“L’importanza di chiamarsi Ernesto” fa chiaramente rima con onesto. La recensione

ROMA – “L’importanza di chiamarsi Ernesto”. Tutto ruota intorno a questo: sia per il fatto in sé, sia per il richiamo all’onestà. 

“The importance of being Ernest” è la commedia di Oscar Wilde che gioca proprio sulla somiglianza di suono e di significato della parola Ernest con quella inglese honest, onesto, e proprio questo gioco di parole è la chiave di lettura della brillante commedia inglese.
La rivisitazione ambientata negli anni ’60 vede i protagonisti maschili portare capigliature aristocratiche e lasciare al vento i loro lunghi capelli accompagnati dalle musiche dei Beatles, è messa  in scena a Roma, fino al 30 aprile, al Teatro San Paolo dalla Compagnia dei Borghi, per la regia di Ester Cantoni.
John Worthing  e Algernon Moncrieff sono due aristocratici inglesi di fine ‘800 legati da una fraterna amicizia, amano godersi i piaceri della vita e per fare ciò sono obbligati a ricorrere all’uso della bugia. John vive in campagna con la piccola Cecily, di cui è tutore legale; per sfuggire alla monotona routine della campagna si è inventato un fratello di nome Ernest che vive a Londra, dove conduce una vita dissoluta. Proprio per riparare alle sregolatezze del fratello deve correre spesso in città, almeno così racconta alla piccola Cecily, mentre invece diviene lui stesso Ernest. Algernon, invece, si è inventato un amico malato di nome Bunbury, che accudisce proprio per sfuggire ai noiosi impegni familiari.
L’arrivo dell’amore per tutti è due è una buona ragione per metter da parte la seconda vita che si erano costruiti.   John-Ernest  è innamorato di miss Gwendolein, cugina di Algernon, ed è a Londra proprio per chiedere la sua mano, e mentre la ragazza  ricambia l’amore  di Ernest, di cui fin da sempre aveva sognato di innamorarsi per la sola vibrazione che quel nome le fa sentire, l’amore è però ostacolato dalla mamma di lei, che non vede in Ernest, in quanto orfano adottato da un aristocratico signore, un degno partito per la sua figliola.
Algernon,  fingendosi Ernest si reca di nascosto da John in campagna, proprio per conoscere la piccola Cecily. La grazia di lei gli è fatale: Algernon si innamora perdutamente e Cecily contraccambia. Anche lei aveva sempre immaginato di innamorarsi di una persona di nome Ernest.  

Ma come faranno i due a riprendersi le proprie identità e a unirsi con le fanciulle di cui sono innamorati? La commedia si intreccia ora in una serie di equivoci, scambi di persone e colpi di scena, tutto condito da una brillante ironia che condurrà a un finale che sottolineerà proprio l’ importanza di chiamarsi Ernesto e di essere dunque onesto.
La pièce, un grande classico del teatro inglese, viene rappresentata con una grande fedeltà al testo, solo l’ambientazione cambia. Gli anni ’60, epoca di fermento culturale e di lotte politico-sociali, fanno da cornice all’opera, un omaggio forse ad Oscar Wilde: quegli anni vedevano cadere le convenzioni sociali  e l’ipocrisia di certe condotte morali che lo scrittore aveva già criticato con sarcasmo nella sua produzione letteraria, e di cui era stato vittima, pagando con il carcere il suo precorrere i tempi.
L’importanza di chiamarsi Ernesto
Teatro San Paolo  (via Ostiense 190  dal 9 al 24 aprile
Adattamento e regia   Ester Cantoni

Con Lucia Ricalzone   Giuseppe Renzo   Patrizia Grossi, Daniele Biagini   Ester Cantoni, Giorgio Barlotti, Cristina Golotta

disegno luci  Bruno Ilariuzzi  
Una produzione  Compagnia dei borghi
Orario spettacoli: dal martedì al sabato ore 21 – domenica ore 17
Tutti a Teatro martedì / mercoledì / giovedì  prezzo unico € 10
Biglietti intero € 18 – ridotto abitanti Municipio XI, Over 65, Cral, Gruppi e Associazioni € 14 – ridotto Universitari e Under26 € 12 – ridotto Under18 € 10

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