Indesit delocalizza in Polonia e Turchia. Scoppia la protesta dei lavoratori

Operai in marcia verso il quartier generale di Fabriano

 

FABRIANO – Lo hanno chiamato il “Piano di salvaguardia e razionalizzazione dell’assetto di Indesit Company in Italia” ma si tradurrà in una delocalizzazione in Turchia e Polonia, con conseguente sovrannumero dei suoi impiegati: 1425 unità. Sindacati in stato di agitazione in Marche e Campania, e più precisamente negli stabilimenti di Fabriano, Comunanza e Caserta, destinatari principali dei provvedimenti di riassetto del colosso degli elettrodomestici “Made in Italy”.

Particolarmente dura saranno gli effetti a Caserta: 540 esuberi. Mentre negli altri stabilimenti marchigiani vedranno 480 unità di esuberi a Fabriano e 230 a Comunanza. La decurtazione di 25 dirigenti e di 150 impiegati di staff completeranno il riassetto. Circa un quarto dei 4300 dipendenti totali nel comparto italiano.

I sindacati hanno già dichiarato lo stato di agitazione. 4 ore di sciopero in tutte gli stabilimenti. Modalità e tempistiche saranno decise e gestite dalle assemblee che si riuniranno nei prossimi giorni. Gianluca Ficco, coordinatore nazionale di settore della Uilm, ha già definito il piano di riorganizzazione dell’Indesit “pesantissimo. Intervenga il Governo, perché temiamo lo smantellamento di un altro pezzo di industria in Italia”. Mentre per la Per la Fim Cisl il rischio è quello di “un forte ridimensionamento della presenza in Italia del gruppo e quindi un ridimensionamento della produzione complessiva dell’elettrodomestico in Italia. Il rischio serio è che un pezzo importante dell’industria manifatturiera italiana e del ‘made in Italy’ lasci definitivamente il paese”.

Ma l’azienda, non potrebbe essere altrimenti, respinge al mittente le accuse. Anzi si è detta pronta al dialogo e pronta ad investire 70 miliardi nei prossimi da qui al 2016. In sostanza in Italia resteranno soltanto la top gamma, quei prodotti cioè il cui alto costo finale è in grado di coprire il maggior costo di gestione e produzione. Via quindi tutti i prodotti di gamma media e bassa, che pur venivano prodotti con successo negli stabilimenti italiani. Per quanto concerne la decurtazione della forza lavoro, invece, “il commento è stato quello di evitare licenziamenti” usando gli ammortizzatori sociali e specifica che 600 dei 1.425 dipendenti coinvolti sono già in cassa integrazione.

La Fiom nazionale, assieme alle Fiom territoriali di Ancona, Ascoli Piceno, Bergamo, Caserta, Torino e Treviso, ha diffuso oggi il seguente comunicato.

“La Indesit ha comunicato oggi, a Roma, al Comitato Aziendale Europeo, alle Organizzazioni sindacali dei metalmeccanici e al Coordinamento nazionale delle Rsu un piano di riorganizzazione per gli anni 2013-2016; piano che avrà un forte impatto sia sull’occupazione, che sulle produzioni attualmente realizzate nei siti italiani del Gruppo.” “Indesit intende riorganizzare le produzioni trasferendo parte della produzione negli stabilimenti esteri e accorpando gli attuali stabilimenti italiani in tre siti – Comunanza (Ascoli Piceno), Caserta e Fabriano (Ancona) – attraverso la chiusura di altri due stabilimenti, quelli di Melano (Ancona) e di Teverola (Caserta).” “Questo piano ha conseguenze gravissime sui livelli occupazionali. Sono 1.425 gli esuberi dichiarati che si aggiungono agli oltre 330 esuberi ancora presenti in Indesit in conseguenza della riorganizzazione effettuata nel 2010 e nel 2012 e che ha interessato gli stabilimenti di Brembate (Bergamo), Refrontolo (Treviso) e None (Torino).” “Negli stabilimenti sono già in corso mobilitazioni sindacali e primi scioperi. Il Coordinamento delle Rsu, al termine del confronto tutt’ora in corso, convocherá le assemblee in tutti i siti interessati e definirá con le lavoratrici e con i lavoratori le iniziative necessarie a contrastare le scelte aziendali.”
“Il piano Indesit rende ancora più drammatica la situazione in cui versa il settore degli elettrodomestici in Italia. Sono necessari interventi di politica industriale da parte del Governo e il sostegno delle Istituzioni locali per scongiurare il rischio della cancellazione del secondo settore produttivo per numero di addetti del nostro Paese.”

I ministri del Pd scrivono al ministro Zanonato

Sulla questione sono intervenuti  anche  senatori eletti nelle Marche nelle liste del Pd Camilla Fabbri, Silvana Amati, Mario Morgoni, Riccardo Nencini e Francesco Verducci, che hanno scritto una lettera al ministro Ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato: “Indesit – scrivono i senatori –  ha annunciato investimenti per 70 milioni di euro per rendere gli stabilimenti italiani all’avanguardia per produzioni di alta gamma. Il Governo deve esercitare ogni pressione possibile sui vertici aziendali affinchè tali risorse siano rivolte anche alla salvaguardia dei livelli occupazionali. Non ci sfuggono le grandi difficoltà che le imprese italiane e, più in generale, l’intero Paese, devono affrontare, tuttavia riteniamo che un ulteriore colpo all’economia industriale delle Marche possa costituire un punto di non ritorno in un territorio strategicamente essenziale per la tenuta del sistema Paese».

Nella lettera, i senatori Pd ricordano gli impegni sottoscritti negli anni precedenti dall’azienda a non delocalizzare i propri stabilimenti e auspicano da parte del ministro dello Sviluppo Economico un «autorevole intervento per impedire che la Regione Marche debba subire un nuovo gravosissimo danno al proprio tessuto sociale». Sulla vicenda, i senatori, prima firmataria Camilla Fabbri, hanno anche presentato un’interrogazione al governo in cui si ricordano anche «i gravi danni che non solo i lavoratori dell’Indesit ma anche quelli dell’indotto subirebbero dal piano di tagli» annunciato dall’azienda. «Indesit – commenta Camilla Fabbri, membro della commissione Industria di Palazzo Madama – è una grande azienda dell’eccellenza italiana, ma con l’annuncio choc di ieri i suoi vertici rischiano di scavare un enorme fossato fra questa impresa e un territorio che è stato il teatro dei suoi successi. Per questo mi auguro un ripensamento».

 

Oggi a conclusione delle assemblee  dei dipendenti di Indesit  dei siti produttivi di Melano e Albacina, in provincia di Ancona, tutti i lavoratori sono entrati in sciopero e si stanno muovendo presso il quartier generale dell’azienda, a Fabriano. Lo rende noto la Fim-Cisl delle Marche, che parla anche di «un clima molto teso e di forte preoccupazione».

Nel casertano si sono registrate protesta dei lavoratori dello stabilimento Indesit di Teverola, in provincia di Caserta contro il piano aziendale che prevede il taglio di 1440 posti di lavoro negli stabilimenti italiani della storica fabbrica che produce elettrodomestici, esuberi che contano solo in provincia di Caserta 540 unità. I lavoratori hanno bloccato la strada statale 17 bis che collega Capua a Teverola e l’arteria che porta ad Aversa. Notevoli le ripercussioni del traffico veicolare nella zona.

Condividi sui social

Articoli correlati