Simone Perotti. “Un uomo temporaneo”, parabola kafkiana sul lavoro. Recensione

ROMA – “Un uomo temporaneo”, l’ultimo romanzo di Simone Perotti, narra di Gregorio, impiegato di una grande azienda, che una mattina andando al lavoro si scopre sospeso, esautorato della scrivania.

Da qui prende l’avvio una “metamorfosi” kafkiana del personaggio che accetta con filosofia la nuova condizione che, invece di ribellarsi sindacalmente a causa del “mobbing”, coglie l’occasione per stabilire inedite relazioni umane, girovaga di ufficio in ufficio, inventandosi accorgimenti geniali che migliorano la produzione della ditta e ne accrescono il successo. Gregorio,  scavalcando un sindacato sconcertato e burocrati ottusi,   aiuta i suoi colleghi  a ritrovare, attraverso creatività e assunzione di responsabilità, quelle motivazioni interiori che sole possono rendere il lavoro appagante. Lascio al lettore l’epilogo non scontato,  cogliendo il chiaro messaggio nelle parole dell’autore: “Se la lotta è per lo stipendio è una lotta destinata alla sconfitta. Se la lotta è per la felicità allora occorre lottare diversamente, perché la felicità non ha molto a che fare con i soldi. Una scrivania è un problema psicologico non sindacale”.

Giunto al successo con il suo autobiografico “Adesso basta”, nel quale spiegava come lasciare il lavoro e cambiare vita, Simone Perotti per fare lo scrittore e il marinaio ha abbandonato in realtà la sua azienda, nella quale aveva una posizione di tutto rispetto. In questo romanzo, dove anche l’autore cerca una chiarificazione, ci dice: “Gregorio è il mio fratello immaginario, il mio alter ego. E solo perché non sono riuscito a essere come lui. Ci ho provato, quando lavoravo. Timidi tentativi, qualche piccolo successo, tante sconfitte. (…) Ma la verità è che ho costruito questo personaggio proprio perché non sono così, non ne ho né la quiete interiore, né la fantasia, né la statura morale. Mi affascina la sua totale mancanza d’ideologia, e il fatto che di lui ci si possa chiedere se è un’imbecille o un genio senza che la domanda stupisca nessuno. (…) Perché Gregorio non odia la sua azienda? Perché non si sente defraudato, maltrattato? Perché non cerca vendetta, ma solo come continuare a rendersi utile? (…) Vuoi come non vuoi, Gregorio non si limita a cambiare le regole: cambia il gioco”. 

Un romanzo difficile, del quale Perotti stesso scrive: “ Prima di trovare pubblicazione ha dovuto attendere che qualcuno ne comprendesse l’impatto ideologico e politico”. In qualche modo “Un uomo temporaneo” disorienta, mina le nostre certezze sondando gli abissi psicologici del nostro ruolo in questa società, le sue motivazioni esistenziali, alla ricerca del posto in cui alberga una felicità non apparente.

Simone Perotti

Un uomo temporaneo

Editore Frassinelli 2015

Pag. 196  – Euro 15

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Bruna Alasia

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