Re-Nate. Dal riciclo nascono i fior

ROMA – Possedete un paio di scarpe che avete intenzione di buttare perchè non vanno più di moda? Prima di gettarle nel cassonetto portatele nel nuovo padiglione del Mo Mò Republic, dove ogni domenica dalle 11 alle 17, troverete le otto creative di Re-Nate che con il loro estro trasformeranno  le vostre vecchie scarpe in un modello unico e originale. Stesso discorso per qualsiasi  altro oggetto  che invece di finire in discarica, si trasforma in prezioso e originale manufatto come l’originale borsetta, composta con i vecchi tasti di un computer o una sedia pieghevole di legno trasformata in un utile portariviste.

Re-Nate, un Team al femminile unito dalla medesima sensibilità, lo stesso entusiasmo e voglia di fare: sono Stefania Giacomini e Pilù Martini – ideatrici del progetto – assieme all’architetto Beatrice Amodeo, a Giusy Messina, laureata in Belle Arti a Firenze, a Ludovica Cirillo, eco-tech designer nelle cui mani i tasti del computer diventano gioielli, all’eco-cocker Nicole Rossini, alla shoes designer Sara Onori, che reinventa scarpe e borse e ad Ileana Giacintucci eco-scultrice che raccoglie dal mare i componenti per lampade e soprammobili.

“La terra è satura, soffocata dai rifiuti, dalla plastica, dai veleni, compriamo, consumiamo, sprechiamo, buttiamo troppo“ – dicono – “ecco perché nasce il nostro Atelier dedicato alla seconda vita degli oggetti. Riuso, rifacimento, riciclo, trasformazione questi i sostantivi che ci piacciono. Il nostro non è un negozio dell’usato, ma un lab-fashion – laboratorio della Moda – in cui portare vestiti, scarpe, borse, accessori, lampade, oggetti per la casa e di arredamento, persino computer”. 

Esperte di costume, cultura e moda, nonché convinte sostenitrici della creatività applicata al ri-uso si sono date da fare per costituire un team poliedrico nelle capacità e trasversale nell’esperienza. Dalla loro visione di un mondo più sano e vivibile nasce l’idea di una cultura, quella del riutilizzo appunto, che diventi moda e tendenza applicate quanto più possibile al vivere comune. Novelle Gropius del XXI° secolo, oltrepassano e ampliano il concetto di massificazione dell’oggetto artistico introducendo nel processo creativo l’utilizzo dei materiali già “vissuti”. L’oggetto di uso comune che decontestualizzato, reimpiegato e – a volte – trasformato diventa altro da se stesso per una nuova e spesso migliore fruizione della vita quotidiana.

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