Sono passate poche ore dal risultato referendario che ha detto un secco No al nucleare, alla privatizzazione dell’acqua e al legittimo impedimento, e i politici, dei partiti dell’opposizione, stanno tirando, tutti, acqua al loro mulino.
Una frase risuona fra tutte “Non è stata né una vittoria della sinistra, né del centro, né della destra”. Frase apparentemente apartitica e neutrale che però, non solo vela la verità degli accadimenti, ma la altera. La altera perché i quattro SI che hanno rifiutato le leggi inique, volute da un governo eticamente allo sbando, sono voti di sinistra.
Sono voti di sinistra perché i contenuti politici in questo rifiuto appartengono al patrimonio ideale e utopico della sinistra. Portare avanti istanze umane e sociali, come quelle del Bene Comune, essenza del Referendum per l’abolizione della privatizzazione dell’acqua, appartiene al patrimonio culturale della sinistra che ha mosso i suoi primi passi a Parigi nel 1789.
Dire NO al nucleare, che non può che danneggiare la salute pubblica, soprattutto di chi non ha le possibilità economiche per vivere lontanissimo dalle centrali nucleari e dalle scorie prodotte, che non si sa dove mettere perché hanno un impatto ambientale insostenibile, è un’idea sociale e quindi di sinistra.
Fermare una legge iniqua, come quella del legittimo impedimento, significa pensare ed avere ben presente un’idea di eguaglianza tra esseri umani, idea di eguaglianza che è certamente di sinistra e che nasce anche lei in seno alla citata Rivoluzione Francese.
Infine c’è il grande rifiuto, purtroppo non esplicitato nelle schede dei Referendum, fatto a colui che ha messo eticamente in ginocchio quasi tutti gli italiani, sia quelli – i complici – che si sono felicemente genuflessi, sia coloro che lo hanno fatto per un’oppressione politica che non permetteva loro di stare con la schiena diritta. I pochi resistenti che si sono salvati hanno formato le basi culturali di un lento ma tenace movimento civico che è riuscito a far aprire gli occhi anche a chi non vedeva il baratro che la destra guidata da Berlusconi, aveva aperto per far cacciare dentro, dagli sgherri dell’oligarchia al potere, uno dopo l’altro i vari strati sociali della popolazione, partendo dai più deboli per poi arrivare alle classi medie, e poi alle medio alte, e così via, come fecero i nazisti.
Quindi anche l’idea di abbattere i tiranni è certamente di sinistra, che si basa essenzialmente su un pensiero che parla della possibilità per l’essere umano di un ‘autogoverno’ per il quale le realizzazioni umane di un cittadino diventino possibilità di realizzazione umana per un altro o per più cittadini. È un’idea che nasce dalla certezza di una umanità diversa ma fondamentalmente simile alla natura umana dell’altro da sé, idea dalla quale non può che scaturire un concetto di eguaglianza prima umana, e poi sociale, e quindi di sinistra.
Se vogliamo rispolverare il vecchio Marx, dobbiamo dire con lui, che l’essere umano e per sua natura un essere sociale, e non un essere bramoso che già dai primi passi, come tuona Scalfari dalle pagine de La Repubblica, è già un mostro asociale: “(…) l’innocenza dei bambini, il loro candore, la loro innata bontà (….) è un falso luogo comune (…) la bontà dei bambini non esiste. La predominante necessità d’ogni bambino è quella di conquistare il suo territorio, (…) vincere tutte le gare, appropriarsi di tutto ciò che desidera. Togliendolo agli altri. Vincendo sugli altri. Sottomettendo gli altri.” Naturalmente queste sono le idee predominanti della destra, e del nazismo … scritte da un intellettuale che si dichiara di sinistra.
Se in questo nostro articolo si parla solo di destra e di sinistra e non di ‘centro, è perché – se si vuole parlare seriamente – il ‘centro’ in politica non è mai esistito, perché non ha né un’idea né un’immagine. È un inganno, un trompe d’oeil creato dagli ‘artisti’ del potere. Quindi si deve parlare di destra e di sinistra, perché o si pensa ad una primaria uguaglianza fra esseri umani e quindi alla possibilità di convivere pacificamente con l’altro da sé avendo le identiche, non le pari, le identiche, opportunità di realizzazione sociale, o si crede che la natura umana sia sostanzialmente perversa e che quindi lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo sia giusto e lecito, perché inscritto nel DNA di tutti gli esseri umani.
È con queste idee e contenuti eminentemente politici, espressi nel voto referendario, che, chi potrebbe guidare la sinistra italiana alla riscossa etica e sociale, si dovrà confrontare. Si dovrà cominciare a parlare di Altra economia, Decrescita guidata, Sviluppo umanamente sostenibile, di Demografia e Controllo delle nascite, di riappropriazione dei beni comuni, a partire dalle spiagge svendute da chi ha intascato a chi intascherà. Si dovrà parlare di tutto ciò che, essendo umano e sociale, la destra non vuole, perché è contro gli interessi del capitale globalizzato che si nutre del Bene comune, privatizzandolo.
E, se si vuole dare ascolto alla volontà popolare, non si potranno fare più carte false come ha fatto Vendola fino a ieri, il quale con una mano ha votato perché l’abolizione della privatizzazione dell’acqua che appartiene a tutti come l’aria, e con l’altra sembrerebbe che stia cercando di venderla al miglior offerente, come scrive Marina D’Ecclesiis, di Radio Città Aperta: “Veritiero il commento di Vendola se si considera che tutta la sua campagna elettorale si era basata proprio sulla pubblicizzazione dell’acquedotto pugliese. Peccato però che la legge da lui promessa e vantata non è ancora stata approvata dalla giunta regionale. Il riferimento è a quella legge regionale che dovrebbe sancire la trasformazione dell’Acquedotto Pugliese da S.p.A. ad ente di diritto pubblico, definendo così la totale fuoriuscita dell’acqua dalle leggi del mercato. L’Aqp infatti attualmente è una società per azioni che gestisce il servizio idrico, il cui capitale però è totalmente pubblico. È bene chiarire che una Spa, anche se a capitale interamente pubblico, resta comunque una società di diritto privato e, come tale, risponde alle norme a garanzia dell’interesse dei privati e non all’interesse della collettività.”
I partiti ‘di sinistra’ italiani si devono rendere conto di essere stati sorpassati ‘a sinistra’ dalla società civile, la quale, quando riesce ad uscire dalle gabbie in cui viene costrette da una cultura pilotata da poteri forti, che controllano di fatto tutti i media nazionali, si esprime come ha fatto nei Referendum. I partiti dell’opposizione, chi più chi meno, si sono scordati della rete che con face book, ed altri mezzi di collegamento, questa volta è riuscita a portare una democrazia ‘denuclearizzata’, vale senza scorie di partito, alla vittoria referendaria.
Il movimento dei Viola, che da subito non volle bandiere partitiche nei cortei, aveva preparato il terreno culturale mostrando la possibilità di agglutinamento organizzato, con la rete, della società civile attorno a idee di sinistra. I ragazzi che a Roma, nella piazza della Bocca della verità, hanno pacificamente tenuto ai margini le televisioni colpevoli del silenzio preelettorale, sono coloro che, più o meno consapevolmente, portano avanti una nuova idea di sinistra che non può venire a patti con vecchie logiche di partito. I promotori dei Referendum e coloro, che aderendo sono diventati il sangue del movimento, hanno ‘ghigliottinato’ i volti consunti dei politici che si definiscono di sinistra, i quali questa volta sono stati beccati nel momento in cui, furbescamente, salivano sul carro dei vincitori.
Se i politici dei partiti nati in seno alla sinistra storica uscita dalla seconda guerra mondiale, sapranno, umilmente, capire cosa significa essere di sinistra, forse riavranno ancora una possibilità di restare alla guida della società civile. Se non lo faranno saranno spazzati via dalla storia come successe a Craxi, il quale aveva fatto del Partito Socialista, che fu di uomini di razza come Lombardi e Nenni, un mostro politico al soldo del capitale e del suo guardiano spirituale: la Chiesa cattolica.
Naturalmente queste possono sembrare idee comuniste, invece sono solo idee di sinistra, forse di una sinistra che deve ritrovare una propria identità perduta, o che non ha mai veramente avuto. E se sono idee comuniste vorrà dire che il 57% degli italiani sono comunisti. Ma forse, più semplicemente, si potrebbe dire che il rifiuto del disumano appartiene alla sinistra che ha nel suo DNA il NO del rifiuto e della ribellione pacifica, perché “Di sinistra ci si nasce, di destra ci si diventa”.