“Shadow and light”, la poetica di Joni Mitchell

Nel 1980 usciva il doppio album dal vivo, magica fusione tra folk e jazz

“Ci sono cose da confessare che arricchiscono il mondo e cose che non devono essere dette. Io vedo la musica come fluida architettura. Il dolore è così facile da esprimere, eppure così difficile da raccontare. Quando il mondo diventa un pasticcio enorme con nessuno al timone, è il momento per gli artisti di lasciare il segno”

(Joni Mitchell)

Il folk incontra il jazz

A metà degli anni Settanta, la già celebre Joni Mitchell fece un incontro che avrebbe dato una svolta radicale alla sua musica. La cantautrice canadese, divenuta famosa

alla fine degli anni Sessanta come folk-singer nella West Coast, conobbe l’enfant prodige del basso elettrico, l’allora 23enne Jaco Pastorius, un musicista e compositore istrionico e di grande talento che rivoluzionò il linguaggio e la timbrica del suo strumento. Tra la cantante e il musicista della Florida nacque un intenso rapporto artistico che nel 1976 produsse lo splendido album “Hejira”. Per la prima volta la sognante musica folk di Joni Mitchell incontrava il jazz (nel disco suonarono musicisti come Larry Carlton, Victor Feldman, Tom Scott e ovviamente il prodigioso Jaco Pastorius. 

Joni Mitchell era letteralmente affascinata dalle infinite possibilità armoniche e solistiche del jazz e nel 1978 conobbe un’altra grande figura della musica afroamericana: il geniale contrabbassista Charles Mingus. Tra i due nacque un intenso sodalizio artistico e sentimentale che sfociò nell’album “Mingus” (1979), un capolavoro di alchimia tra la tradizione folk californiana e il jazz. Dopo l’uscita di questo album Joni Mitchell intraprese una fortunata tourneè resa celebre da un doppio disco dal vivo e da un film-concerto. Per questa ambiziosa operazione la cantante canadese di avvalse di una vera e propria super band di stelle del jazz.

“Shadow and light”, musica senza confini

L’album è tratto dal concerto tenuto da Joni Mitchell al Santa Barbara County Bowl nel settembre del 1979. Per l’occasione la cantante canadese scelse come musicisti il giovane virtuoso della chitarra Pat Metheny, il suo fido e talentoso tastierista Lyle Mays, la superstar del sax Michael Brecker, lo straordinario batterista Don Alias e il geniale bassista Jaco Pastorius. Con questa band di altissimo livello, le composizioni di Joni Mitchell diventarono ancora più originali e intense, grazie alla maestria e alla creatività di ogni singolo musicista. Pat Metheny si occupò degli abbellimenti con la sua magica semiacustica Gibson ES-175 dal suono pulito e cristallino, Michael Brecker dimostrò tutta la sua maestria sia al sax tenore che al sax soprano in una serie di interventi di rifinitura straordinari, Lyle Mays si occupò degli arrangiamenti con le sue morbide timbriche orchestrali dei sintetizzatori polifonici e del piano elettrico Fender Rhodes, Don Alias offrì il suo incredibile repertorio percussivo ricco anche delle poliritmie, infine il geniale Jaco Pastorius usò il suo basso Fender senza tasti come uno strumento dalle illimitate capacità ritmiche e solistiche con un suono che ha fatto la storia della musica contemporanea. Il suo apporto tecnico e la sua innovazione timbriche ha fatto di lui uno dei più grandi musicisti degli ultimi quarant’anni.

Nell’album “Shadow in light” Joni Mitchell ripropose con la sua splendida voce i classici del suo repertorio come “Coyote”, “Amelia”, “Hejira”, “Furry sings the blues”, “Woodstock”, più uno strepitoso solo di Pat Metheny e di Don Alias. Nel film del concerto è presente anche lo spettacolare solo di Jaco Pastorius al basso elettrico.

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