Michael Jackson e il bambino perduto – racconto settimo

Quella mattina il sole inondava Hayvenhurst, filtrando nella camera che Michael divideva con suo fratello Randy, lo accompagnavano i rumori operosi del risveglio. Michael si stropicciò gli occhi,  sbadigliò mettendosi a sedere, incontrando  il suo volto nello specchio distolse lo sguardo poi,  svogliatamente, si alzò e infilò i jeans, ma  sorpreso  si bloccò angosciato.

Cristo santo!
Il pappagallo, che si portava per casa sul trespolo, gracchiò:
Michael, Michael …
Michael  fa schifo! – disse lui
Schifo  – ripeté l’animale
Fuck! –  Jacko batté le palme sulle cosce con rabbia. L’uccello, spaventato,  cercò di volar via con gran frastuono d’ ali, dando strattoni alla catenella che lo legava.
Michael infilò la porta e andò dritto da Katherine:
Mamma guarda!  –  indicò la cerniera dei pantaloni  – non si chiude più!
Lei lo esaminò:
Sei ingrassato?
Da oggi dieta – esclamò il ragazzo – fa bene anche per l’acne….  dieta vegetariana!

La pubertà, che è un periodo difficile per tutti, per Michael Jackson lo fu in modo particolare: abituato a essere vezzeggiato perché il più piccolo dei fratelli,  fu traumatizzato dal passare degli anni. La voce divenne cavernosa, lo assalì la paura di non poter più cantare. Sul viso comparvero odiosi brufoli e mise su peso. “Sto diventando un mostro” pensava.  Quando si è idolatrati per l’ aspetto esteriore, per il piacere dato agli altri, la superficialità di tale amore si ripercuote in un vuoto interno e nel terrore di veder sfiorire l’appeal che ci tiene in vita, a qualsiasi età: Jacko lo scoprì troppo presto. La sua famiglia irretita dall’illusione che diventando ricchi e famosi sarebbero stati tutti incredibilmente felici, lo spronava inconsapevolmente a mantenere il più possibile intatte le caratteristiche che fruttavano. Così l’acne dei suoi quindici anni fu un incubo. Non voleva farsi vedere dai fans ed evitava, quando poteva, di incontrarli perché aveva vergogna. Finiti i concerti infilava la porta e si chiudeva in camerino. Niente autografi. Niente scocciatori. A undici anni doveva dire che ne aveva otto e il suo successo risiedeva nell’essere bambino prodigio. Se divenire adulto significava perdere tali prerogative, cosa sarebbe stato di lui?  Nel 1973 le vendite dei dischi calarono di colpo. In ansia di fronte alle difficoltà, con uno spasmodico bisogno di conferme, Michael avrebbe preferito non crescere, anche perché significava diventare come suo padre: eventualità che gli metteva il desiderio del suicidio.

***

Ritto di fronte ai fratelli e a Joe, seduti nel soggiorno di Hayvenhurst, Jermaine li guardava con aria minacciosa. Pomo della discordia l’incapacità della loro casa discografica di fronteggiare il calo delle vendite. Jermaine Jackson amoreggiava con la figlia del padrone della Motown e da lui i fratelli si aspettavano un aiuto.
Come sarebbe a dire che non vi sta più bene la Motown? – chiese Jermaine appoggiato allo stipite della porta
Ci trascura!  – esclamò il padre
Non mi pare…. – Jermaine scosse la testa
Invece si – s’intromise Tito –  tu non te ne accorgi…  ti  scopi la figlia…
Lui e Michael pensano solo ai cavoli loro –  aggiunse Jackie.
Come sarebbe a dire?!  –  esclamò Jacko punto sul vivo
Pensate solo alle vostre incisioni… pure le registrazioni ormai le facciamo separatamente…. –  brontolò Marlon
Non è colpa mia…. – protesto Michael –  Berry Gordy si occupa di “Mohagany”,  il film di Diana…
Antony Perkins urla che la Ross è una cagna, non sa  a recitare… – urlò Tito
E a noi di Antony Perkins che ci frega?  – chiese  Marlon
Bisogna trovare una soluzione – il padre cercava inutilmente di fare da arbitro, il chiasso si era fatto assordante – bisogna che qualcuno parli con Berry Gordy, gli spieghi l’ insoddisfazione… troppo poca promozione… un disco la gente lo compra perché fa notizia, magari anche falsa… se una canzone non passa in radio un artista è fritto…
Chi si prende la briga di dirglielo? – chiese Jermaine.
Tutti ammutolirono.
Tu… – Joe  guardò suo figlio negli occhi.
Jermaine allargò disperato i suoi su quelli del padre.
Io?! Non ci voglio entrare…. e se mollate sappiate che mi tiro fuori… mi tiro fuori! Chiaro?!

***

Era vero che Michael non partecipava più alle registrazioni e che la casa discografica, nonostante i flop dei suoi singoli, cercava di alimentare questo atteggiamento da star, fomentando invidie: i suoi fratelli incidevano prima, Jacko da solo in studio copriva le sue parti vocali, gli altri poi sovraincidevano in coro. In pratica non si incontravano più. A Michael la cosa dispiaceva perché gli unici contatti umani erano quelli con la famiglia. Lavorando dieci ore al giorno, scaricava tutte le energie nella musica, non aveva tempo per incontrare gente. Le imposizioni materne, che avevano tenuti lontani gli amici fin da quando era in fasce, la sua indole solitaria, facevano il resto. Per di più era l’unico a non approfittare della disponibilità delle fans e a non avere vita sessuale, quando persino il vecchio Joe Jackson lasciava dietro di se una scia di cuori infranti per il fatto di essere manager dei Jackson 5. Ora che Jacko andava verso i sedici anni, la sua castità insospettiva i fratelli.
Ma che ti piacciono gli uomini? –  gli chiese un giorno Marlon
Ma che sei scemo?! –   urlò Michael e lo piantò in asso.
In una famiglia di testimoni di Geova quello era il più grave degli insulti.

Si chiamavano “groupie” le ragazze che accompagnavano le rockstar nelle loro tournées, facendo vita sregolata e sesso sfrenato con loro. In genere erano delle fan molto giovani, anche minorenni, riconoscibili da tutte le altre  fan grazie a un look più curato e molto più sexy. Le grupie  divenivano vere e proprie componenti dell’ entourage di ogni star. I fratelli di Michael ne portavano sempre qualcuna in camera.
Una sera, nel pieno di una tournée faticosa, dopo lo spettacolo chiuso nella sua stanza d’albergo, Michael non dormiva ancora, leggeva le recensioni non sempre lusinghiere sulle esibizioni dei Jackson 5.  Passata la mezzanotte,  sentì bussare alla porta.
Chi è?  – chiese Michael supito
Servizio in camera.
Che c’è?
Signor Jackson aprite.
Michael si alzò e spalancò l’uscio. Trovandosi davanti due vistose ragazze in minigonna e stivali, rimase di stucco.
Che c’è?
Le due entrarono.
Servizio in camera.
Che volete?
Ci hanno mandato i suoi fratelli…
Per fare che?
Le due si guardarono e scoppiarono in una risata. Seguì una lunga pausa. La più audace si avvicinò a Jacko e gli fece una carezza:
Signor Jackson da vicino siete ancora meglio!
Fattasi coraggio la seconda gli cinse le spalle con un braccio. Michael si sentì accerchiato, un fiotto d’ansia gli serrò la gola. Allarmato sbottò:
Uscite o vi faccio buttare fuori!
Era stato perentorio e sembrava sconvolto. In preda all’imbarazzo le giovani si bloccarono:
Andate via!  – urlò Michael.
Le due fuggirono a gambe levate.

***

Quella notte ad Encino pioveva. Michael, travestito con un impermeabile di due taglie più grande, si era avventurato a diversi isolati da casa. Gli piaceva star solo e non essere riconosciuto. Si udì un tuono, l’acqua lo sferzava.  Jacko decise di rifugiarsi in un bar: portava un cappellaccio e un paio di occhiali neri, non lo identificarono. Si mise in un canto e ordinò una birra. Alcuni ragazzini, a due passi da lui, giocavano a flipper.
Ti va di fare una partita? – lo apostrofò uno
Non posso, tra un po’ devo andare…
L ‘altro fece spallucce.   Michael li guardò assorti nel gioco, incuriosito, quasi invidiandoli. Lui non poteva svelarsi, si sentiva solo.    Molte le serate passate così, nell’attesa che il tempo scorresse silenzioso. Nessun amico, nessuno scambio profondo, per lui  un lusso. Disorientato, gli fioriva dentro un garbuglio incomprensibile. Cercava di non pensarci, ma si sentiva stanco e gli mancava qualcosa: riposare sul seno della madre,  dormire nel suo grembo…

Lo teneva vivo il lavoro: un usignolo in gabbia, si sentiva così. Anche quando aveva inciso  “Skywriter”, flop che a malapena era arrivato a centomila copie, scatenando le ire di tutti, ci aveva messo corpo e anima.   Quando le cose andavano male gli restava la musica: con lei era in simbiosi, non con le donne.

Jackson 5  – Skywriter

(continua)

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