Musica: i 70 anni di Ritchie Blackmore

Il celebre chitarrista fondatore dei Deep Purple è uno dei musicisti più influenti del rock

“Il rock  è stato un periodo importante della mia carriera  e della mia vita, ma è un capitolo chiuso. Capisco che molti si sentano spiazzati, ma credo che alla lunga apprezzeranno la mia scelta, e per tanti sarà una piacevole sorpresa.  Per evitare fraintendimenti a qualcuno che si aspetta del rock dallo show, ho preteso che sul manifesto del tour venisse ben sottolineato che quello a cui vanno ad assistere è un concerto acustico di musica medioevale”. (Ritchie Blackmore)

“Mi ha scombussolato tutta la mia vita, ma gli auguro che le cose gli vadano bene perché è il miglior musicista che abbia mai incontrato”. (Roger Glover)

“Il suo stile è meraviglioso!” (Toni Iommi)

“Suonare con i Deep Purple? L’ho fatto esclusivamente per piacere, per amore, e per ammirazione verso un gruppo che stimavo e stimo tantissimo. I Dp sono il gruppo con il quale sono cresciuto. Ritchie Blackmore un chitarrista che ho sempre adorato, quindi era un’opportunità favolosa per divertirmi e per imparare qualcosa di nuovo”. (Joe Satriani)

“Blackmore è stato uno dei primi a unire la forza con l’eleganza. Ciò che è impressionante è la padronanza in ogni momento dello strumento”. (Steve Vai)

“Sentir suonare assieme Jon Lord e Ritchie Blackmore credo sia stato qualcosa di straordinariamente affascinante, hai presente il finale di Child in time, una jam davvero monumentale!”  (Steve Morse)

 

I grandi vecchi del rock

Un altro grande protagonista del rock ha spento le 70 candeline. Ritchie Blackmore, chitarrista e fondatore nel 1968 dei Deep Purple ha ‘raggiunto’ i suoi colleghi Jeff Beck, Jimmy Page ed Eric Clapton nell’Olimpo dei ‘grandi vecchi’ del rock.  Musicista poliedrico, istintivo, aggressivo e molto influente, ha contribuito in maniera determinante all’evoluzione della chitarra nella musica rock dopo la rivoluzione di Jimi Hendrix. L’uomo invece è totalmente diverso dal personaggio pubblico: schivo, introverso, scontroso, timido e solitario. 

La sua straordinaria carriera può essere suddivisa in quattro fasi: la prima con i Deep Purple dal 1968 al 1975, poi quella con i Rainbow sino sino al 1984, poi un ritorno con i Deep Purple e dal 1995 leader dei Blackmore’s Night, un drastico cambiamento stilistico e artistico. Al compimento dei cinquant’anni Blackmore abbandonò totalmente il rock per dedicarsi ad un percorso musicale orientato verso la tradizione medioevale e rinascimentale. Una scelta coraggiosa che ha disorientato non poco i tantissimi fans che ancora oggi ascoltano i suoi celebri riff chitarristici che hanno fatto epoca. In occasione dei suoi settant’anni ripercorriamo i tratti salienti della sua lunga carriera

“The man in black”

Richard Hugh Blackmore nasce a Weston Super Mare, una cittadina della contea di Somerset, a sud ovest di Londra il 14 aprile del 1945. La sua famiglia si trasferisce nei pressi dell’aeroporto di Heathrow quando il piccolo Ritchie compie due anni. Nei primi anni Cinquanta manifesta precocemente il suo interesse per la musica ascoltando Radio Luxembourg, attraverso la quale conosce brani come “Rock Around the Clock” di Bill Haley o “Hound Dog” di Elvis Presley, che furono tra i suoi primi dischi acquistati, ma soprattutto rimane folgorato da artisti come Buddy Holly e Duane Eddy, ovvero le sue prime influenze chitarristiche. Nel 1956 inizia il suo approccio con la chitarra, regalatagli dal padre, il quale gli impone di prendere lezioni da un’insegnante di musica classica, che Ritchie frequenta per circa un anno. Quelle lezioni saranno fondamentali per il suo stile e per la sua tecnica citaristica negli anni seguenti. Decisiva per la sua formazione di musicista è pure la frequentazione del suo vicino di casa Big Jim Sullivan, al tempo uno dei più apprezzati chitarristi di studio del mondo discografico britannico, che perfeziona la sua conoscenza delle tecniche strumentali del rock ‘n’ roll e del blues. Tra il 1962 e il 1967 suona in molte band giovanili londinesi in quella che può definirsi la sua gavetta. Anche se molto giovane, Ritchie impressiona già per la sua padronanza dello strumento e per il suo eclettismo. Nel 1967 conosce il talentuoso organista Jon Lord e l’anno seguente insieme a Rod Evans, Ian Paice e Nick Simper, fonda i Deep Purple, un gruppo che raggiungerà dopo pochi anni un successo travolgente in tutto il mondo. Il 1969 è l’anno dell’esplosione internazionale dei Led Zeppelin, mentre nel giugno del 1970 i Deep Purple pubblicano l’album “In Rock” che scala tutte le classifiche mondiali. Con la formazione classica composta da Ian Gillan alla voce solista, Roger Glover al basso, Ian Paice alla batteria, Jon Lord alle tastiere e Blackmore alla chitarra, i Deep Purple diventano uno dei gruppi rock più celebrati e amati. Ritchie Blackmore è uno dei principali compositori, i suoi riff chitarristici diventano dei veri e proprio classici come quello di “Smoke on the water”.

Tra il 1970 e il 1972 i Deep Purple sono una delle rock band più richieste del panorama internazionale al pari dei Led Zeppelin e dei Rolling Stones. La celebrazione dello stato di grazie del gruppo avviene con la pubblicazione del leggendario live “Made in Japan”. Il disco focalizza l’apice creativo di un gruppo che per molti anni ha rappresentato l’essenza del rock: energia, potenza sonora, immediatezza e notevole padronanza tecnica. “Made in Japan” dei Deep Purple, è un classico del rock. In quella irripetibile tournée in Giappone i cinque componenti hanno dato il meglio delle loro capacità, nonostante le forti tensioni soprattutto tra Ritchie Blackmore e Ian Gillan. L’album è uno dei lavori più famosi della band inglese. Contiene alcune celebri versioni di pezzi che sono divenuti classici del rock come “Smoke on the Water”, “Child in Time” e “Strange Kind of Woman”. Dietro questa facciata luminosa, i problemi personali tra i cinque emersero prepotentemente durante le registrazioni di “Who do we think we are” avvenute tra la seconda metà del 1972 e l’inizio del 1973. L’enorme successo della band in tutto il mondo aveva minato la stabilità interna dei cinque musicisti. Problemi caratteriali e le profonde diversità tra Blackmore e Gillan incisero prima sulla qualità della musica (“Who do we think we are” fu ritenuto un album mediocre e non ebbe il successo degli album precedenti) e poi portarono alla frattura della storica formazione Mark II: Il cantante Ian Gillan e il bassista Roger Glover furono letteralmente cacciati dal dispotico e lunatico Ritchie Blackmore. L’album “Burn”, nacque in questo delicatissimo momento della storia dei Deep Purple, un gruppo sull’orlo di una crisi di nervi. Il compito di Blackmore fu quello di trovare al più presto due degni sostituti di Gillan e Glover. Il chitarrista scelse il cantante David Coverdale e il bassista Glenn Hughes, entrambi 23enni. Dopo il mezzo fiasco di “Stormbridger” nel 1975 Ritchie Blackmore annunciò la fine del suo sodalizio con i Deep Purple. Con questa separazione traumatica si chiuse la prima fase della carriera professionale del chitarrista.

Sempre nello stesso anno Blackmore formò un suo gruppo, i Rainbow che nel corso degli anni ebbero un buon successo di critica e di pubblico. Il chitarrista scoprì e lanciò una serie di musicisti di talento come i cantanti Ronnie James Dio e Joe Lynn Turner, il tastierista Don Airey e il batterista Cozy Powell.

Con i Rainbow il chitarrista potè controllare totalmente la musica, gli arrangiamenti e le scelte stilistiche della band. I suo stile chitarristico mutò leggermente rispetto al periodo con i Deep Purple: Blackmore perfezionò gli effetti sonori e approfondì il suo stile e l’amore per la musica classica.

Nel 1983 dopo aver pubblicato otto album con i Rainbow, Blackmore venne contattato da Lord, Paice, Glover e Gillan per rimettere in pista i leggendari Deep Purple. Nonostante le divergenze caratteriali con Ian Gillan, il chitarrista accettò l’offerta e sciolse i Rainbow.

Il nuovo debutto sarà segnato da “Perfect Strangers”. Tuttavia, nel ’94 sempre per una lite con Gillan, Blackmore si ritirò definitivamente dalla band e ricreò i Rainbow. La reunion durò però solo un anno con la pubblicazione all’album “Stranger in Us All”.

L’ultima parte della carriera del chitarrista iniziò nel 1995 quando incontrò la cantante Candice Night (che sarebbe diventata anche sua moglie).  Ritchie si interessò all’idea di portare la musica rinascimentale al pubblico contemporaneo. Candice fu la naturale scelta come cantante del gruppo, grazie alla sua personalità frizzante e al suo talento. Nel 1997 la coppia fu pronta a fondare la band, il cui nome è la fusione dei loro cognomi. I componenti iniziali furono Blackmore, Night e alcuni turnisti; dopo qualche anno i membri si stabilizzarono nella formazione attuale. L’album di debutto, “Shadow of the Moon” è stato un successo immediato soprattutto in Europa. Negli album successivi, soprattutto “Fires at Midnight”, c’è stata un progressiva introduzione della chitarra elettrica, nonostante i toni si siano mantenuti sul genere folk. Nel tempo Candice partecipò sempre più spesso alla strumentazione, pur continuando a cantare, ed è ora esperta di molti strumenti rinascimentali. Gli arrangiamenti dei brani contenuti in tutti gli album sono raffinatissimi, così come le produzioni, e Blackmore conferma anche nel ruolo di chitarrista acustico, la sua spiccata ed imprevedibile originalità supportata dalla grande capacità tecnica e dal tocco ineccepibile, difficilmente imitabile.

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