Sam Peckinpah, il ribelle di Hollywood

Il Festival di Locarno dedica una retrospettiva al grande regista e maestro del western crepuscolare

“La vita è una sceneggiatura che ha meno varianti di un buon film western. Non puoi rendere realistica la violenza agli spettatori di oggi se non li costringi a sbatterci il naso contro. Ogni giorno in televisione vediamo le guerre e le persone che muoiono, che muoiono davvero, ma non sembrano reali. Non pensiamo mai che quelle persone che muoiono siano reali. Siamo stati anestetizzati dai media” (Sam Peckinpah)

“Peckinpah ci riporta al mito in un West manierato e violento dove si avverte il passaggio di Sergio Leone. Oltre all’ormai abusato spreco di spari e di sangue, i gesti sono ridondanti, le frasi sonore, il gusto addirittura dannunziano” (Tullio Kezich, crtitico cinematografico)

“Perché ti porti dietro un rudere come me?

Abbiamo cominciato insieme e insieme finiremo.

Anch’io la penso così, e così concepisco l’amicizia”

(Dialogo da “Il Mucchio Selvaggio”)

Un artigiano rivoluzionario

E’ morto da oltre trent’anni, quasi in silenzio, eppure i suoi film sono spesso riproposti in televisione e conservano un enorme fascino, una grande nostalgia e uno spirito innovativo senza precedenti nella storia del cinema. E’ stato il protagonista del rinnovamento del cinema americano negli anni ’60 e in particolare ha dato un contributo fondamentale alla rilettura storica, critica e realistica dell’epopea del western. Dopo John Ford e Howard Hawks, si può affermare che nessun altro regista abbia compiuto una rilettura così profonda smitizzando l’essenza storica degli Stati Uniti. Stiamo parlando di Sam Peckinpah (1925-1984), il ribelle per eccellenza di Hollywood, una sorta di anarchico di destra che nel corso della sua straordinaria carriera ha diretto alcuni capolavori come “Sfida nell’alta sierra” (1961), “Sierra Charriba” (1965), “Il mucchio selvaggio” (1969), “La ballata di Cable Hogue” (1970), “Cane di Paglia” (1971) e “Pat Garrett & Billy The Kid” (1973. La sua opera ha profondamente influenzato generazioni di registi come Martin Scorsese, Walter Hill, John Milius, Kathryn Bigelow, Quentin Tarantino e John Woo, solo per citare i più importanti e celebri.

Il cinema di Peckinpah, crepuscolare, poetico, lirico e straordinariamente violento è stato sempre una sorta di omaggio alle figure dei perdenti, di quei personaggi che già in partenza sanno di essere sconfitti ma che si battono come leoni sino alla fine, sino all’ultima pallottola. Dal punto di vista estetico la lezione di Peckinpah ha avuto un impatto enorme sul cinema statunitense: l’incredibile perfezione del montaggio, la maniacale cura di ogni immagine e singolo fotogramma; l’estremo realismo delle scene di violenza con i dettagli delle pallottole che dilaniano le carni, hanno cambiato per sempre il modo di fare cinema.

L’omaggio a un maestro

A distanza di trent’anni sarà dedicata al grande Sam Peckinpah la retrospettiva della 68esima edizione del Festival di Locarno, in programma dal 5 al 15 agosto.  “Con Sam Peckinpah il Festival omaggia il cinema classico e quello postmoderno, il cinema di genere e il cinema d’autore, il cinema che si fa malgrado tutto e il cinema che è più forte di ogni ingerenza – afferma Carlo Chatrian, Direttore artistico del Festival – Ancora una volta la retrospettiva vuole essere tanto un tuffo nell’universo di uno dei più carismatici creatori e un segnale lanciato al presente. Ai registi che si danno il compito di guardare al futuro, i film di Peckinpah hanno molto da dire, e non solo perché spesso hanno preconizzato l’evoluzione della società. Al contempo lirici e brutali hanno descritto l’uomo e il suo mondo, senza paura di guardarlo diritto negli occhi”. Il Festival proporrà l’intera opera cinematografica del regista, con numerose copie restaurate, e una selezione dei suoi lavori televisivi, delle collaborazioni e dei titoli che ha interpretato come attore. Le proiezioni saranno accompagnate da discussioni animate da testimoni del cinema di Peckinpah, da cineasti e critici invitati a Locarno, e da una tavola rotonda.

La retrospettiva è curata dal programmatore e storico cinematografico Roberto Turigliatto. Curata da Fernando Ganzo, la pubblicazione che accompagna l’evento è edita da Capricci e sarà disponibile nelle versioni francese, inglese e spagnola. Coorganizzatori della rassegna sono la Cinémathèque Suisse di Losanna e la Cinémathèque Française di Parigi. Il programma completo farà tappa a Losanna a partire da fine agosto e a Parigi nel mese di settembre. Oltre alle due cineteche, con cui da anni il Festival collabora nella realizzazione delle retrospettive, numerose altre istituzioni riprenderanno l’omaggio a Peckinpah, fra cui il Filmpodium di Zurigo, Les Cinémas du Grütli di Ginevra, il Museo Nazionale del Cinema di Torino e la Film Society of Lincoln Center di New York.

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