“Lucio Dalla”, il trionfo del piccolo grande uomo

Pubblicato nel 1979 è l’album della definitiva maturità artistica del musicista bolognese

“La vita è una goccia che scava la pietra del viso”  (Lucio Dalla)

MILANO – Quando fu pubblicato il 33 giri “Lucio Dalla”, nel 1979, il musicista e compositore aveva alle spalle sette album, decine di singoli, tra cui “4/3/1943” del ’71, fu un vero e proprio trionfo di pubblico e di critica. Finalmente, dopo tanti anni, l’autore bolognese fu riconosciuto come uno dei più importanti e creativi musicisti italiani, alla stregua dei più famosi e celebrati De Andrè, Battisti, De Gregori, Venditti e Baglioni.

Il grande successo del disco che porta semplicemente il suo nome è il frutto di un lungo lavoro creativo, strumentale e produttivo. Dalla veniva dall’ottimo “Come è profondo il mare” (1977), il primo in cui firma anche i testi delle canzoni, dopo la frattura con il paroliere Roversi.

Per il nuovo album, conferma i due produttori Cremonini e Colombini, mentre per la band fa alcuni cambiamenti. Arriva il talentuoso chitarrista Ricky Portera, Ron alla chitarra acustica più la partecipazione di Francesco De Gregori nella canzone “Cosa sarà”. Il risultato è probabilmente il vertice artistico di Lucio Dalla. In questo album sono concentrati quasi i classici della sua carriera: dalla commovente “Anna e Marco”, alla straordinaria e riflessiva “L’anno che verrà”, al realismo descrittivo di “Milano”, ai brani di sicuro effetto come “Stella di mare” e “Cosa sarà”.

“L’anno che verrà” spicca per lo straordinario testo che è un ritratto impietoso, ironico e molto profondo della società italiana degli anni di piombo. Lasciando spazio a una qualche speranza, umana più che politica, in chiusura emerge la possibilità dell’individuo di prepararsi per fronteggiare un nuovo anno quando quello che verrà sarà trascorso (l’anno che sta arrivando fra un anno passerà, io mi sto preparando, è questa la novità); una sorta di metafora della vita, in virtù della quale, rispetto a una società impaurita, immobile e, aldilà delle prospettive agognate, sempre uguale a se stessa, l’uomo può mettersi in gioco per trasformare nel suo piccolo la vita medesima attraverso l’amore, tema complesso e dalle mille sfaccettature, ricorrente in Dalla e qua rintracciabile nel desiderio di riconciliarsi con un amico lontano, identificabile con il prossimo, con ognuno dei destinatari del brano, degli ascoltatori. L’anno che verrà sbeffeggia le false credenze, le inverosimili promesse e i vecchi luoghi comuni mascherati da novità (sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno, ci sarà da mangiare e luce tutto l’anno), se la prende con i bigottismi e le pochezze della società (c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra) e con chi non vuole mai comprendere o cerca di sopraffare gli altri, pretendendo di agire senza mai ascoltare (anche i muti potranno parlare, mentre i sordi già lo fanno). In un’Italia appunto impaurita e chiusa, Dalla sembra uno dei pochi pronto ad aprirsi e lancia il suo messaggio di speranza e comprensione. Appunto questa è la novità.

Quando uscì fu un successo incredibile, sarà il disco più venduto del 1979, con oltre un milione e mezzo di copie solo nel mercato italiano. E’ sicuramente uno dei migliori album italiani di sempre, scritto da un personaggio assolutamente originale del panorama artistico del nostro Paese che ci ha prematuramente lasciato il 1° marzo di due anni fa.

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