Benzina record: per De Vita le cause sono speculazione e dollaro

ROMA – L’aumento del prezzo della benzina non dipende dal calo dell’offerta libica. 

E’ questa in sintesi l’opinione di Pasquale De Vita, Presidente dell’Unione Petrolifera, sulla causa del prezzo della benzina. Intervistato telefonicamente da Maurizio Belpietro durante il programma Mattino 5, il dirigente ha affermato che “quello che sta accadendo in Libia non è indifferente per il mercato petrolifero, ma non perché può creare problemi di approvvigionamento, che non ci sono. Ma perché sul mercato delle materie prime in generale, vige la norma che quando succede qualcosa di preoccupante in una parte del mondo, i primi a risentirne sono i prezzi. Quindi non è un aumento dei prezzi dovuto al fatto che c’è una domanda molto forte e un’offerta debole. Le circostanze creano un ulteriore intervento di tutti gli operatori finanziari e fondi sovrani che operano sul mercato delle materie prime che è l’occasione buona per aumentare i prezzi. Questa è la realtà”.

In una parola, speculazione.

“Purtroppo per quel che riguarda il greggio siamo in mano ad operatori che nulla hanno a che vedere con il petrolifero. Si è creato un mercato che non è specifico dell’energia, ma di una materia prima.”

In pratica, quando scoppia una crisi in un paese produttore di petrolio, si iniziano a compiere operazioni finanziarie giocando sulla preoccupazione di un futuro eventuale calo dell’offerta. Non si aspetta l’effettivo calo di quest’offerta per aumentare i prezzi, ma ci si comporta da persone previdenti, si agisce coi rincari molto prima del reale insorgere del problema. In realtà, però, ci sarebbero le scorte a tutelare i paesi importatori.

“Ma queste sono scorte d’obbligo, che per legge non possono essere toccate, se non in momento di crisi e guerra e dopo l’autorizzazione europea. Quando invece parliamo del corrente, tra il momento in cui la nave che porta il petrolio attracca, e il momento in cui la benzina entra nel serbatoio della macchina passano otto, nove giorni. Non ci sono scorte vendibili”.

Si penserà: il prezzo della benzina dipende direttamente dal prezzo del barile di petrolio. La benzina oggi è ai massimi storici, dunque lo sarà anche il petrolio. No: nel 2008 un barile costava 147 dollari, mentre oggi è a 105. Dov’è il trucco?

“Ci sono due elementi che concorrono a formare il prezzo interno della benzina: quanti dollari servono per comprare il barile e quanto costa il dollaro. Allora l’euro valeva 1,59 dollari, oggi 1,39 centesimi. La differenza sul prezzo finale è questa”.

Dunque, riassumendo, la colpa è della speculazione e del cambio euro/dollaro. Quando si andrà a far benzina e si subirà l’ennesimo salasso, toccherà prendersela con entità estere e quasi astratte, tanto sono vaghe e sconosciute. (Certo che se Tremonti tagliasse le assise…)

Per completezza di informazione: Pasquale De Vita,  laureato in giurisprudenza, ha iniziato la pratica forense per poi tuffarsi in una felice carriera all’ENI. Ora non solo è Presidente dell’Unione Petrolifera, ma risulta esserlo anche di Confindustria Energia, Aci Informatica, Aci Mondadori e Automobile Club di Roma. Siccome c’era spazio sul biglietto da visita, è diventato anche Vice Presidente dell’Automobile Club d’Italia. Ha 82 anni. Complimenti.

L’UP, Unione Petrolifera, è un’associazione che riunisce le principali aziende petrolifere che operano in Italia nell’ambito della trasformazione del petrolio e della distribuzione dei prodotti petroliferi.
Si legge sul loro sito: “la tutela dell’ambiente, l’attenzione per la sicurezza, l’impegno nella ricerca e nell’innovazione sono i valori che l’associazione ritiene fondamentali e irrinunciabili per una moderna e vitale industria petrolifera nazionale”. In pratica, si dichiarano un’associazione petrolifera ambientalista. Non sembra un ossimoro?

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