ROMA – La Cerimonia dell’ottavo Premio Cesare Zavattini si è svolta al cinema Intrastevere, sede nella quale nel 1300 viveva la storica famiglia Moroni che dà il nome al suggestivo Vicolo.
Presenti i componenti della Giuria, presieduta dal regista e montatore Jacopo Quadri e composta dal regista Franco Angeli, dal critico cinematografico e saggista Alberto Crespi, dalla produttrice Antonella Di Nocera e dalla ricercatrice Cecilia Spano; il presidente della Fondazione AAMOD Vincenzo Vita e i rappresentanti degli Enti che hanno sostenuto e collaborato con l’iniziativa; il direttore del Premio Antonio Medici, la coordinatrice Aurora Palandrani, i tutor che hanno seguito lo sviluppo dei progetti, Luca Onorati, Giovanni Piperno e Chiara Ronchini. E ovviamente una folla di ragazzi, alcuni accompagnati dagli emozionati genitori.
Vincenzo Vita, giornalista ed ex parlamentare, Presidente di AAMOD, l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico propulsore del riconoscimento, ha dato inizio ai lavori sintetizzando il significato dell’impegno etico e pratico dell’iniziativa: “In un mondo esposto ai pericoli di guerra, quale è quello odierno, fare cinema diventa un contributo alla pace, come lo è aiutare i giovani a trovare un lavoro in questo campo”.
Si è quindi passati alla consegna dei riconoscimenti assegnati dalla Giuria all’autore e alle autrici dei tre progetti vincitori, Maurizio Dall’Acqua, Giulia Claudia Massacci e Federica Cozzio, e all’autore del progetto che ha ricevuto la Menzione speciale dedicata a Chiara Rigione, Marco Mingolla. Emozionatissimi tutti i premiati.
Di seguito le motivazioni con cui la Giuria ha scelto i progetti vincitori e assegnato la Menzione speciale:
La figura umana di Giulia Claudia Massacci: “per la sensibilità con cui si accosta ad un tema etico e scientifico di grande rilevanza, quello del rapporto dell’uomo con il mondo animale, attraverso il lavoro critico su un vasto repertorio di immagini filmiche che veicolano pratiche di dominio e ideologie di consumo, ponendosi l’obiettivo di creare una maggiore consapevolezza sulle responsabilità umane”.
Il film mostra – attraverso immagini narrativamente toccanti e fluide – come il nostro rapporto con gli animali non sia diverso dalla primitiva sopraffazione ma, poiché l’uomo non è mosso dall’istinto della fame, la crudeltà si evidenzia suscitando raccapriccio: ricco di situazioni inedite e originale, commuove lo spettatore su un problema planetario.
Il tempo negato di Maurizio Dall’Acqua: “per il profondo coinvolgimento con cui indaga, attraverso un prezioso archivio privato, la storia di una frattura creatasi nella famiglia dell’autore in seguito ad un evento drammatico da tutti rimosso, anche a causa di consuetudini e valori tipici di una piccola comunità, e per il desiderio di rimettere insieme, con la propria ricerca e il proprio sguardo, i frammenti di quel mondo familiare spezzato”.
Lessico familiare che, pur essendo originario di una precisa cultura, contiene i prodromi di un problema universale.
Riccardo I di Federica Cozzio: “per la capacità di prefigurare, anche grazie alla qualità del materiale filmico di repertorio, un appassionato percorso di memoria nella tradizione della marineria dell’area di Comacchio, attraverso la storia di un uomo che si ostina a restaurare un’antica imbarcazione, un tempo in uso, mentre le tecniche e la comunità intorno a lui mutano profondamente, tanto che oggi, dopo la sua morte, il “Riccardo I” ormai in secca va lentamente consumandosi”.
Il film dimostra l’amore per la tradizione vitale e l’importanza di conservarne i simboli.
Fantasia di Marco Mingolla: “per l’originale approccio al riuso creativo del materiale filmico d’archivio che, rielaborato con tecniche grafiche digitali e analogiche, dà consistenza alla creatività di un gruppo di bambini coinvolti in un laboratorio di esplorazione di sé e del mondo, ispirato all’immaginario e alle metodologie di Bruno Munari. Un lavoro sul campo che sarebbe piaciuto molto a Chiara Rigione”.
Sintesi figurativa dello sbocciare della creatività.
Nell’arco dei suoi otto anni è stato evidente, a coloro che lo hanno seguito, come il premio Zavattini – originale proposta di AAMOD per il riuso creativo delle immagini – abbia riempito uno spazio necessario e utile: le opere sono via via diventate più mature e belle, dando vita a un innovativo, particolare, settore della cinematografia e offrendo agli autori un trampolino di lancio nel lavoro.
Il Premio Cesare Zavattini/UnArchive è un progetto della Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico. L’VIII edizione dell’iniziativa è stata sostenuta sostenuto dal Ministero della Cultura – Direzione Cinema, dalla Regione Lazio, dall’Istituto Luce Cinecittà e dal Nuovo Imaie, con la partnership di Home Movies e la collaborazione della Cineteca Sarda, dell’Archivio delle Memorie Migranti, del Premio Bookciak, Azione! di Deriva Film, di Officina Visioni, di UCCA e FICC. Media partner: Radio Radicale e Diari di Cineclub.