’antisemitismo La banalità dell’amore di Savyon Liebrecht con l’adattamento e la regia di Piero Maccarinelli, A torto o a ragione, di Ronald Harwood per la regia di Giovanni Anfuso e Il Golem di Majorga per la regia di Jacopo Gassmann.

L’obiettivo per il Teatro Argentina è quello di rafforzare la sua identità di luogo d’elezione per il “grande teatro”, ovvero un teatro capace di guardare da una parte agli artisti di più solida capacità e fama, e dall’altra ad un pubblico ampio.

Per il Teatro India l’accento viene posto sulla sperimentazione dei nuovi linguaggi (e anche dei giovani artisti) e sulla drammaturgia contemporanea, in attesa della riapertura del Teatro Valle che permetterà di fare una distinzione maggiormente marcata. 

Tra gli spettacoli dedicati soprattutto alla ricerca e al teatro di sperimentazione e ai giovani autori ci sono La morte a Venezia con una rilettura di Liv Ferracchiati del testo di Mann, Never Young di Biancofango, Radio Argo di Igor Esposito e Napsound di Anna Ammirati, Officina Prometeo di e con Francesco Picciotti, Il giorno in cui mio padre mi insegnò ad andare in bicicletta, da un racconto di  Sandro Bonvissuto, Autoritratto, del drammaturgo e interprete Davide Enia e Il cavaliere inesistente di Calvino per la regia di Tommaso Capodanno.

Tra gli spettacoli di drammaturgia contemporanea ritroviamo La leggenda del santo bevitore con Carlo Cecchi, Amori rubati tratto da un testo di Dacia Maraini, La ferocia dal romanzo di Lagioia per la regia di Michele Altamura e Gabriele Paolocà. E invece per i classici, realizzati con sensibilità fortemente contemporanea, sono in programma Le tre sorelle di Čechov con la regia di Claudia Sorace, Una relazione per un’Accademia, da un testo di Franz Kafka, per la regia di Luca Marinelli e Riccardo III di William Shakespeare, per la regia di Luca Ariano.

Spettacoli e tante iniziative culturali sono previsti al Teatro Torlonia dove andranno in scena: Giovanna d’Arco della poetessa e studiosa Maria Luisa Spaziani. Racconti Romani è un ciclo di messe in scena di racconti di ambientazione romana, selezionati da Emanuele Trevi. Esagerate! di e con Cinzia Spanò, spettacolo dedicato alle donne. Segue Elena, testo di Ghiannis Ritsos. E, infine, Così… vi pare da Luigi Pirandello. Otto narrazioni musicali, in collaborazione con Roma Tre Orchestra, appuntamenti dedicati ad alcuni tra i principali autori della storia della musica. Sempre al Teatro Torlonia, Voci e racconti, una nuova rassegna a cura di Oscar Pizzo.

PRODUZIONI E COPRODUZIONI

La stagione del Teatro Argentina si apre con Notte Morricone una coproduzione del Teatro di Roma con il Centro Coreografico Nazionale Aterballetto, un omaggio al grande compositore cinematografico italiano, firmata da Marcos Morau coreografo spagnolo fondatore della Compagnia La Veronal, di cui è direttore artistico, coreografo, light designer e costumista. In scena ben 16 ballerini. Una pièce visionaria in cui vedremo combinati sogno, simbolismo e realtà.  

In programma anche due opere classiche: Re Lear (coproduzione internazionale), che vedrà Gabriele Lavia regista, e protagonista e Guerra e pace di Lev Tolstoj, con Pamela Villoresi tra gli altri e la regia di Luca De Fusco. Mentre la grande drammaturgia contemporanea è presente con Il ritorno a casa dell’inglese Harold Pinter, firmata e interpretata da Massimo Popolizio, e November di David Mamet, drammaturgo, regista e saggista statunitense, due volte candidato agli Oscar e vincitore del Premio Pulitzer nel 1984. Lo spettacolo è firmato da Chiara Noschese che ne è anche interprete con Luca Barbareschi.

E si ripropone all’Argentina una delle coproduzioni più riuscite della precedente stagione, Lazarus opera rock scritta da David Bowie poco prima della sua morte insieme a Enda Walsh. Interprete applauditissimo, Manuel Agnelli. 

Il giorno in cui mio padre mi ha insegnato ad andare in bicicletta, primo racconto scritto da Sandro Bonvissuto diventato un monologo di Valerio Aprea, è la prima produzione, in ordine cronologico, che si vedrà al Teatro India. A seguire Riccardo III di William Shakespeare con la regia di Luca Ariano che prosegue con questo spettacolo la sua analisi sul tema del potere, argomento centrale dell’opera shakespeariana. 

Tra gli spettacoli prodotti dedicati alla ricerca e alla sperimentazione, torna Il cavaliere inesistente di Italo Calvino con l’adattamento di Matilde D’Accardi e la regia di Tommaso Capodanno. In programma anche un altro scrittore del Novecento Luigi Pirandello, nella ripresa di Lo scrittojo di Pirandello, adattamento di Roberto Gandini e Roberto Scarpetti, regia di Gandini. 

Napsound è uno spettacolo di Anna Ammirati, “recital avanguardistico partenopeo” .Torna al Teatro India, Tre sorelle di Čechov. Anna Cappelli è uno dei tre testi di Annibale Ruccello previsti in stagione. Un monologo destinato a un’interprete femminile, presentato la prima volta nel 1986 al Primo Premio Gennaro Vitiello.

 E ancora, Il Golem uno degli ultimi folgoranti testi di Juan Mayorga, il grande drammaturgo spagnoloche vedrà Jacopo Gassmann alla regia.  A torto o a ragione di Ronald Harwood con la regia di Giovanni Anfuso racconta la storia di Wilhelm Furtwangler direttore d’orchestra tra i più famosi della sua generazione, accusato di essere nazista per aver scelto di continuare a dirigere in Germania durante la guerra. E, infine, La banalità dell’amore di Savyon Liebrecht, la struggente e impossibile storia d’amore tra Hanna Arendt e il professor Martin Heidegger con l’adattamento e regia di Piero Maccarinelli. 

OSPITALITÀ

Numerosi e importanti i titoli in ospitalità al Teatro Argentina tra danza, drammaturgia contemporanea e classici.

Iniziamo dai due spettacoli della compagnia Vertigo Dance Company: Mana, ultima creazione diNoa Wertheim, mai vista in Italia, un’opera corale per dodici interpreti, la cui ricerca coreografica parte dall’importanza del sentimento familiare. E poi Makom,parola che in ebraico significa luogo, una coreografia che intende esplorare la tensione tra il centro e le estremità, e tra forma e contenuto, rispecchiando le complessità dell’esperienza umana.

Per la drammaturgia contemporanea Tre modi per non morire, tratto da un testo dello scrittore Giuseppe Montesano che rilegge Baudelaire, Dante e i lirici greci, l’interpretazione è affidata al talento magnetico di Toni Servillo.

Due attori straordinari come Umberto Orsini e Franco Branciaroli riportano sulle scene I ragazzi irresistibili, un classico di Neil Simon con la regia di Massimo Popolizio. È poi la volta di Sei personaggi in cerca d’autore il capolavoro di Pirandello nella rilettura di Valerio Binasco che oltre a firmarne la regia è anche in scena.

Si prosegue con Ho paura torero, il testo del cileno Pedro Lemebel nato romanzo e poi diventato sceneggiatura di un film che Lino Guanciale ha “tradotto” per il teatro con la regia di Claudio Longhi. Curiosamente il tragitto dal cinema al teatro è anche quello scelto da Roberto Andò che sigla la regia di Sarabanda, noto titolo cinematografico e televisivo di Ingmar Bergman scritto per essere una sorta di Scene da un matrimonio trent’anni dopo.

Lungo l’elenco delle ospitalità al Teatro India, che fanno emergere alcuni dei progetti in cui si impegna il Teatro di Roma, quello su Annibale Ruccello, e quello della ricerca nel dare voce alla giovane drammaturgia italiana.

Per il progetto Ruccello (a cui va aggiunto Anna Cappelli prodotto dal Teatro di Roma) spiccano due titoli: Ferdinando, portato in scena da Arturo Cirillo; una riflessione sul desiderio in un contesto ottocentesco.  L’altro titolo è Le 5 rose di Jennifer con la regia di Geppy Gleijeses. Il racconto della vita di due travestiti. Never Young di Biancofango, compagnia che approfondisce con questo spettacolo il lavoro di ricerca sull’immagine di Lolita e sulla preadolescenza. 

       A seguire Come nei giorni migliori, del giovane autore Diego Pleutri, regia di Riccardo Lidi, spettacolo che racconta la vita di una coppia qualsiasi, un amore fra due uomini. Il tema dell’amore, l’amore ai tempi dei social, è al centro anche di Meno di due di Francesco Lagi: un incontro in chat che si trasforma in un rapporto tra impacciati nella vita reale.

      Tra i titoli dei giovani autori, Caini di Mario De Masi, una riflessione tra nonsense e ironia sui grandi temi della vita (Dio, i ricordi, la famiglia, la morte, l’arte). Infine, Autoritratto, del drammaturgo e interprete Davide Enia: un complesso lavoro di ricerca sulla propria vicenda personale e quella più complessa della sua terra, la Sicilia. Un racconto della sua giovinezza negli anni delle stragi di Mafia.

     Una ricerca con una forte sensibilità contemporanea attorno a testi classici è quella rappresentata dal titolo Radio Argo in cui Igor Esposito rilegge l’Orestea e la narrazione è catturata da un microfono. Mentre Liv Ferracchiati guarda al Novecento con La morte a Venezia di Thomas Mann. E sempre al Novecento si rifà La leggenda del santo bevitorediJoseph Roth, per la regia di Andrée Ruth Shammah con in scena Carlo Cecchi. Infine, Luca Marinelli propone Una relazione per un’Accademia da un paradossale testo di Kafka che ribalta il rapporto tra l’uomo e la scimmia.

        In occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, Amori rubati di Dacia Maraini: due racconti che diventano due diversi monologhi per l’interpretazione e la regia di Viola Graziosi e di Federica Restani, il progetto è a cura di Federica Di Martino.

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