ROMA – Determinazione, coraggio, passione. Sin dal video promozionale il Riff, Rome Independent Film Festival, dichiara a chiare lettere le sue parole d’ordine.
Sono proprio questi i tratti distintivi hanno fatto del Festival un evento sempre più affermato nel panorama del cinema indipendente. Al Nuovo Cinema Aquila, dal 18 al 24 marzo, il direttore artistico Fabrizio Ferrari è lieto di festeggiare i dieci anni del Riff con un’edizione particolarmente attenta alla nuova produzione italiana, quasi un omaggio alle celebrazioni per l’Unità. A dimostrarlo, la parità di presenze internazionali e nostrane nella sezione lungometraggi, la più importante: nove i titoli di autori italiani, nove quelli stranieri.
Ad inaugurare lo schermo, “5”, film di Francesco Maria Dominedò che dopo più di vent’anni trascorsi a fare l’attore passa dall’altra parte dell’obiettivo per raccontare quella che rivela essere una storia vera. Protagonisti cinque adolescenti che si incontrano in riformatorio e finiscono per scontrarsi con una realtà talmente spietata che supera la loro violenza, il tutto ambientato al Quarticciolo, Nel cast un gran numero di attori che Dominedò è riuscito a coinvolgere nel progetto grazie alle sue “conoscenze” nel campo, e un nome d’eccezione per la colonna sonora: Louis Siciliano, premiato a Venezia per le sue musiche.
In sala durante la conferenza stampa di apertura, a presentare le loro opere, anche Elisabetta Rocchetti, Gabriele Albanesi e Gian Paolo Vallati. La Rocchetti preferisce parlare della sua carriera di regista anziché di quella da attrice – che l’ha vista protagonista in pellicole come L’imbalsamatore, di Matteo Garrone -, ricordare la sua partecipazione alle edizioni passate del Riff con due cortometraggi e raccontare dell’”incontro di solitudini” del suo primo lungometraggio, “Diciottanni – Il mondo ai miei piedi”. Il giovanissimo Gabriele Albanesi si cimenta nell’horror con “Ubaldo terzana Horror Show” mentre Gian Paolo Vallati propone un film “non da festival indipendente”. Il suo “Cara ti amo” è infatti un prodotto pensato per il grande schermo nel più classico stile della commedia all’italiana, ma, ci tiene a precisare, “costato quanto cinquanta secondi di un qualsiasi “Manuale d’amore”.
Nella sezione dedicata ai lungometraggi stranieri, spiccano alcuni titoli provenienti da prestigiosi festival internazionali come “All that I Love” di Jacek Borcuch, Premio del Pubblico e miglior Scenografia al Polish Film Festival e candidato polacco agli Oscar come miglior film straniero. Nutrita partecipazione italiana anche nella sezione documentari, che quest’anno si apre con maggior interesse alla creatività artistica femminile con l’esempio virtuoso del Women Make Movies, un’organizzazione di arti multimediali senza scopo di lucro che facilita la produzione, promozione e distribuzione di film e video indipendenti realizzati da donne e sulle donne.
I premi destinati ai vincitori sono aiuti concreti: preziosi appoggi per la distribuzione nelle sale cinematografiche, fornitura di pellicola negativa a colori o bianco e nero in diversi formati, affitto di materiali tecnici, insomma tutto ciò che può essere un valido sostegno all’attività cinematografica, che non sia solo denaro.