Approvato l’emendamento Vizzini: Lodo Alfano retroattivo

In Commissione Affari Costituzionali approvato un provvedimento che protegge il Capo dello Stato e quello del Governo dalle imputazioni arrivate prima della loro elezione. L’opposizione in subbuglio. Alfano incontra i presidenti dei due rami del Parlamento

ROMA – Non solo il Presidente del Consiglio sarà protetto dai provvedimenti giudiziari contestatigli durante il periodo del suo mandato, ma, attraverso una semplice deliberazione parlamentare, godrà di uno scudo che lo proteggerà dai processi già in corso, assieme al Presidente della Repubblica. È questo il contenuto di un emendamento al Lodo Alfano costituzionale che il deputato del Pdl Vizzini ha presentato oggi in Commissione Affari Costituzionali di Montecitorio. La norma sembra scritta apposta per Berlusconi, ma questo lo si sapeva già, come sottolinea il capogruppo del Pd Franceschini: «Non ci stupisce, la norma era fatta per quello. È una vergogna, ora devono spiegare».

In realtà c’è poco da aggiungere a quello che sembra un film già visto. Tutti dietro al Presidente, finiani compresi, i quali non hanno battuto ciglio rispetto all’emendamento Vizzini ed hanno votato a favore. Se Italo Bocchino, capogruppo dei deputati di Fli, prende tempo dichiarando che di retroattività «mi occuperò quando verrà alla Camera», Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia a Montecitorio, si mostra favorevole: «Non condivido affatto le polemiche sulla retroattività del Lodo Alfano. Infatti, la finalità del provvedimento è quella di salvaguardare la serenità nello svolgimento delle funzioni da parte delle alte cariche dello Stato che, ovviamente, potrebbe essere compromessa nel caso in cui non venissero sospesi processi per fatti antecedenti all’assunzione della carica».
La retroattività prevista da Vizzini, però, salva non le alte cariche dello Stato (Capo dello Stato, Capo del Governo, Presidenti di Camera e Senato e Presidente della Corte Costituzionale), ma solo il Presidente del Consiglio ed il Presidente della Repubblica, ovvero il presente ed il futuro (auspicato dopo una riforma presidenziale della Costituzione) di Silvio Berlusconi.

L’opposizione grida allo scandalo. «Mi sembra che viaggiamo ai limiti dell’assurdo» sintetizza Bersani, segretario del Pd, mentre l’Idv dà fuoco alle polveri con De Magistris e Di Pietro che denunciano una provvedimento di legge «infame» ed attaccano «il finto ritorno alla legalità di Fli».

Alfano da Schifani e Fini
Oggi il Guardasigilli ha incontrato i Presidenti di Senato e Camera per esporre le linee guida della riforma della giustizia. In mattinata, al termine dell’incontro, Schifani ha commentato positivamente la proposta del ministro: «Mi ha illustrato i punti cardine della riforma, che, in buona parte riprendono alcuni punti interessanti della Commissione bicamerale. Si tratta di un testo aperto a tutti i contributi e non vuole essere una riforma contro la magistratura, ma nell’interesse della giustizia, una giustizia che i cittadini vogliono celere e più equa».
Chi si aspettava che Fini spingesse il piede sul pedale del freno è rimasto deluso, ma comunque non ha neanche segnato una netta apertura, come racconta Alfano al termine del colloquio. «Da parte del Presidente della Camera c’è stato uno spirito propositivo e costruttivo, ma sarebbe stato ingenuo da parte mia aspettare un sì o un no questa sera». In una nota Fini ha dichiarato che «Quella della Giustizia è una riforma certamente necessaria ma è altrettanto evidente che l’articolazione della medesima può contenere norme controverse se non inaccettabili».

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