ILVA. Sequestro imminente. Corteo degli operai fuori dagli impianti

TARANTO – Il gip Patrizia Todisco, sembra abbia firmato il provvedimento di sequestro (senza facoltà d’uso) degli impianti dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto e misure cautelari per alcuni indagati nell’inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici Ilva. I provvedimenti non sono stati ancora eseguiti. La notizia si è appresa da fonti vicine all’inchiesta, anche se non ci sono al momento conferme ufficiali.

Poco dopo le 14,00 circa 5mila lavoratori dell’Ilva sono usciti dallo stabilimento siderurgico dopo aver appreso dell’imminente notifica del sequestro degli impianti e della chiusura dell’area a caldo, si sono diretti in corteo verso Taranto per raggiungere la Prefettura e probabilmente bloccare il ponte girevole, molti sono diretti in corteo lungo la via Appia, bloccando la strada all’altezza della statale 106 jonica (km 643+500). Sul posto è presente la polizia stradale. La manifestazione è stata improvvisata al diffondersi di notizie circa l’imminente sequestro della fabbrica. Al momento non ci sono problemi di ordine pubblico, anche se gli operai hanno bloccato tutti gli accessi viari intorno allo stabilimento dell’Ilva.

“La chiusura dell’Ilva di Taranto è un fatto che non può non suscitare grande preoccupazione e allarme. La responsabilità di quanto accade oggi ha nome e cognome, ricade interamente sulla famiglia Riva che ha guidato la società negli ultimi anni, costringendo la città di Taranto a dibattersi tra dramma ambientale e dramma sociale. Lo hanno affermato i senatori ecodem del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante. «La lettura della vicenda Ilva – hanno detto ancora – è stata per troppo tempo distorta dall’operato in malafede di Riva: scegliere tra la salute e la disoccupazione, per continuare a fare profitti sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini. Chiudere l’Ilva ora che il risanamento è cominciato sarebbe un
errore imperdonabile, e porterebbe la città in un tunnel senza uscita. Si lavori dunque a creare in tempi rapidi le condizioni per il dissequestro della fabbrica, e si perseguano iresponsabili di un inquinamento ambientale che rappresenta una delle pagine più vergognose della storia dell’industria italiana”.

“La chiusura dell’impianto non è una soluzione”. Lo afferma Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd, commentando le indiscrezioni sul provvedimento di sequestro con relativo blocco dell’attività di tre aree degli impianti dell’Ilva di Taranto. “È necessario – conclude Realacci – che le istituzioni presentino con la massima urgenza un percorso immediato e credibile per una drastica riduzione dell’impatto ambientale dell’azienda e per la bonifica dell’area”.

Dure le rezioni anche di Legambiente che auspica un intervento immediato del Ministero dell’Ambiente, affinché l’azienda proceda velocemente, senza ulteriori arroganti contestazioni e insopportabili perdite di tempo, alla messa in pratica degli interventi per far ripartire le produzioni in modo compatibile con l’ambiente e la salute dei cittadini e dei lavoratori.  Francesco Tarantini e Lunetta Franco, rispettivamente presidente di Legambiente Puglia e di Legambiente Taranto affermano infatti che: “Quello al lavoro è un diritto imprescindibile che non va scisso dal diritto alla salute. Entrambi devono muoversi su unico fil rouge basato sulla tutela dell’ambiente”.

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