Cartoline&Ritagli 5. Il cimitero di Praga

Copia e incolla. La funzione di copia trasferisce (copiandoli, appunto) in un’area di memoria apposita un qualunque set di dati da un programma di origine: testi, immagini o altro. Da qui i dati possono essere incollati in un altro programma, sempre che quest’ultimo sia in grado di riconoscere il loro formato. Ad esempio, non sempre è possibile incollare del testo in un programma specializzato per l’elaborazione di suoni, e viceversa.  (Da Wikipedia)

Perché Il Cimitero di Praga?    Il Vecchio Cimitero Ebraico di Praga, la cui fondazione risale al Quattrocento, è probabilmente il più conosciuto  cimitero ebraico  del Mondo.Persino i nazisti lo risparmiarono per chi sa quale inconfessabile e segreto motivo.  Era l’unico luogo nel quale gli ebrei praghesi potevano seppellire i loro morti, e non essendo stato mai sostanzialmente ampliato oltre gli attuali confini, le sepolture avvenivano l’una sopra all’altra, in una sorta di sviluppo verticale, di stratificazione archeologica generazionale.   Le lapidi si sono moltiplicate le une accanto alle altre, senza quasi più una corrispondenza diretta con la persona della quale erano e sono testimonianza e memoria.   Mescolate tra di loro, piegate, rotte, di epoca medievale e di età moderna fin quasi alle soglie dell’ottocento, sono tutte rigorosamente e religiosamente prive di immagini, ma piene di simboli che indicano chi erano e cosa facevano quegli uomini.   Tra tante tombe –  si contano più di diecimila lapidi e un numero di sepolture almeno dieci volte maggiore –  la più famosa è senza dubbio quella di Rabbi Löw, morto nel 1609, creatore di Golem, dove ancora oggi i visitatori depongono, come vuole la tradizione ebraica, un sasso o un bigliettino.

Perché Il Cimitero di Praga?  Il Golem, mito biblico molto più antico di Rabbi Löw,  prende vita  dal nome di Dio e dalle altre lettere dell’alfabeto ebraico, ciascuna densa di simboli e significati,  che lo possono far vivere o morire. E’ la parola che sta alla base della creazione e della storia.  Nel corso dei secoli cambia e si trasforma, il  Golem,  ora è servitore fedele,  difensore degli ebrei, ora è  mostro incontrollabile, automa incosciente. E’ il mito,  è una scatola vuota,  che non può essere  afferrato nella sua essenza originale ma può essere colto soltanto nei suoi esiti storici, nella sua capacità di produrre mitologie  (la macchina mitologica di Furio Jesi)  che possono essere usate – tecnicizzate –  per gli scopi più turpi dai poteri di ogni genere.  Anche per il linguaggio vale lo stesso assunto.  Non se ne può cogliere l’essenza originaria,  se ne devono decodificare i i meccanismi, comprendere come i discorsi, le parole, possano essere esse stesse generatrici di  modalità e contesti storici: elemento chiave  per il filosofo/semiologo/scrittore Umberto Eco

Perché Il Cimitero di Praga?  L’occasione per riparlare del romanzo di Eco ce l’ha offerta un incontro al Caffè Letterario di Roma, qualche settimana fa, tra lo scrittore,  il giornalista Furio Colombo, lo storico della Shoah  Marcello Pezzetti e il  Rabbino Benedetto Carucci Viterbo.  Il romanzo, che  attraversa una buona porzione del XIX secolo,  è pieno di tanti discorsi. Ci sono tanti elenchi, flatus vocis, anche gastronomici. Eco non scrive di massoni, non parla di garibaldini e non discorre di gesuiti: scrive dei discorsi che si fanno sui gesuiti, sui massoni, sui garibaldini, insomma  riferisce notizie.    I tanti personaggi che affollano le pagine del romanzo, tutti realmente vissuti tranne uno, il protagonista, non appaiono mai direttamente, di loro quasi sempre qualcun altro ne riferisce.  Si parla molto di ebrei, ma di ebrei c’è solo marginalmente Freud dal nome stroppiato, e un Marrano. Ci sono notizie, ci sono false notizie e poi c’è la creazione  del Falso dei Falsi:  I protocolli dei Savi di Sion, il centro di gravità del libro.  E’ nei Protocolli che la manipolazione della realtà contribuisce a generare  una mitologia perversa che condurrà ad una della più grandi tragedie delle storia.   Il merito maggiore del del romanzo di Eco sta proprio nella capacità di disvelare i meccanismi attraverso i quali la parola diventa strumento di falsità. Simonino Simonini, il protagonista del romanzo, un ometto tutto sommato banale, come banale può essere il male,  è il filo rosso che lega  tutta la narrazione, complessa ed intricata, nel quale si incarna l’attività combinatoria della produzione del falso a partire dall’utilizzo della fonte storica.

Perché Il Cimitero di Praga?  E ancora,  c’è chi ha sottolineato, in quell’incontro, la  capacità di Umberto Eco di fotografare la mitologia dell’antisemitismo prima del passaggio dall’antisemitismo di tipo  religioso a quello medico di stampo nazista (in qualche modo il libro lo chiude il Mein Kampf).   E poi chi ha sottolineato nuovamente il valore pedagogico del romanzo sulla capacità di comprendere la notizia, perché Il cimitero di Praga è un romanzo fatto di notizie, notizie anche scomode che spiattellano la realtà cruda della natura mana (il giornalista Furio Colombo). Insomma c’è troppa roba? No,  c’è quello che serve a tanti diversi lettori modello – dice Eco: Il lettore modello è quello che fa sì che un libro sia molto più intelligente e interessante di quanto non l’abbia creato il suo autore – a costruirsi il proprio discorso sui discorsi: non c’è una tesi da dimostrare, c’è solo da tirare fuori mille fili contorti e  intrecciati. Ed è un esercizio proficuo e appagante per il lettore: un libro da rileggere oltre che da leggere.  E poi, dice ancora Umberto Eco, i romanzi si scrivono anche da soli, intercettano avvenimenti storici e capita che  Simonino Simonini  incontri Ippolito Nievo e lo uccida nel 150 anno dell’Unità d’Italia, e che Julian Assange e Wikileaks dimostrino quanto siano inutili dossieraggi e documenti riservati segretissimi se riportano ritagli e notizie che l’Espresso o la Repubblica o il Corriere della Sera pubblicano quotidianamente, a dimostrazione che la stupidità umana è ciclica come la storia. Anche Simonino Simonini in fondo utilizzava il copia e incolla.

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