Premiato come miglior film alla quarta edizione del festival di Cannes, nel 1951, Miracolo a Milano diretto in quell’anno da Vittorio De Sica si rifà a Totò il buono, il film che nel 1940 Cesare Zavattini aveva tratto da un favola, quella appunto di Totò il buono che nasce sotto un cavolo e viene adottato da una vecchina che ben presto muore.
Ma il suo spirito aiuterà Totò e i suoi amici nei momenti difficili della vita.
In un rigoroso bianco e nero firmato da G.R. Aldo, il film è una favola sociale sugli “angeli matti e poveri” che abitano nelle baracche della periferia della Milano degli anni dell’immediato dopoguerra. Quando sembra che un ricco commendatore abbia scoperto il petrolio proprio nel campo dove vivono, Totò e i suoi simili ricevono un intimidatorio sfratto dal quale si salvano grazie ad un miracolo: una colomba che gli ha donato lo spirito della vecchina consente a Totò di compiere una serie di miracoli attraverso i quali i poveri sfrattati partono a cavallo delle loro scope alla ricerca di un mondo migliore. La scena finale del volo dei derelitti nel cielo del Duomo è degna di nota: la scenografia di Guido Fiorini vinse il Nastro d’argento di quell’anno.
Miracolo a Milano, dinanzi al quale molti critici storsero il naso (Morando Morandini scrisse che il film era “un tentativo parzialmente riuscito di uscire dalla cronaca realistica per la via di un surrealismo grottesco e di una tenera buffoneria”, ha fra gli interpreti attori di spicco di quegli anni:, Emma Gramatica, la bravissima attrice teatrale in una delle sue rare apparizioni cinematografiche, Paolo Stoppa, Brunella Bovo, Alba Arnova e Arturo Bragaglia, accanto ai protagonisti Guglielmo Barnabò e Francesco Golisano.