PESARO – Morando Morandini, uno dei più amati critici cinematografici italiani e autore del famosissimo dizionario di cinema “il Morandini” (nome non scelto da lui, come precisa schernendosi in conferenza stampa), a quasi novant’anni passa dall’altra parte della barricata, quella di chi il cinema lo fa e, dopo le sue apparizioni da attore in Prima della rivoluzione (1964) di Bernardo Bertolucci e in Remake (1987) di Ansano Giannarelli, scrive la sua prima sceneggiatura con la regista Fabiana Sargentini e Carlo Pizzati, per la prima prova nel lungometraggio di finzione della regista romana.
Non lo so ancora, storia di ispirazione autobiografica, basata “sull’amicizia a prima vista” tra i due – come loro stessi amano definirla – incontratisi per la prima volta al Festival di Bellaria nel 2004.
Il film è ambientato nell’incantevole cittadina ligure di Levanto, nel parcheggio di un ospedale, dove si incontrano una giovane donna e un anziano signore. Aspettando i risultati degli esami diagnostici, passeranno “una giornata particolare” insieme. Un incontro nato per caso che fa scoprire ai due protagonisti una profonda intesa fatta di comprensione, complicità e rispetto reciproco: l’inizio di una splendida amicizia
La Sargentini, autrice di pluripremiati documentari come Sono incinta e Ciro e Priscilla, dichiara di aver scritto il personaggio femminile già pensando che ad interpretarlo sarebbe stata Donatella Finocchiaro che effettivamente sembra aderire perfettamente al personaggio, mentre il ruolo maschile ha richiesto lunghe ricerche che però sono state pienamente soddisfatte, trovando in Giulio Brogil’interprete perfetto. Oltre alla soddisfazione e all’orgoglio per questa sua prima prova, la regista ripercorre però anche le difficoltà produttive del film e le ristrettezze di budget che la hanno costretta a girare il film in tempi relativamente brevi, una situazione purtroppo comune a molti suoi colleghi, come riconosce lei stessa. Ciononostante è riuscita comunque a confezionare un’opera che toccherà sicuramente gli animi più sensibili.
Il tocco documentaristico della Sargentini si nota nell’importanza che riveste il paesaggio e come la cittadina di Levanto, immersa nel clima settembrino, acquisti uno spessore che la rende un personaggio a se stante. Morandini infine non smette di analizzare film anche quando è coinvolto in prima persona e nota come Non lo so ancora sia un prodotto anomalo nel paesaggio produttivo italiano: né commedia, né dramma, né dramedy, ritiene che sia un film più affine al panorama cinematografico francese.