ROMA (nostro inviato) Quattro premi a Gomorra come miglior Prodotto Italiano, Miglior Sceneggiatura di un’opera italiana, Miglior Attrice a Maria Pia Calzone e una Menzione Speciale della Giuria a Salvatore Esposito. È la serie italiana rivelazione del 2013 prodotta da Sky, Cattleya e Fandango la trionfatrice dell’ottava edizione del RomaFictionFest.
La giuria del Concorso Fiction Italiana composta da Stefania Carini, Serena Dandini, Giovanna Di Russo, Isabella Ferrari, Francesco Montanari e Pasquale Pozzessere ha poi premiato Micaela Ramazzotti per il ruolo di Francesca Osti in Un matrimonio, e come Miglior Attore Italiano Luca Zingaretti per Adriano Olivetti e il giudice meschino. Il premio come Miglior Produttore Italiano è stato assegnato a Angelo Barbagallo per Non è mai troppo tardi.
Più complicata è stata la decisione sul premio come Miglior canale dell’anno per la programmazione, che dopo una lunga discussione, la giuria ha deciso di non assegnare. Come ha spiegato il direttore artistico Carlo Freccero, “nella scorsa stagione nessun canale si è distinto per una precisa linea editoriale”: “Le reti italiane restano ancora lontane da una programmazione capace di distinguersi per la qualità”, ha detto Freccero, aggiungendo che sia Rai1 che Canale5 hanno mostrato piccoli passi avanti verso un cambiamento, ma restano ancora troppo legate a un pubblico troppo vasto e indifferenziato.
Il presidente della giuria Alberto Sironi ha giustificato la decisione, che “vuole essere un incoraggiamento alle reti a fare di più anche sfidando i gusti del loro pubblico”: “Se Sky producesse di più e facesse un po’ meno talent – ha detto Sironi – sarebbe meglio. Di certo quest’anno si è distinta per la serie Gomorra, ma tende a concentrarsi solo su serie evento piuttosto che su una produzione continuativa”. A questo proposito Carlo Freccero ha sottolineato: “Gomorra è una serie straordinaria che è stata esportata in ottanta Paesi. Ma il Festival non deve solo premiare, ma anche aprire a temi di politica culturale, deve porre dei problemi”.
L’annuncio dei premi RomaFictionFest è stata anche l’occasione per fare un bilancio di questa ottava edizione. Marco Follini, presidente dell’Associazione Produttori Televisivi, si è detto soddisfatto della buona riuscita del Festival: “Siamo riusciti a mostrare ottimi prodotti, e abbiamo dimostrato che nella fiction la scrittura e la fabbrica delle idee hanno un peso sempre maggiore”.
I dati dell’affluenza non sono ancora definitivi, ma secondo il presidente Follini nei sette giorni di proiezioni e incontri le sale dell’Auditorium Parco della Musica hanno registrato tra le 13 e le 15mila persone.
“Fare Festival, ha detto Freccero durante la conferenza stampa di chiusura, è qualcosa che oggi sembra antiquato e invece è una avanguardia. Troppo spesso si punta su una politica della quantità, del conformismo, e non della qualità, invece stavolta abbiamo voluto fare una cosa diretta al pubblico specializzato, agli addetti ai lavori. Credo che questo sia un momento molto importante per la televisione, perché sta acquistando la consapevolezza di essere un medium complesso che lavora per articolarsi in più discorsi. La battaglia tra tv di conservazione e tv di innovazione è un tema molto affascinante. E infatti ho voluto mettere a confronto tre modelli: la fiction italiana più innovativa, quella meno conformista, della fiction civile, poi il panorama vastissimo della fiction europea, dalle cose più conosciute come la serialità inglese alle chicche come Trois Fois Manon, e poi quella americana, affrontata con serate e giornate a tema come la serata Queer e la giornata Political Drama”.
“Spero, ha concluso Freccero che questo festival sia servito anche ai produttori, per capire dove stiamo andando. Come si vede anche dal catalogo che abbiamo fatto quest’anno, il festival è stato una serie di appunti su cose su cui lavorare, sulla fiction e sul l’immaginario“.