“Distruggete le Torri Gemelle, Dio lo vuole”. Una storia di follia e disumanità

ROMA – “Ancora una volta, deve essere inequivocabilmente affermato che nessuna circostanza può mai giustificare atti di terrorismo”. È quanto ha scritto Ratzinger nella lettera inviata all’arcivescovo di New York, Timothy Dolan, per commemorare il decimo anniversario degli attentati dell’undici settembre 2001. In questa formale missiva commemorativa il sovrano dello Stato vaticano ha inoltre commentato che l’atto compiuto è ancor più grave perché: “La tragedia è accompagnata all’affermazione degli autori di agire in nome di Dio.”

Vorremmo, anche poco cortesemente, ricordare al pastore tedesco che uccidere in nome del dio monoteista, che informa di sé le tre religioni nate in Medio Oriente, è una tradizione secolare che parte dal momento in cui le tribù dell’esodo – tranne quella di Ruben,  Gad e Manasse, che già occupavano le terre ad est del Giordano – iniziarono a conquistare, uccidendo o rendendo schiavi i precedenti abitanti, i territori ad ovest del fiume, le terre di Canaan, perché ‘promesse loro da  Yahweh’. Anche il nome Israele ha, tra le molte definizioni, ‘Dio ha combattuto’. La ‘Terra di Israele’ ‘Eretz Israel’ è la terra  ‘in cui scorre latte e miele, e quindi è ‘Eretz Ha-Ivrim’, Terra degli Ebrei, donata loro da  Yahweh, e quindi loro la conquistarono perché così volle il loro dio.

Lo stesso successe quando papa Nicolò II donò la Sicilia, dominata dagli arabi sin dall’827, al normanno Roberto il Guiscardo: “ La Sicilia è tua per volere di dio. Vattela a prendere” così in sintesi si svolsero i fatti, e i Normanni, forti di tanto divino patrocinio, dopo vari massacri, conquistarono definitivamente l’isola nel 1072.

La tradizione poi è continuata – certamente non per gli ebrei della diaspora, ma certamente per i coloni della Cisgiordania – sia nel Jihad, inteso come guerra santa per conquistare nuovi territori, sia nello slogan cattolico, “Dio lo vuole”, forgiato da papa Innocenzo III nei primi anni del 1200, per la crociata contro le città catare della Provenza e della Linguadoca.
È chiaro che molte religioni sono sempre servite al potere per legittimare la guerra, e viceversa. La violenza, la sopraffazione, lo sfruttamento da parte dei vincitori dei vinti è sempre stata santificata dalla Chiesa cattolica. Quando papa Innocenzo III decise di avviare contro gli eretici catari una vera e propria crociata – fino ad allora usata solo per combattere musulmani e pagani-  i gretti e selvaggi feudatari del nord della Francia furono ben lieti di rispondere all’appello, che li autorizzava a depredare e conquistare le ricche contrade del sud del paese, le più ricche.

La guerra esiste solo quando gli interessi del primo e secondo stato, vale a dire potere politico e potere religioso, coincidono. Si sa che il folle progetto di Osama bin Laden prevedeva la distruzione economica degli Stati Uniti. Prova ne è il fatto che il criminoso attentato alle Torri Gemelle è un attacco ad un simbolo del potere economico statunitense. Se non fosse così avrebbe attaccato, ad esempio, il ‘Mount Rushmore National Memorial’, il complesso scultoreo dove sono scolpiti i quattro più famosi presidenti americani: George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln simboli rispettivamente della nascita, della crescita, della conservazione e dello sviluppo degli Stati Uniti.

Che potere politico e il potere religioso si spalleggino è una verità storica da almeno 1700 anni. Non è un caso che ancora oggi negli eserciti occidentali vi siano i cappellani militari che benedicono i soldati che uccidono in queste che si continuiamo a chiamare ‘non guerre’ . Cappellani che, nella tragedia dei desaparecidos in Argentina, accompagnavano i militari nei ‘voli della morte’, legittimando l’assassinio con passi evangelici: “È necessario separare l’erba buona da quella cattiva”. Ancora “Dio lo vuole”.

Per quanto riguarda i componenti dei commando omicidi-suicidi dell’undici settembre 2001, essi erano senza dubbio, più dei loro precedenti modelli storici, dei disperati che avevano perduto il senso dell’umano. I soldati romani credevano che una morte eroica li avrebbe portati ad abitare i Campi Elisi, luoghi di delizie. I feroci e indomabili Vichinghi credevano che scegliere liberamente di morire in battaglia con la spada in mano li avrebbe fatti abitare nel Walalla, per seguitare la battaglia infinita al fianco del padre degli dei e dei mortali, Odino.
La stessa cosa si aspettano coloro che vengono ora chiamati Kamikaze, brutta copia dei piloti giapponesi che si gettavano con gli aerei sulle navi nemiche durante la seconda guerra mondiale. Gli assassini dell’undici settembre 2001, come coloro che ogni giorno si fanno saltare in aria nei paesi arabi, pensano che, dopo ciò che loro chiamano ‘sacrificio’ o ‘martirio’, andranno nei loro paradisi con qualche decina di femmine vergini, da sverginare, a loro diposizione, sai che realizzazione umana. E degli innocenti con l’unica colpa di stare in quel posto nel momento della tragedia? Chissenefrega! non sono esseri umani sono solo nemici senza volto da sacrificare perché Dio lo vuole. E dio ricompenserà chi gli ubbidisce.

La storia si ripete coattivamente annegata nelle religioni monoteiste che alterano il senso dell’essenza umana fino a negare l’esistenza terrena con i deliri di una vita post mortem. E se duemila, e mille anni fa, si poteva anche accettare una tale ignoranza della realtà che permetteva di aderire a religioni e a credenze assurde, ora si è obbligati a dare a questi pensieri patologici altri nomi che appartengono alla psichiatria.
Nelle varie lingue i rumorosi suoni che danno un assurdo significato, ma non senso,  a questa follia cambiano: insh’Hallà, Deo volente, Dio lo vuole, ma la sostanza è uguale e chiede agli esecutori follia e disumanità e dà alle vittime morte, dolore, distruzione.

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