Presentata alla Casa del cinema la fiction “La guerra è finita”

In programmazione da lunedì 13 gennaio su Rai Uno in quattro prime serate con Michele Riondino e Isabella Ragonese

E’ la storia di un gruppo di bambini e ragazzi che hanno visto e vissuto l’orrore dei campi di concentramento. Questa storia parla di loro e di alcuni adulti coraggiosi che li aiutano a tornare alla vita. In un’Italia provata, ridotta in macerie, i ragazzi scoprono il rispetto reciproco, la solidarietà, la voglia di giocare, di studiare, lavorare, amare. Un futuro che ricomincia  lasciandosi alle spalle un passato doloroso.

Questa  nuova serie tv “La guerra è finita”, per la regia di Michele Soavi è interamente girata nel territorio della provincia di Reggio Emilia. Creata da Sandro Petraglia, è una produzione Palomar in collaborazione con Rai Fiction, prodotta da Carlo Degli Esposti e Nicola Serra con Max Gusberti.

Protagonisti Michele Riondino e Isabella Ragonese sono Davide e Giulia, al cast della mini-serie partecipa Valerio Binasco, Andrea Bosca, Carmine Buschini, Federico Cesari, Carolina Sala.
Sono i giorni successivi alla Liberazione. 

La follia della guerra è terminata ma, per i pochi superstiti delle deportazioni rientrati in Italia, si apre una nuova difficile realtà. Negli occhi e nel cuore sono vive e sanguinanti le ferite per le atrocità viste e subite nei campi di concentramento dove, spersonalizzati e depredati della dignità, sono stati vittime di oltraggi di ogni genere. Lì, dove hanno perduto figli, padri, madri, fratelli. Ma soprattutto ci sono gli sguardi impauriti e traumatizzati di tanti bambini, orfani di tutte le età, che tornati in Italia soli attendono alla stazione qualcuno della famiglia che li vada a prendere e che invece non arriverà mai. 

Eleonora Andreatta, direttrice di Rai fiction ha tenuto a sottolineare “ E’ una storia necessaria

indispensabile. Una risurrezione di bambini morsi dall’orrore della guerra. Per la prima volta la Rai,  dedica alla Shoah una serie in più puntate. È una storia vera, che si ispira all’esperienza nella comunità di Selvino nella bergamasca, ma rielaborata con personaggi di finzione in Emilia.”

 lo sceneggiatore Sandro Petraglia ha continuato «È difficile raccontare l’esperienza dei campi – ha spiegato. Abbiamo deciso allora di mostrare la vita di bambini sopravvissuti. Parlare del “dopo” ci ha permesso di fare sempre memoria del passato, del dolore, ma anche di parlare di speranza. Con un lungo lavoro di documentazione nella serie raccontiamo anche lo stupore di molti italiani che nel 1945 vennero a sapere ciò che era accaduto nei campi di concentramento».

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