Squat (Prima parte)

“C’è nessuno? Ehi tu ci sei?” domandò una voce scortese alla porta gridando e bussando. Tebra intanto si fiondò all’entrata e abbaiando non vedeva l’ora di vedere chi stesse molestando il suo migliore amico.

Sil intontito si svegliò tra questi schiamazzi e guardata l’ora si alza e va ad aprire alla porta, tenendo Tebra con un braccio. Era la affittuaria che voleva il suo soldo, e Sil naturalmente non lo aveva. Subito la signora, vestita con una buffa camicia da notte rosa adornata con delle chiazze di caffè qua e là, gli disse che non poteva tenere cani. Sil rispose che era di un amico e che era solo per una notte e dovette dargli tutto quello che aveva, che corrispondeva all’incirca alla metà del dovuto. Tebra sicuramente se lasciata avrebbe morso in faccia la signora. Quella vecchia viscida e arrogante viveva nell’edificio in parte però fortunatamente essendo un po’ alcolizzata si dimenticava dei dettagli e con Tebra non ci sarebbero stati problemi. Andatasene tutta infastidita per non avere riscosso l’intero affitto, la signora sparì avvisando che sarebbe passata dopo quindici giorni per il resto. Sil non sapeva proprio come fare, non aveva nessuno a cui chiedere quei soldi. Nessuno lo aveva chiamato nemmeno per qualche lavoretto. La soluzione? Durare il più possibile e non preoccuparsi più di tanto. Chi è povero e non ha niente secondo un vecchio detto non ha nemmeno niente da perdere, non deve avere paura che qualcuno possa sottrargli qualcosa. Intanto Sil e Tebra si diressero al solito bar. Dei ragazzini ubriachi stavano fumando fuori dal locale, il cameriere salutò Sil e gli diede un liquore alle erbe. “Come va Gustavo? Tutto a posto?” chiese Sil per attuare un po’ di conversazione. “Normale, si lavora meno pero’ venerdì e sabato ci spacchiamo” rispose il cameriere con un tono indifferente e distante. Ascoltate le solite cose del bar e le solite cazzate del telegiornale, Sil uscì per fumare una sigaretta di tabacco sciolto e proprio lì incontrò Lucia con delle sue amiche. “Ehi Sil ti avrei chiamato più tardi come va?” esclamò Lucia tutta entusiasta. “Va… oggi è venuta quella vecchia per prendermi gli ultimi soldi che avevo….”. “Dai vieni da me dopo, porta anche Tebra! Ti aspetto alle quattro!” e se ne andò.

Sil tutto estraniato da quella situazione accettò e andò verso il parco. Chissà se Lucia avrebbe voluto un tipo come lui, un nullatenente, un senza casa e senza lavoro, senza macchina, senza soldi, senza nessuna sicurezza. Cosa trovava in lui Lucia di bello, di positivo, si chiedeva… Quel giorno arrivato all’incontro dopo qualche birra prese l’iniziativa e con un balzo riuscì a toccare le labbra di lei che non si tirò indietro e accompagnò Sil in un bacio passionale. Dopo una mezzora di amore, nudi e fumando una canna i due cominciarono a parlarsi, a confidarsi, a conoscersi. Lucia doveva partire per l’India per un volontariato e non avrebbe rivisto Sil per un po’. Sil dal suo canto era contento per lei, che in fin dei conti si meritava di uscire da quella merda di città. Poi lui era in una situazione di declino, non poteva permettersi una relazione serena. Riscoperti i piaceri del sesso, del calore umano, rigenerati, i due si accovacciarono l’uno sull’altro aspettando l’alba che avrebbe portato con sé Lucia. Infatti prima di partire per l’India sarebbe dovuta andare da delle sue amiche a Madrid. Un’altra volta solo, con le sue ultime risorse Sil decise di cercare un altro posto dove stare, magari gratis. In effetti amici non ne aveva, dai parenti non voleva andare a piangere per farsi sentire dire poi le solite cose; l’alternativa era andare a vivere in una casa dove non c’era nessuno. In centro era difficile ma un po’ fuori porta forse avrebbe trovato qualcosa. Si mise quindi in cammino verso la periferia che portava vicino ai campi e lì avvistò una casa che sembrava vuota. Aveva delle finestre rotte, ma non sembrava male, c’era anche il giardino per Tebra e l’entrata era nascosta sul retro, quindi non dava sulla stradina principale. I vicini più prossimi erano a cinque minuti di cammino. Sembrava perfetta! La porta era chiusa con un lucchetto grande, Sil allora decise di tornare un altro giorno più attrezzato. Esperienze così non ne aveva mai fatte da solo; era stato a vivere in uno squat ma con altra gente e per poco tempo. Adesso avrebbe fatto tutto da sé. I giorni passarono impegnati nell’organizzare l’entrata nella nuova casa. Dopo cena verso le undici, Sil uscì e si diresse verso la sua nuova dimora. Chissà di chi era? Dall’apparenza sembrava proprio abbandonata…. Con un piede di porco comprato dai cinesi per qualche euro, forza il lucchetto e lo apre. Intanto con una sigaretta in bocca, nervoso, accende la torcia che si era fatto prestare dal bar in cui andava di solito. “Wow! Che storia! Com’è bello!” esclamò. Da quello che poteva vedere era tenuta meglio di quanto si aspettasse. Apparentemente non c’era nessuno che aveva avuto la sua stessa idea e quindi soddisfatto se ne tornò verso casa.

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