Riprendiamo dopo la pausa estiva con la serie di racconti brevi, scritti da vari autori. Vi presentiamo un brevissimo e lancinante racconto “ A tempo di blues ”, di Ezio Alessio Gensini: una bruciante discesa negli inferi dell’umano accompagnati dalla voce silenziosa, ma presente, di Janis Joplin e del suo estremo e indimenticabile ‘Summertime’
A tempo di Blues
Tutto questo scambiare furbizia per intelligenza. Quando, un etico ed estetico pudore. Quando, una sincera umiltà. Quando. Quando, quando, quando.
Amo religiosamente gli oggetti sui quali sono depositati odori, sapori, ricordi. Od-sapori.
Mi è sfuggito un lembo del mio essere il simbolo della vita forse …. la semina, il raccolto, il pane. Smarri-mento. Mi succede spesso imbattermi in polvere stupenda piccole immagini di ricordi, di silenzi, ombre e luci, sorrisi e volti, che scendono lentamente dal cielo. Lungo le curve che portano ad un paese di montagna, scrigno, della mia infanzia. Razzuolo.
A volte quando è difficile risolvere il problema del “posto” in cui sentirsi felici c’è sempre
un tarlo che lavora. Ora, alla sedia. Ora, alla madia. Ora, all’armadio. Il mio tarlo ? Lavora dentro. E intorno a me sotto sembianze umane limita il mio spazio, limita la mia felicità, limita così “forte” che mi sta facendo morire lentamente, lentamente. Dove sarà la città dove sentirsi felici, la città lontana: utopie e smarrimenti. Tarli.
Tra vecchie e nuove mura noi eravamo giovani. Tra quelle vecchie e nuove mura là niente era semplice e tutto fortemente amplificato. Non era semplice la gioia, la sofferenza, il denaro, la miseria, la luna, la “ragione”, la ragione, il torto. Polvere di magia il respiro di chi giaceva accanto sotto la luna. Ho creduto, ci ho creduto veramente, dopo tanta inquietudine, ma tu non ci sei, non ci sei più o non ci sei mai, come io avrei voluto, adesso, stata profondamente stata. Ad-dio. Addio.
Il tempo non passa nel modo tempo che desidero io o è sempre troppo presto o è sempre troppo tardi, godere l’attimo non ci riesco vivere l’attimo non ci riesco. Maltempo.
Per poi uscire senza sbattere la porta. Grazie ma non mi interessa.
Mai più. Perché avvenga mi devono tremare le viscere la mente le mani e le ginocchia.
Amore, A-more, A-more-nero, nero ricorrente amore nero. Nero-a-more.
Strumenti leggeri come una pioggia lenta acida. Psyco.
Pioggia acida, bagna più o meno in profondità. Il suo acido brucia anche i lati positivi le radici e, sono sempre più stanco di gettare acqua fuori dalla barca oramai alla deriva.
Sul piatto “Summertime” di Janis Joplin, la voce donna bianca-nera “blues-rock”:
Summertime, time, time,
Child, the living’s easy.
Fish are jumping out
And the cotton, Lord,
Cotton’s high, Lord so high.
Your daddy’s rich And your ma is so good-looking, baby. She’s a-looking good now, Hush, baby, baby, baby, baby now, No, no, no, no, no, no, no, Don’t you cry, don’t you cry.
Non c’è morte ne fuga dal tempo capaci di spegnere quella voce, lancinante, che scortica il cuore.
Il pensiero che rotola a tempo di blues tra febbre passioni mancate, male di vivere, sarcasmo …. tenerezza.