Jacko, bianco o nero non importa – racconto sedicesimo

Michael Jackson sfogliò quel numero di Playboy del 1989 febbrilmente e con il cuore in gola,   quando trovò le foto di sua sorella La Toya,  nuda, con un languido boa conscritor  tra le gambe  sotto cui stava la didascalia: “I boa non sono pericolosi a meno che non siano affamati”, il re del pop arrossì di vergogna, allibì incredulo e pensò a Katherine. 

  In quel momento squillò il telefono,  sentendo la voce al di là del filo l’ apprensione e l’ imbarazzo del ragazzo crebbero:
Michael sono mamma…. Hai visto cosa ha fatto tua sorella? A me aveva detto che le voci degli scatti erano tutte bugie…
Purtroppo non era così… mamma dimentica…
Ha rovinato l’immagine della nostra famiglia – disse Katherine mentre lacrime di umiliazione rigavano le sue guance.
Jacko temeva che sua madre rischiasse un attacco cardiaco e ricacciò indietro la sua rabbia:
Stai calma, non è certo colpa tua…
Pare che La Toya voglia fare un .libro su di noi, sulla sua famiglia! Ne sai niente? Ho sentito dire che gli avrebbero dato 500.000 dollari di anticipo…
Addirittura! Per il mio ne ho avuti solo 300.000…  – rispose Michael –  come posso parlare con la Toya di una cosa qualsiasi,  se ho paura che stravolga quello che dico a suo vantaggio…
Non devi più parlare con La Toya   Michael…
E’ quello che farò mamma… cambieremo il numero di telefono e a lei non lo daremo… dirò anche allo staff che  non voglio più sentire una parola su mia sorella e su Playboy, devono comportarsi come se non sia mai accaduto niente…
Michael cercò di dimenticare l’accaduto. Si consultò con John Branca, il suo legale, perché tenesse sotto controllo la Toya. Era spaventato dai pettegolezzi che circolavano nel mondo dello spettacolo: insinuavano fosse troppo attaccato ai ragazzini e che sua sorella avrebbe lavato in piazza i panni sporchi.

***

L’anno finì, arrivò il 1990. Continuava a essere un personaggio in prima linea. A febbraio, alla 63ma notte degli Oscar, Michael Jackson, per motivi ovviamente pubblicitari,  andò in compagnia di Madonna:  camicia bianca principesca, spilla di diamanti, stivali da cowboy con punta dorata e, contrariamente alle sue abitudini, due canonici guanti,  neri come gli attillati pantaloni.  Madonna si era presentata in versione Marilyn Monroe, della quale avrebbe fatto l’imitazione cantando. Fu una coppia che fece scalpore, se non altro perché se lui poteva  considerarsi il re del pop, lei la regina. Comunque, a quel tempo,  nessuno lo chiamava ancora così.

Dopo la premiazione, scappati da fotografi e giornalisti,  protagonisti stanchi di quella fiera delle vanità, finalmente a cena, Madonna tirò un sospiro di sollievo e disse a Jacko:
La dura vita della star, è il caso di dirlo!
Non amo chi mi considera una star, preferisco i bambini perché sono innocenti e non guardano queste cose…
Eppure siamo legati al successo…
Tu ne hai molto – Michael sorrise.
Anche tu, ma meglio del successo è l’amore…
Jacko ridacchiò e non fece commenti.
Comunque l’uomo che mi fa impazzire  non l’ho ancora trovato…
Perché sei tu che fai impazzire gli uomini..
Lusingata nel profondo Madonna lo fissò negli occhi  insinuante e seduttiva:
Dove te ne vai dopo cena?
A casa con la Limousine, adoro stare da solo…

***

All’inizio del 1991 Jacko riuscì ad ottenere contratti faraonici: in quindici anni si impegnava a realizzare sei album, con un anticipo tra i cinque e i dieci milioni di dollari ciascuno, il venticinque per cento sui diritti d’autore. Gli venne garantita un’ etichetta discografica  da dirigere per un  milione l’anno e la realizzazione di videoclip con il settanta per cento sugli incassi. Previsto inoltre che alla fine del ’91 cominciasse un film con la Columbia Pictures, società della Sony. L’accordo, del quale si favoleggiano 890 milioni di dollari, è tuttora da Guinnes.  

Ma i momenti più felici erano quelli che trascorreva in solitudine o con gli amici cari a Neverland, nella reggia a misura di bambino, dove aveva creato un ambiente naturale al riparo anche dai familiari. L’ abitazione in stile Tudor, stanze di lucido parquet, pupazzi e ninnoli ovunque,  la grande cucina salottiera, quercie, sicomori e sette nani, fanciulli di bronzo con tamburelli e pianoforti,  di fronte a un lago limpido,  pattugliata da guardiani armati:  roccaforte in uno scenario da fiaba.

Tra i frequentatori assidui c’era Elizabeth Taylor che il 7 ottobre del 1991 sposò in settimo matrimonio il muratore Larry Fortensky. Jacko li accompagnò all’altare e tenne nel suo ranch una festa sontuosa pagando, senza fiatare, il conto di un milione di dollari. Gli invitati erano 170, tra questi Gerald Ford,  Ronald Reagan e sua moglie Nancy,  che più volte avevano ricevuto la star alla Casa Bianca, premiandolo per la sua attività a favore dell’infanzia . Fiumi di champagne, capannelli di ospiti, musica di sottofondo. Tra tanta bella gente, il nerboruto  Fortensky, impacciato come un pesce fuor d’acqua, salutando l’anziano e ancora bellissimo Gregory Peck,  avvicinò Michael:
Ti è piaciuto il nostro regalo?  – Fortensky parlava del raro uccello albino che lui e Liz Taylor avevano donato al cantante per sdebitarsi di tanta generosità.
Certo! – Jacko si illuminò – non potevate farmi sorpresa migliore… vivrà con me…
Michael – disse Fortensky – ho sentito che dei rapinatori armati hanno addirittura assaltato un furgone per rubare trentamila copie del tuo nuovo album…  è una trovata pubblicitaria?
No… ci sono molte aspettative per Dangerous…
Accidenti… mica è oro!
–   Certo che lo è! –  Liz Taylor si precipitò per impedire al marito  di fare gaffe e disse al padrone di casa  – non dimenticheremo questa giornata… Neverland è il più bel posto per celebrare le nozze…
Michael sorrise:
Vorrei  diventasse un museo dopo la mia morte, come quello di Elvis Presley…
Non pensare alla morte così giovane!
Una casa museo mi piacerebbe …  purtroppo non mi chiamano re del pop, lui re del rock sì…
Liz Taylor lo guardò materna e risolutiva  :
Devi dire ai tuoi agenti e a tutto il tuo staff che ti chiamino solo e soltanto così! Mettila in giro tu la voce… io l’ ho lanciato in pubblico, ora devi insistere…
Nel 1989 Liz Taylor infatti, durante la proclamazione dei Bre Awards,  aveva chiamato Michael per la prima volta “ the true king of pop, rock and soul”, il vero re del pop, rock and soul, ma prima che divenisse la definizione abituale che sappiamo, ci volle tempo.  

***

Michael Jackson fece tesoro del suggerimento di Liz Taylor e da quel momento l’appellativo “king of pop”, grazie alla complicità  dello staff, venne scritto in ogni comunicato stampa .   Intanto “Dangerous”, il nuovo album, richiese un periodo di lavorazione più lungo di qualsiasi altro: registrato in sette studi diversi, uno dei quali pagato per essere a disposizione ventiquattro ore su ventiquattro, fu iniziato nel giugno del 1990 e terminato nell’ottobre 1991. Lo avevano prodotto Teddy Riley e Bill Bottrel, suggeriti dallo stesso Quincy Jones che era  uscito di scena.

In contemporanea alla pubblicazione di Dangerous,  Jermaine Jackson fece arrivare alle radio una canzone che costituiva un attacco frontale a suo fratello.  Si intitolava “World to the Badd” e diceva, tra l’altro:  “Una volta che sei stato creato/hai cambiato la tua sfumatura/il tuo colore era sbagliato?”.  Con chiara allusione allo sbiancamento di Michael.  Jacko quando la sentì andò su tutte le furie e pensò che anche Jermaine, come la Toya, lo denigrava per invidia. Il re del pop afferrò il telefono e  quando sua madre rispose urlò nella cornetta:
Manda via da Hayvenhurst quel mangiapane a tradimento, non solo vive in una casa pagata da me, mi sputa pure in faccia!
Calmati Michael – si disperò Katherine – Jermaine è molto arrabbiato perché i produttori non volevano registrare con lui per farlo con te!
E io che cavolo c’entro?!
Cerca di capirlo…
Digli di ritirare subito la canzone o gli faccio passare un guaio!
I due fratelli si tolsero il saluto, con grande dolore di mamma Katherine. Jermaine non levò dal mercato il disco ma  modificò il testo rendendolo più blando. “World to the badd” non fu in ogni caso venduto,  invece diventò  un successo mondiale “Black or white”,  contenuto nell’LP “Dangerous”,  singolo di maggior successo dopo Billie Jean.

Anche il video fu un evento. Per dirigerlo Michael volle di nuovo John Landis, regista di Thriller. Il messaggio  antirazzista era singolare e primitivo: 
 
Ho portato la mia ragazza 
ad una festa di sabato 
”Ragazzo quella è con te?” 
Si, siamo uno solo 
Ora, credo nei miracoli 
E un miracolo è successo stasera 
Ma se stai pensando alla mia ragazza 
non importa se sei nero o bianco 

Il film mescolava balinesi, sudanesi, indiani d’america, gialli,  bianchi, neri. Trucchi del computer, sorprendenti per l’epoca, trasfiguravano Michael Jackson in una pantera. Protagonista era l’attore  amico della pop star Macaulay Culckin. Interpretava un bambino che, ribellandosi ai genitori che gli avevano distrutto un poster di Michael Jackson, li puniva mandandoli in orbita. Jacko, gasatissimo,  danzò con  movimenti sensuali e aggressivi. Il video fu visto da 550 milioni di persone, alcune delle quali tuttavia si scandalizzarono e protestarono perché, secondo loro,  istigava i  figli alla violenza. I dirigenti della Fox, per precauzione, ritennero necessario fare qualche modifica al filmato e suggerire a Michael   scuse pubbliche.   Fu redatta e diffusa una lettera che recitava così:     

<<Mi dispiace pensare che il video di “Black or white” possa istigare qualsiasi ragazzo o adulto a un comportamento sensuale, distruttivo o violento. Ho sempre cercato di essere un buon esempio, perciò ho apportato al video alcuni cambiamenti in modo da evitare che possa influenzare il comportamento individuale di alcuno. Mi scuso profondamente per il dolore o la sofferenza che il segmento finale di “Black or white” ha causato ai bambini, ai loro genitori e a qualsiasi altro spettatore>>
Michael Jackson

Nel frattempo però il disco vendeva, il messaggio di unità interrazziale filtrava attraverso gli strati sociali senza distinzione di colore, religione, credo politico, lingua, ceto,  livello d’istruzione e persino età.

Michael Jackson – Black or White –   versione  integrale

(continua)

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe