Cannes 74. La Palma d’oro a “Titane” è una gaffe dell’intera giuria

Un’esclamazione d’incredulità ha accomunato coloro che avevano seguito il settantaquattresimo festival di Cannes e visto “Titane” di Julia Ducurnau , perché l’attribuzione della Palma d’oro a una pellicola simile è sembrata fuori luogo, come la gaffe di Spike Lee che troppo presto aveva annunciato il vincitore.

La stragrande maggioranza degli addetti ai lavori la pensa in questo modo, tanto che Paolo Mereghetti, autorevole critico,  sul Corriere della sera ha scritto “non è la prima volta che il tempo farà giustizia di un verdetto sbagliato”. L’ edizione 2021 sarà ricordata per le difficoltà procurate dalla pandemia, alla quale l’organizzazione ha saputo far fronte con grandissima, encomiabile, capacità. E per l’inopportuna assegnazione del premio più ambito: errore da non ripetere perché ne va dell’attendibilità stessa del festival.

“Titane” è il secondo film di Julia Ducurnau, regista e sceneggiatrice parigina classe 1983. Racconta di Alessia (Agathe Rousselle) che da piccola a causa di un grave incidente d’auto, ha rischiato la morte ed è sopravvissuta grazie a una placca di titanio impiantata in testa, ben visibile perché sulla cicatrice i  capelli non ricrescono. Dopo la traumatica esperienza, Alessia ha un rapporto particolare con i metalli: è attratta dalle automobili con cui lavora, esibendosi in danze a sfondo sessuale. Una notte si accoppia con una fuoriserie e, attraverso il cambio, raggiunge un orgasmo eclatante. Al contrario, con gli esseri umani, uomini e donne, Alessia dopo l’amplesso si fa mantide e li uccide. La polizia cerca un serial killer pluriomicida e  diffonde un identikit nel quale Alessia si riconosce. Per far perdere le sue tracce la ragazza scappa di casa e si trasforma in maschio, comprimendo i seni e  tagliandosi i capelli.  Un giorno s’imbatte in un pompiere ( Vincent Lindon) che la adotta e la chiama Adrien perché in lei rivede un figlio che ha perduto. Ma a causa di una mostruosa gravidanza, frutto del suo accoppiamento con l’amata fuoriserie, la pancia di Alessia cresce. Riuscirà a nascondere il suo stato? E come risolverà con il padre adottivo, quando lui scoprirà la sua vera natura? 

Titane è un film cupo, pieno di brutture e violenza gratuite, che non riesce a intenerire, meno che mai durante l’orripilante gestazione del feto automobilistico. Se qualcuno sostiene che è un film particolare, che ha infranto ogni tabù, c’è da ricordare un’altra pellicola in concorso a Cannes 2021 nella sezione “Un certain regard”, che ha vinto meritatamente il premio dell’originalità: Lamb (Agnello) di Vladimir Johannsson, storia di una coppia di pastori islandesi che un giorno si trova ad allevare un agnello che per metà ha il corpo di una bambina. “Lamb”, horror applaudito con una standing ovation, ha saputo muovere stupore, raccapriccio, risate e tenerezza per la sua straordinarietà. Non basta mettere insieme una serie di situazioni impossibili per creare un’opera d’arte, bisogna saper emozionare.

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