“Thick as a brick”, l’apice dei Jethro Tull

Nel 1972 usciva il disco più significativo e amato della storica rock band inglese

“I Jethro Tull erano odiati da tanti,  che però compravano i nostri dischi” (Ian Anderson)

Dal blues al progressive rock

I Jethro Tull, gruppo britannico nato dalla istrionica figura di Ian Anderson nel 1967, è stata una delle rock band più amate soprattutto negli anni ’70. All’inizio la loro musica era indirizzata soprattutto al blues e al folk. Debuttarono nel 1968 con l’album “This Was” e raggiunsero il successo internazionale l’anno seguente con “Stand up” che raggiunse il primo posto in Gran Bretagna e il ventesimo negli Usa. 

In questo celebre disco i Jethro Tull si confrontarono per la prima volta con la musica classica, proponendo una versione jazz-rock della “Bourèe”. La peculiarità e l’originalità del gruppo di Ian Anderson era la presenza di uno strumento atipico per una rock band: il flauto che sostituiva in gran parte le parti solistiche dello strumento simbolo del rock’n’roll, la chitarra elettrica. Nella loro carriera i Jethro Tull hanno venduto oltre 65 milioni di dischi in tutto il mondo.

Il primo disco ambizioso e maturo fu “Aqualung” del 1971 che in parte inaugurò la stagione ‘progressive’ dei Jethro Tull. Le composizioni si dilatavano con arrangiamenti sempre più complessi e sofisticati grazie anche alla presenza di John Evan, un eccellente pianista accademico. Con la formazione classica composta da Martin Barre alle chitarre e al liuto, Jeffrey Hammond al basso, Barriemore Barlow alle percussioni, John Evan alle tastiere e Ian Anderson alla chitarra acustica, flauto, violino, tromba e sassofono i Jethro Tull pubblicarono nel 1972 quello che è considerato unanimemente il loro capolavoro, “Thick as a brick”, album ambizioso, colto e caratterizzato da una sola composizione che si snoda nelle due facciata del disco. La suite era diventata una caratterista che accomunava molte band del progressive rock come gli Yes, E, L &P, Genesis,  King Crimson, Van Der Graaf Generator e i Pink Floyd. Queste band cercarono di superare la forma canzone concependo costruzioni armoniche complesse ed elaborate (attigendo a piene mani dalla musica classica) che spesso prevedevano composizioni dalla durata di oltre venti minuti.

“Thick as a brick” è una suite di oltre 43 minuti con molti cambi di ritmo perfettamente bilanciata tra parti elettriche più grintose e parti acustiche più sognanti e melodiche.

“Thick as a Brick”, l’opera rock di Anderson

Con “Aqualung” i Jethro Tull aveva confermato il successo internazionale (oltre 7 milioni di copie in tutto il mondo) ma soprattutto in patria erano stati molto criticati per i testi irriverenti di Anderson e per la musica ritenuta troppo pretenziosa. Il leader del gruppo non si fece troppo ‘intimidire’ dalla critica e cominciò a comporre da solo il nuovo album che secondo le sue intenzioni doveva essere ancora più ambizioso per le musiche e più critico verso la società inglese dell’epoca. Già il titolo dell’album “Thick as a brick”, (lento a capire, a imparare) è una sottile metafora al sistema scolastico britannico, ferocemente criticato da Ian Anderson.  I testi dell’album raccontato la storia di Gerald Rostock, un bimbo di 8 anni autore fittizio di una poesia che vinse un premio poi revocato in quanto pronunciò una parolaccia durante una trasmissione televisiva. Anche l’ideazione della copertina fu insolita e originale. Anderson decise di concepire un packaging di sicuro effetto: la copertina era un vero e proprio quotidiano con la testata “St. Cleve Croniche” del 7 gennaio del 1972. In prima pagina era riportata la notizia della premiazione dell’immaginario Gerald Rostock.

La scelta di un solo brano diviso in due suite da 21 minuti era una sfida tecnico-strumentale molto ambiziosa. Ian Anderson scrisse la totalità dei brani (tutti uniti in un unico componimento) partendo da un delicato arpeggio di chitarra acustica, un fraseggio di glockenspiel arricchito poi con le note soliste del flauto. Pian piano la composizione si ampliava con l’ingresso del basso, della batteria, delle tastiere e della chitarra elettrica. In entrambe le facciate sono molti i cambiamenti di atmosfera e vasto l’uso di tempi differenti. Durante la complessa realizzazione degli arrangiamenti è stato fondamentale l’apporto del pianista classico John Evan (che nel disco suona anche l’Hammond e il clavicembalo) e del direttore d’orchestra David Palmer che ha scritto tutte le orchestrazioni secondo le indicazioni di Ian Anderson.

“Think as Brick” fu registrato tra il dicembre del 1971 e il febbraio del 1972 negli Studi Morgan di Londra. Il polistrumentista e leader del gruppo, Ian Anderson si occupò anche della scrittura dei testi, giudicati spesso come irrispettosi e irriverenti e anche della produzione dell’album. Un lavoro estremamente complesso e faticoso. Il disco fu pubblicato il 10 marzo del 1972 e come per l’album precedente la reazione della critica specializzata fu divisa tra la totale bocciatura del disco per l’eccesso di pomposità e l’esaltazione per l’eclettismo espresso dalla band di Anderson. Il riscontro del pubblico fu generalmente positivo. “Think as a Brick” raggiunse il primo posto negli Stati Uniti, Canada e Australia, il quinto in Gran Bretagna, il secondo in Germania e il terzo in Norvegia.

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