Consumi. Un terzo degli italiani fa la fame e il governo guarda

ROMA – Gli italiani sono costretti a stringere la cinghia soprattutto sui trasporti e sulla spesa alimentare. È quanto emerge dall’indicatore sui consumi della Confcommercio secondo il quale a settembre la spesa per la mobilità (auto, moto, carburanti, pedaggi e trasporti aerei) è diminuita rispetto a un anno prima del 10,6% in valore e del 20,5% in quantità.

Sempre a settembre la spesa per il settore alimentari, bevande e tabacchi è diminuita del 2,8% in valore e del 5,7% in quantità. Dati davvero drammatici. Per il Codacons,  Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell’Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori, stiamo assistendo ad un drammatico crollo dei consumi alimentari che in un anno sono precipitati, in quantità, del 5,7%. “Se si aggiunge che questa tendenza è ormai ininterrotta dal 2007 ad oggi, si può dire, senza timor di smentita, che ormai un terzo degli italiani fa la fame”. Così l’associazione dei consumatori commenta gli ultimi dati di Confcommercio sui consumi. «Se si considera che questi sono comunque dati medi, è evidente che almeno un terzo delle famiglie italiane non riesce più ad acquistare tutto il cibo di cui necessita. Bisogna tornare alla fine degli anni ’70 per avere consumi alimentari pro capite così bassi» aggiunge il Codacons.

«Per questo il Governo, invece di continuare ad aumentare le tasse che colpiscono indiscriminatamente tutti, ricchi e poveri, come ad esempio l’aumento dell’Iva, farebbe bene a tassare, se proprio deve, solo quelli che se lo possono permettere» prosegue l’associazione in una nota. «Il Codacons, quindi, lancia una proposta. In considerazione della sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il taglio per il triennio 2011/2013 del 5% e del 10% sulla parte di retribuzione eccedente, rispettivamente, i 90 ed i 150mila euro lordi annui, l’associazione propone di aggirare questo ostacolo innalzando, una tantum, le aliquote marginali Irpef, rispettivamente al 48% e al 53%», conclude la nota.

Condividi sui social

Articoli correlati