Sanità. L’agitazione di ginecologi e ostetriche è la conseguenza dei tagli

Lo sciopero porterebbe gravi disagi ai pazienti

ROMA – Lo sciopero annunciato – ma non ancora proclamato – da ginecologi e ostetriche per il 12 febbraio prossimo mette in luce le ripercussioni negative della politica dei tagli ai fondi per la sanità pubblica. Come avevamo previsto, la drastica riduzione delle risorse sta portando al collasso il Sistema Sanitario Nazionale: pronti soccorso nel caos, emergenza posti letto, liste di attesa che si allungano e stipendi non pagati a medici e infermieri sono solo alcune delle conseguenze delle decisioni del Governo. Per questo comprendiamo le motivazioni che ispirano la mobilitazione e condividiamo le richieste, in particolare l’immediata realizzazione della riforma dei punti nascita. Tuttavia l’ipotesi di interruzione dell’attività nelle sale parto potrebbe essere causa di molti problemi per partorienti e neonati quindi ci auguriamo che possa essere rivista. Ribadiamo comunque che la mobilitazione va interpretata non solo come sintomo di un drammatico disagio professionale ma anche come indicatore di una situazione che si rivela rischiosa per gestanti, partorienti e neonati. Allo stesso modo la minaccia dello “sciopero del voto” costituisce una necessaria pressione affinché si proceda quanto prima all’applicazione della riforma di due anni fa, fino a questo momento rimasta sulla carta perché priva di finanziamento.
 
Vista la gravità della situazione, chiediamo al Ministro di intervenire con la massima urgenza. E’ necessario che Balduzzi ascolti le richieste e proponga soluzioni concrete, in modo da interrompere lo stato di agitazione e garantire l’assistenza in sala parto e nei percorsi nascita.

Condividi sui social

Articoli correlati