Arthur Schnitzler. “Beate e suo figlio”: freudiana vicenda di una cougar. Recensione

ROMA – Beate e Hugo sono una piccola famiglia benestante: lei madre, si suppone, quarantenne, con il figlio diciassettenne, in vacanza su un lago vicino a Vienna. Beate è una giovane vedova, ha perso il marito, celebre attore di cui ritrova i tratti nel figlio e ora rifiuta i nuovi corteggiatori, perché sa che il suo unico uomo sarà sempre il marito-attore che ha amato, eternamente in boccio.

Nelle braccia del coniuge, Beate si era immedesimata come «l’amante di eroi e di ribaldi, di beati e di dannati, di uomini limpidi come specchi o pieni di mistero». Ma un giorno, nella torpida atmosfera del lago, sospetta che una donna, che ha più o meno la sua età, stia insidiando il figlio. Allora si sente quasi impazzire.

 Beate la guarda come se si ritrovasse riflessa in uno specchio e non volesse riconoscersi. Da quel momento tutto comincia a vacillare in lei. Ripensa alla sua vita, si domanda se il suo amore per il grande attore non sia stato un inganno. Nella piccola società dei villeggianti, si accorge sgomenta di desiderare un compagno del figlio. Scopre, insomma, una notte più minacciosa di quella che scende sul lago. 

E verso la notte va la storia, come in un gioco degli specchi .L’opera di Freud sembra aver influenzato notevolmente la produzione di Schnitzler e all’inizio della carriera medica dello scrittore vi fu anche una sorta di contiguità di interessi scientifici come, ad esempio , gli studi sull’ipnosi. I due si frequentarono poco, ma rimangono varie lettere che si scambiarono. In una di queste Freud si chiede come Schnitzler avesse potuto conseguire conoscenze che a lui stesso erano costate anni di studi e sacrificio “sul campo”. “Beate e suo figlio”, oggi potrebbe semplicemente rappresentare la vicenda di una cougar – vale a dire una quarantenne che si sente attratta da colui che potrebbe essere il figlio – ma nel dramma di Schnitzler, suffragato dallo scandalo dei tempi, qualcosa di più drammatico, inspiegabile  e freudiano, si agita e si fa seguire. Non a caso il romanzo, pubblicato da Adeplhi nel 1986, è tuttora, dopo 14 edizioni, in libreria. 

 

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