Cannes 64. “Corpo Celeste”: un film intelligente che incolla allo schermo. La recensione

ROMA – Ha quasi tredici anni Marta (Yile Vianello). E’ una ragazzina bionda, (dai tratti un po’ angelici), dagli occhi profondi, che guardano in modo altrettanto profondo la nuova realtà in cui vive. Dalla Svizzera ha fatto ritorno in Calabria, la terra dove è nata, e dove è nata anche sua madre. Però Roghudi non le trasmette l’idea di calore e accoglienza di cui avrebbe bisogno. E’ una cittadina dove il cemento e le costruzione di enormi palazzi, dagli anni Cinquanta, hanno modificato (e forse snaturato) il territorio.

Ma c’è qualcosa che incuriosisce Marta, le “fiumare”,  quelle zone dove il fiume non scorre più e  la gente del luogo getta di tutto. Dove alcuni suoi coetanei, ogni giorno, vanno a giocare o a prendere oggetti da riutilizzare. E’ un’età delicata quella di Marta e  anche quella giusta per iniziare il catechismo e la preparazione della Cresima come le suggeriscono gli zii. Andare a catechismo è un modo per socializzare e con la Cresima meglio togliersi subito il pensiero, perché senza la cresima non ci si può sposare. Ad aspettarla e insegnarle le formule c’è Santa (Pasqualina Scuncia), una catechista un po’ fuori dal comune, che crede probabilmente molto in quello che è il suo ruolo. Al catechismo Marta impara canzoni per il “grande giorno”, da cantare a ritmo di rap, e nota che nella chiesa c’è un crocifisso al neon. Ma il prete della parrocchia, Don Mario (Salvatore Cantalupo), non ne è entusiasta, per questo vuole portarne uno nuovo, figurativo. Don Mario non è neanche entusiasta di essere il parroco di Roghudi, e cerca di farsi trasferire in una chiesa più grande perché la realtà di provincia gli sta stretta. Amministra come se avesse per le mani un’azienda, e cerca di non contrariare il politico di turno, anzi, raccoglie voti per lui.

Ma torniamo a Marta. Come vive la Chiesa questa ragazzina? E’ una realtà in cui forse non si sente a suo agio, anzi a dire il vero, nel film si percepisce un senso si alienazione e di incomunicabilità con la catechista e lo stesso parroco. La ragazzina fa domande, senza ottenere le risposte che vorrebbe dai diretti interessati. Preferirebbe quindi non fare la Cresima, come chiede alla madre, che per invogliarla le promette di portarla al mare subito dopo.  Come immagina Gesù ? In un primo momento come il  giovane biondo dagli occhi azzurri che viene incontro aprendo le braccia, ma dopo una breve conversazione con Don Lorenzo (Renato Carpentieri) scopre che Gesù era invece “arrabbiato e furioso, perché si sentiva abbandonato da Dio”. Un nuovo elemento che genera dubbio. Anche se Marta in cuor suo, ha già preso la sua decisione e sa già qual è la sua strada.

E’ un film delicato Corpo Celeste, in grado di trasmettere, mediante la giovanissima e bravissima protagonista,  dolcezza e leggerezza nel trattare una tematica non poco verosimile. Alice Rorhwacher debutta con questa produzione come regista, non cade nel paternalismo, non ha pregiudizi verso la realtà del meridione. Racconta la storia di Marta, che potrebbe essere la storia di qualsivoglia adolescente del Sud Italia. Lo fa in un modo che tiene incollati allo schermo,  che fa riflettere in maniera intelligente. La narrazione è pacata, non c’è desiderio di sparare sentenze, solo quella di riprendere  sentimenti e stati d’animo di una giovane donna posta di fronte a una precisa scelta.

Corpo celeste
Regia:  Alice Rohrwacher
Con  Yile Vianello, Salvatore Cantalupo, Pasqualina Scuncia, Anita Caprioli, Renato Carpentieri
Durata:  98’
Distribuzione:  Rai Trade (distribuzione internazionale),  Cinecittà Luce (distribuzione italiana)
Produzione: Tempesta, JBA Production, AMKA Film Production
Film riconosciuto di interesse culturale con il contributo della Direzione Generale per il Cinema-MiBAC
Uscita: 27 Maggio 2011

 

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