Mymovies One. Nel festival “Lo schermo dell’arte” il documentario sul Banksy-Pollicino a New York

 Mymovies ONE è il primo abbonamento unico per la fruizione dei migliori Festival e dei canali online aderenti alla nuova proposta streaming di Mymovies. Sono visibili in questi giorni su Mymovies One 10 film della rassegna Lo schermo dell’arte – prima piattaforma italiana interamente dedicata al grande cinema d’artista –  che offre una serie di filmati rari.

Tra questi è da non perdere il documentario “Banksy does New York” che segue “Better out than in” la mostra lanciata nell’ottobre 2013 dall’esponente più celebre della street art, che per 30 giorni seminò puntualmente nella Grande Mela opere annunciate attraverso i social network, scatenando una caccia al tesoro.

Eloquente il titolo dell’esposizione: “Meglio fuori che dentro”. Il film è importante perché documenta quale reazione abbiano sollevato la tracce che il Banksy-Pollicino ha sparso per la città: i newyorkesi sono stati ora entusiasti, ora polemici, ora adirati, inseguendo disegni e installazioni, fotografando, vandalizzando, cancellando, restaurando, copiando, proteggendo e rubando. C’è chi si è portato via una saracinesca con un dipinto di Banksy, chi si è appropriato nel Queens della Sfinge fatta con mattoni rotti, caricandola su un camion e dandola in consegna a un mercante perché trovasse un acquirente.

“Banksy does New York” dimostra come il rapporto con la collettività sia un’estensione necessaria all’artista, che crea per piacere soprattutto e non per accumulare denaro, traendo dall’amore dell’altro o, almeno, dall’interesse, la linfa vitale. Banksy non sembrava infatti minimamente preoccupato della monetizzazione dei suoi lavori: chi li trovava poteva diventarne padrone e venderli, se ci riusciva. Chi in quei giorni avesse acquistato da un omino che per strada offriva un Banksy a 20 euro, raccogliendo con soddisfazione 420 dollari a sera, oggi ha un’opera la cui valutazione è di centinaia di migliaia.

Il fascino di Banksy sta nel possedere un linguaggio visivo essenziale, primitivo, facilmente comprensibile, sintesi di profondità e tenerezza verso le creature. Colpisce infatti che anche i suoi più agguerriti critici, in “Banksy does New York” abbiano speso una parola delicata per Sirens of the Lambs, Sirene d’ agnelli, istallazione su un camion di consegna ai mattatoi fatta con animaletti di peluche che piangono come bambini affacciati alle fessure del furgone che li porta al macello, immagine che non può non evocare anche altre barbarie verso i nostri simili.

La scultura realizzata a New York dal titolo “Shoe shine” ritrae il personaggio immaginario vestito da clown, di nome Ronald, che fino al 2016 è stato mascotte dell’azienda McDonald, l’aggiunta ai suoi piedi di un lustrascarpe che gli pulisce le calzature è una ironica provocazione che denuncia lo sfruttamento del lavoro dei “paria” per mantenere intatta la potenza dell’azienda. L’artista aveva scritto sul suo sito: “Ronald è stato adottato come simbolo ufficiale dell’azienda nel 1966 e da allora le sue riproduzioni in fibra di vetro si trovano fuori da tutti i ristoranti della catena, il che lo rende probabilmente la figura più scolpita della storia dopo Gesù Cristo”. 

Regia di Chris Moukarbel. Un film con Beth Stebner, Keegan Hamilton (II), Jaime Rojo, Steven P. Harrington, Rebecca Encalada. Titolo originale: Banksy Does New York. Genere Documentario, – USA, 2014, durata 79 minuti.

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