Wim Wenders celebra il “viaggio del dolore” di Salgado

“Il sale della terra”: la condizione umana

“Questo meraviglioso documentario sul fotografo Sebastião Salgado è una testimonianza interessante del nostro tempo e una riflessione sulla condizione umana a livello mondiale che mostra la possibilità di sperare per l’umanità”

(Giuria del Festival di Cannes sezione Un Certain Regard)

“Penso che ogni immagine cominci ad esistere solo quando 

qualcuno la sta guardando.

 Chiunque guardi un film 

lo vedrà in modo diverso, i film sono aperti affinché ciascuno di noi possa scoprirvi dentro quello che vi vuol vedere”

(Wim Wenders)

“Una fotografia è, o dovrebbe essere, un documento significativo, un’affermazione decisa che può essere descritta con una sola parola: selettività”

(Sebastiao Salgado)

Due artisti raccontano l’uomo

Due grandi artisti hanno unito la loro creatività e il loro profondo senso di realismo per raccontare la drammatica condizione di milioni di persone costrette ad un’esistenza di immenso dolore, privazioni e sofferenze indicibili. Due amanti della “scrittura con la luce”, ovvero la fotografia, hanno collaborato per questo straordinario documento, “Il sale della terra” che è un commovente documentario denso di realismo, denuncia sociale e poesia delle immagini. I due protagonisti sono il registra (e fotografo) tedesco Wim Wenders e il fotografo brasiliano Sebastiao Salgado.

Il primo, classe 1945, ha iniziato la carriera di cineasta nei primi anni ’70 ed è diventato uno dei più significativi protagonisti della settimana degli ultimi 40 anni. Film come “Nel corso del tempo”, “L’amico americano”, “Lo stato delle cose”, “Paris Texas” e “Il cielo sopra Berlino” sono straordinari esempi della riflessione filosofica di Wenders sul rapporto tra l’individuo, lo spazio e il tempo.

Il secondo, classe 1944, ha intrapreso la professione del fotografo nei primi anni ’70 dopo studi economici. Nel corso della sua carriera ha messo al centro del suo lavoro l’uomo, le sue contraddizioni e il dramma della povertà e della schiavitù nel mondo contemporaneo. Celebri i suoi reportage “Le mani dell’uomo”, “Ritratti di bambini in cammino”, le guerre e le carestie in Africa negli anni ’80 e ’90 e “Genesi. Sebastiao Salgado è ritenuto da molti esperti del settore il miglior fotografo vivente.

Viaggio nel dolore umano

Wim Wenders all’inizio del documentario “Il sale della terra”, racconta come rimase colpito da un’immagine di una donna africana in bianco e nero. Quella fotografia, di cui ignorava chi fosse l’autore, era straordinaria, intensa realistica. Raccontava e testimoniava il profondo dolore della condizione umana in Africa. Il regista s’informò sull’autore della fotografia, (Sebastiao Salgado) e studiò con grande interesse la sua opera attraverso i tanti reportage dell’artista brasiliano. Alla fine era inevitabile l’incontro per conoscerlo e fare un documentario sulla sua straordinaria opera.

Tra il regista tedesco (da sempre grande appassionato di fotografia) e l’artista brasiliano nacque subito un intenso feeling e attraverso le parole di Salgado prese forma il documentario che racconta in senso cronologico i suoi lavori e i lunghi reportage in situazioni estreme in territori caratterizzati da violentissimi conflitti. Al centro di tutto le drammatiche e realistiche immagini di Salgado sugli orrori e sulle violenze subite dai più deboli: donne, anziani e bambini in Africa e in Sudamerica. Dopo aver fotografato per decenni morte, sofferenze e privazioni di ogni tipo, un Salgado svuotato e letteralmente distrutto psicologicamente decise di cambiare completamente il focus della sua opera. Con “Genesi” il fotografo si è concentrato sul racconto del pianeta terra attraverso luoghi che sono rimasti uguali alla “notte dei tempi”, all’origine della creazione.

“Il sale della terra” è una lucida e profonda testimonianza per capire chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo.

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