“Amore liquido”. Pornodipendenza e internet. Recensione. Trailer

ROMA – Una storia pervasa di squallore e solitudine quella di Mario (Stefano Fregni), netturbino sociopatico affetto da porno-dipendenza che, senza uno straccio di collega, si muove in una Bologna d’agosto così apocalitticamente deserta da esser più adatta ad un remake emiliano di “Io Sono Leggenda”.

Mario vive con l’anziana madre ridotta in condizioni pietose da un ictus, con loro c’è una badante rumena, unica persona con la quale per metà film Mario scambia due parole (che poi sono lamentele); le sue abitudini sono tutte circoscritte al suo pc che quando non trasmette porno diventa l’unico contatto virtuale di Mario con l’altro sesso, una ragazza sconosciuta in chat di cui si dichiara innamorato e che in seguito si scoprirà aver finito da poco l’ultimo anno dell’asilo. Nella vita di Mario entrerà poi Agatha (Sara Sartini), bella e sorridente barista fresca di divorzio con a seguito la figlia Viola (Martina Capannini).

“Amore Liquido”, opera prima del 2008 del regista Marco Luca Cattaneo che mutua il titolo dal saggio di Zygmunt Bauman, pone l’attenzione sul sovraccarico di immagini che Internet ci mette a disposizione e che influiscono inavvertitamente e drasticamente sulle nostre capacità di interagire con gli altri nella cosiddetta vita reale (sarebbe interessante anche discutere se attualmente, che si voglia o no e per quanto sia squallido accettarlo, la stessa vita via web non possa comunque essere considerata anch’essa vita vera, come in fondo consideriamo le telefonate, le lettere ed altre forme di media che noi umani usiamo da decenni e decenni l’uno con l’altro).
Riflessione senza dubbio interessante quella alla base del film di Cattaneo, da non sottovalutare assolutamente il cambiamento nei rapporti sociali ed umani apportato dalla rete, per non parlare di quelli dal punto di vista sessuale (considerando che una persona di qualsiasi età oggi può tranquillamente diventare diciottenne con un click su “enter” ed accedere a materiale inimmaginabile anche per un cittadino adulto di una Sodoma 2.0 fino a 15 anni fa).

Il problema del film di Cattaneo è infatti un altro: pur partendo da scopi nobili, coraggiosi (il film è stato realizzato con budget di fortuna) e con tematiche forti e spiazzanti, arranca dall’inizio alla fine. Ciascuna sequenza potrebbe comunicare gli stessi messaggi e veicolare le stesse emozioni con 5 o 10 minuti in meno. Per quanto spesso sia banale, facile e superficiale l’accusa di “lentezza” che non raramente viene fatta ad un cinema “altro” ed indipendente, purtroppo la ridondanza continua delle scene di “Amore Liquido” non fa sì che questo film sia un’eccezione.

Sembra che il regista senta l’esigenza di dover sottolineare ogni singolo passaggio così come nelle scene in cui Mario si masturba dall’inizio alla fine e che poi si ripetono per tutto il film, dapprima sui siti porno, poi sui filmini amatoriali di Agatha con l’ex marito di cui Mario si impossessa frugando tra i suoi rifiuti; le musiche spesso consistono in una mano che schiaccia un accordo minore a caso su un  sintetizzatore per dare tensione morbosa in momenti dove la tensione non dovrebbe esserci (perché dover inserire dell’ansia in scene onirico-onanistiche in cui il protagonista immagina di avere un rapporto flash con una sorta di Melissa P. di turno incontrata in un parco? Magari c’è dello squallore, magari poca igiene, magari tristezza, ma perché la musica malvagia sotto?). Tautologiche anche le inquadrature in soggettiva in cui si vedono gli esatti lembi di pelle e porzioni di figura umana femminile che il protagonista guarda in autobus o al bar, come se non fosse chiaro che stesse guardando le gambe scoperte delle passeggera seduta di fronte e la scollature della barista anziché la macchinetta obliteratrice o quella del caffè.

Per quanto riguarda l’allarme pedofilia (molto fashion negli ultimi anni, quasi come se questa piaga non fosse esistita prima del web) il film è saturo di incongrui, il regista vuole mettere in chiaro che Mario guarda i film porno ma non quelli per pedofili e quando prevedibilmente ed involontariamente si imbatte in uno di essi (di cui si sente il pianto di una bambina e la voce di un russo che dice Dio solo sa cosa) non solo vomita, ma c’è il chiarissimo accordo minore di sintetizzatore in sottofondo (uguale cosa brutta). Allora perché quella stessa musica di tensione quando Mario si avvicina ad Agatha in piscina (con una soggettiva subaquea da Squalo di Spielberg)? E soprattutto perché invece non avviene la cosa più normale, ovvero che la madre si insospettisca del fatto che uno sconosciuto che con lei non riusciva neanche a chiedere un caffè al bar si mostri così solerte a fare il bagno in piscina con la figlia? Avrei accettato e magari anche apprezzato che non si volesse prendere in considerazione la malafede e l’ossessione da pedofilia, ma allora perché farla avere di continuo allo spettatore?
 Dal 6 di Aprile finalmente questo film indipendente verrà distribuito in maniera indipendente dalla casa di distribuzione indipendente chiamata “Distribuzione Indipendente”. Quest’ultima frase da me scritta non ha nulla della prolissità di alcune scene del film. Ad ogni modo è un peccato che un’opera fatta con così pochi mezzi, con così tanta passione a quanto sembra degli autori, degli attori e di tutti coloro che vi sono coinvolti in quota contributiva poi risulti così debole e sarebbe troppo facile e vittimista dare la colpa al cinema commerciale e ad una mancanza di circuiti indipendenti in Italia per la diffusione di “Amore Liquido”.

Soggetto
Marco Luca Cattaneo
Sceneggiatura
Marco Luca Cattaneo, Davide Turrini, Marcomario Guadagni
Regia
Marco Luca Cattaneo
Aiuto-Regia
Daiana Salucci
Fotografia
Antonio Veracini
Scenografia
Eva Bruno
Costumi
Wanda Rolla
Genere
Drammatico
Formato
HD portato in 35mm
Durata: 90’

Amore liquido – trailer

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