Festival Diplomacy. “Clare Boothe Luce”: un film racconta che la diplomazia è donna

ROMA – E’ stato proiettato in esclusiva a Roma nel Centro Studi Americani di Via Caetani, il documentario in onore della prima donna ambasciatrice del mondo, l’americana Clara Boothe Luce. La Boothe Luce, a 50anni, per volere del presidente Eisenhower ricoprì il ruolo di delegata degli Usa a Roma dal 1953 al 1957, in un periodo critico per l’Italia, ancora scossa dalle ferite del secondo conflitto mondiale.

In un clima internazionale di piena Guerra Fredda, con Stalin ancora saldamente al potere nell’ex Unione sovietica, la preoccupazione degli Usa era arginare il “pericolo rosso”, ossia la diffusione del comunismo in Europa. Proprio per scongiurare “il contagio russo”, nel 1947 era stato stipulato il Piano Marshall dal nome del suo promotore il segretario di Stato George Marshall, che altro non era che un Piano di aiuti per la ripresa economica europea. In favore dei paesi europei – tra cui anche l’Italia, la Francia, la Gran Bretagna – Washington aveva stanziato fondi, pari a 17 miliardi di dollari, affidandoli alla OECE, Organization for European Economic Cooperation, un nuovo organismo sovranazionale creato “ad hoc” per la gestione e lo stanziamento degli aiuti ai Paesi in difficoltà. Secondo fonti autorevoli all’elaborazione del Piano aveva contribuito anche Clare Luce, ma il suo primo vero successo politico fu la restituzione della città autonoma di Trieste all’Italia nel 1954, grazie a una sua imponente opera di diplomazia internazionale. Una mossa politica vincente per riconquistare il favore del popolo italiano, che aveva vissuto l’espropriazione della città come una mera ingiustizia compiuta dalle Forze Alleate. 

Tante furono le iniziative politiche e culturali promosse dall’ambasciatrice Usa per favorire la ripresa del Paese e allontanare lo spettro della povertà, ritenuta terreno fertile per il diffondersi del comunismo.A lei si deve la divulgazione del cinema italiano in America, in particolare della corrente del neorealismo, che vedeva come protagonista il suo mito, la bravissima e affascinante Anna Magnani, premio Oscar nel 1955 con la Rosa Tatuata. Clare divenne a tutti gli effetti ambasciatrice del made in Italy nel mondo, diffondendo oltreoceano la moda, l’arte e la cultura nostrana. Un altro suo merito è stato il lancio internazionale dell’Atelier Gattinoni, nominando la fondatrice Fernanda, sua stilista personale per tutta la durata del mandato. Un sodalizio che andò avanti per tutta la vita e in virtù del quale la piccola casa di moda salì sul palcoscenico mondiale, rivestendo di luce le attrici di Hollywood più famose dell’epoca, da Ava Gardner ad Audrey Hepburn. Insieme al documentario, dedicato a questa grande eroina moderna è stata mostrata per la prima volta anche la borsa “Lady Claire”,  una baguette in pelle di struzzo colorato creata apposta per lei, dalla stilista Isabelle Pia Ayou, con le migliori pelle degli artigiani toscani.

Clare Luce è stata una donna poliedrica: abile mediatrice politica, giornalista, editrice e fondatrice del magazine Vanity Fair, scrittrice e sceneggiatrice di successo. Un mix di creatività e determinazione ha reso Clare Boothe Luce ancora oggi un modello irraggiungibile, a trent’anni dalla sua scomparsa.

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