La regista in competizione con il corto MYSHOES all’ECU – The European Independent Film Festival
ROMA – Quasi ventuno anni e tanta voglia di scoprire il mondo da diverse angolazioni, queste sono le caratteristiche peculiari della giovane regista italiana Elisa Resinaro in finale alla prossima edizione dell’ECU – The European Independent Film Festival. Unica rappresentante del gentil sesso per l’Italia, Elisa ha scelto di concorrere con un cortometraggio thriller: Myshoes, prodotto dalla casa di produzione di suo fratello. Che la famiglia e il gioco di squadra siano la chiave per il successo? Per sapere se questa formula funzioni, o no… bisognerà aspettare il primo Aprile 2012, giorno in cui i giudici dell’ÈCU comunicheranno le loro scelte e consegneranno i premi ai migliori film in gara. L’entusiasmo di Elisa è dirompente, ecco cosa ci ha raccontato sulla sua imminente esperienza al Festival di Parigi.
Il tuo corto MyShoes è nella selezione ufficiale dell’ÈCU-The European Independent Film Festival 2012, come sei venuta a conoscenza del Festival e perché hai deciso di inviare il tuo lavoro?
Non sono molto ferrata sul vasto mondo dei festival, mi ci sto interessando solo recentemente. Tutti i lavori di mio fratello e del suo socio (Fabio&Fabio NDR) invece hanno partecipato a numerose manifestazioni internazionali, anche grazie al lavoro di Angelo D’Agostino, che si occupa da anni di promozione di cortometraggi. Angelo è sempre alla ricerca di festival che promuovono opere interessanti e giovani autori, ed è così che ho scoperto l’ÈCU.
Sei emozionata all’idea che il tuo corto sarà proiettato a Parigi, patria della settima arte?
Pensare che il piccolo cortometraggio che abbiamo fatto venga proiettato all’estero, è qualcosa d’incredibile per me. Non mi sono ancora abituata all’idea delle proiezioni nelle altre nazioni. Ma sicuramente la proiezione a Parigi è quella che mi rende più felice finora…e anche un po’ terrorizzata! È un palcoscenico importante!
Tu hai una formazione per così dire “artistica”, ti sei diplomata al liceo artistico, come mai hai scelto di realizzare un corto thriller e non un film sperimentale in cui avresti potuto mescolare tecniche e forme d’arte?
Credo che la video arte o le forme sperimentali di espressione siano più adatte quando si voglia comunicare uno stato d’animo più che una storia. A me invece interessava raccontare una piccola storia.
Se non avessi avuto il sostegno e l’aiuto di tuo fratello (produttore e regista), avresti girato lo stesso Myshoes, o sarebbe rimasto solo un progetto da tenere nel cassetto?
Onestamente credo che se fosse stato solo per me MyShoes non avrebbe mai visto la luce! Da quando, scherzando, ho esposto l’idea a mio fratello, lui ha continuato a incoraggiarmi a sviluppare il corto…a volte mi costringeva! Mi ha supportato in ogni fase, aiutandomi con la sua esperienza a sviluppare il progetto andando direttamente al punto e risolvendo un sacco di problemi che io non avrei saputo come affrontare in così poco tempo.
Il titolo del corto deriva dall’omonimo brano dei Thefilmakers, se avessi dovuto scegliere tu un titolo emblematico per questo lavoro, come l’avresti chiamato?
All’inizio il corto si chiamava “Sotto Sopra”, sia per richiamare l’idea di “inversione” nel colpo di scena prima del finale, sia per richiamare la “scena madre”…che non anticiperò qui!
Quali sono i tuoi progetti e aspettative per il futuro?
Sono curiosa di vedere quale sarà l’accoglienza di MyShoes all’ÈCU…e alle prossime manifestazioni. Io devo ancora capire cosa farò da grande! Ho idee per altri progetti…ma forse ho bisogno che mio fratello mi costringa a lavorarci!
Trailer MYSHOES