Robert Redford, un artista impegnato civilmente

Il 16 settembre è morto Robert Redford, artista conosciuto in tutto il mondo e uomo d’impegno civile. Diamo uno sguardo alla sua vita, durata 89 anni, per capire meglio chi fosse dietro lo schermo. 

Nato in California a Santa Monica il 18 agosto del 1936, di origini scozzesi e irlandesi, Robert crebbe in un quartiere spagnolo in una famiglia semplice: suo padre era lattaio e ragioniere, sua madre una casalinga. Non ebbe una brillante carriera scolastica, era un abile sportivo e appassionato di arte.

Si iscrisse, grazie a una borsa di studio ottenuta per meriti sportivi, all’Università del Colorado ma non vi rimase e nel 1956 cominciò a lavorare in un campo petrolifero, decidendo con i primi guadagni di partire per l’Europa, dove si mosse facendo l’autostop. Nel frattempo scoprì l’intenzione di fare il pittore e lo scenografo e cercò di vivere a Firenze, che dovette abbandonare deluso perché non riusciva a sbarcare il lunario. 

Tornato a Los Angeles, svaniti i sogni per un futuro di grande pittore, si diede all’alcol ma fortunatamente incontrò Lola Van Wagenen, universitaria diciassettenne sua vicina di casa che lo aiutò a smettere di bere. Dopo averla sposata nel 1958, si iscrisse a scuole di arte, scenografia e recitazione, scoprendo le sue potenzialità di attore. Il suo primo ruolo sul palcoscenico fu quello di Creonte in una rappresentazione dell’Antigone.

Nel 1958 cominciò a lavorare in televisione, ma la popolarità gli arrivò nel 1969 grazie al cinema, con Butch Cassidy di George Hill. Nel 1972 fu protagonista de “Il candidato”, nel ruolo di un giovane e affascinante avvocato, che concorre per il Partito Democratico contro un senatore repubblicano, scoprendo durante la campagna pubblicitaria di essere solo un prodotto da vendere. 

 Nel 1974 interpretò Il grande Gatsby, tratto dal romanzo omonimo di Francis Scott Fittzgerald, nel 1975 il thriller I tre giorni del Condor e nel 1976 Tutti gli uomini del Presidente di Alan J. Pakula, sul famoso scandalo del Watergate, nella parte, insieme a Dustin Hoffman, di uno dei due coraggiosi giornalisti investigatori. Il film ottenne vari riconoscimenti e premi cinematografici, tra cui anche otto candidature agli Oscar del 1977, tra cui miglior film e miglior regia a Pakula. 

Come regista, Redford seguì un percorso artistico che gli valse il riconoscimento di critica e pubblico. Nel 1980 iniziò “Gente comune” che ottenne critiche molto buone e successo di incassi, e che lo avrebbe portato a vincere il Premio Oscar al miglior regista. Una carriera da regista che continuò con 9 titoli la maggior parte di grande successo. Nel 2017 alla Mostra cinematografica di Venezia ricevette il Leone d’oro alla carriera. Fu anche doppiatore e produttore.

Ma erano anche altre le cose che Redford giudicava importanti per la sua carriera di uomo: la democrazia, l’ambiente e in particolare le montagne dello Utah, cercò di opporsi e dar vita ad alternative all’’industria cinematografica commerciale che disprezzava. 

Nel 1977 Redford scrisse un libro di denuncia sull’espansione statunitense verso ovest, il resoconto del viaggio fatto dall’attore lungo il percorso dei fuorilegge, tra cui il famoso Butch Cassidy. Il testo contiene colloqui con anziani ranchers, che sono stati testimoni di quell’epoca, e numerose fotografie.

Combatté con successo contro la costruzione di una centrale elettrica nello Utah e nel 2013 prese parte come interprete ad alcuni spot televisivi per l’organizzazione di protezione ambientale Natural Resources Defense Council, nei quali si chiedeva all’allora presidente Barak Obama di adottare misure per ridurre le emissioni di gas serra. Sostenne anche l’azione contro il riscaldamento globale sul suo blog dell’Haffington Post. 

Robert Redford fece parte del comitato consultivo dell’organizzazione per la conservazione marina Sea Sheoherd e produsse la serie di documentari Ocean Warriors, che mostravano come Sea Shepherd e altre organizzazioni di protezione ambientale si erano battute per porre fine alla pesca illegale.

Redford creò nel 1981, nelle sue proprietà nello Utah con l’amico regista Sydney Pollack, un importante istituto cinematografico, il Sundance Institute. Portò avanti quest’impresa nonostante l’assenza di appoggi. Il suo istituto sovvenzionò nuove promesse del cinema con spese pagate per 4 settimane, li fece seguire da professori, fornendo loro materiale tecnico e consulenza di grandi professionisti.

All’istituto fu collegato il celebre Sundance Film Festival, il più importante del cinema indipendente, dove furono scoperti e lanciati numerosi registi indipendenti come Quentin Tarantino, Jim Iarmush, Darren Aronofsky, Christofer Nolan, James Van, Robert Rodriguez, Kevin Smith. 

Redford non ha pensato di scendere in politica, ma è stato un uomo che non ha mai nascosto i suoi umori verso gli uomini di potere. In particolare nel 2019, in un editoriale pubblicato da Nbcnews durante il primo mandato di Donald Trump, scriveva riferendosi allo stato di diritto, alla libertà di stampa e di espressione, al rispetto della verità dei fatti: “Ci troviamo a fare i conti con una crisi che non ho mai pensato di dover affrontare durante la mia vita: attacchi in stile dittatore da parte del presidente Donald Trump contro tutto quello che l’America difende”.

Trump però, in questi giorni appresa la sua morte, ha dichiarato alla stampa: “Robert Redford ha avuto una serie di anni in cui non c’era nessuno migliore di lui, in quel periodo in cui era ‘il più hot, lo consideravo un grande”. Che lo lo abbia detto soprattutto per non scontentare i suoi molti elettori del popolo ai quali Robert Redfort era sempre piaciuto?

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