Jazz Underground. “Tres Blues” 4et.

ROMA – Come preannunciato la manifestazione JAZZ UNDEGROUND si colora di blues, di quel ritmo nero che è prima rivendicazione sociale e poi esperienza musicale. Sarebbe impossibile infatti comprenderne a fondo l’essenza jazz senza prima coglierne la matrice politica che lo ha determinato.

Il termine Blues deriva dall’espressione “to have the blue devils”, letteralmente: avere i diavoli blu, la cui accezione nella lingua inglese rimanda ad uno stato d’animo di amara tristezza ed è per questo motivo che anche la gradazione cromatica del blu per gli inglesi raffigura spesso un sentimento di tristezza.

Il blues è realista ed esistenziale, concepito per evocare uno stato d’animo, che è contemporaneamente esultante e afflitto. Il blues e il jazz sono sociali, rappresentati di una condizione di repressione dalla quale emanciparsi solo grazie alla musica. Se poi si pensa che il blues è anche l’essenza del jazz, si comprende l’importanza di questo genere tanto semplice e nobile. Da qui vuole ripartire la manifestazione musicale presentata all’Auroemarco e lo fa coi musicisti della scuola popolare di Testaccio, figli di quella sperimentazione culturale che contrassegnò il biennio ’74-’75. Spazio sociale di rivendicazione politica e culturale che ha conquistato un posto di prestigio nel cuore dei cittadini romani ed europei. “E allora noi dobbiamo suonare per tirare fuori quella rivendicazione sociale e quel fervore che non ci fa abbassare la testa.” afferma Paolo Cintio, un po come gli schiavi neri, che  nella espressivià musicale avevano uno dei pochi momenti di liberatori.

Très blues il nome del gruppo della serata: Stefano (Ciccio ) Arduini al Sax; Germano Falcione al Basso; Roberto Altamura alla Batteria; Paolo Cintio al Pianoforte. Formazione con un solido interplay, con forti connotazioni “contemporary jazz” dovute all’originalità dei brani dai lunghi tempi di frequentazione.
Très blues, Molti blues, molte sfaccettature, molte declinazioni. Perché è un ritmo, non una scuola, che nasce dall’esigenza e dall’urgenza di liberare quel grido di ribellione altrimenti soffocato. E’ emozione allo stato puro, suggestione. E’ confuso, si perde e si ritrova all’unisono. Il blues è un linguaggio universale, codificato nel dissenso verso una società schiavista e brutale, che ancora aspetta di colmare una differenza razziale, determinata esclusivamente da interessi economici. Un free Jazz nero, un jazz delle origini costituito da linee melodiche che si intrecciano, si perdono nell’improvvisazione per poi ritrovarsi.
Venerdì 27 aprile alle 21,30 si prosegue all’Auroemarco di Roma con “Sognando Jazz 5et”; formazione romana di giovanissimi che pesca dal repertorio jazz-rock anni 70.


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