Lavoro. Decreto legge operativo. Fassina: non è votabile, aumenta la precarietà

ROMA – Il  decreto legge sul Lavoro diventa operativo con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti ha respinto tutte le richieste avanzate in modo particolare dalla Cgil  di aprire un confronto  per cambiare un provvedimento che  non solo non assicura alcun posto di lavoro ma   rischia  di creare precari per sempre.

In tutti i congressi della Confederazione che sono in corso il decreto, che anticipa il jobs act, fortemente voluto sia da Renzi che da Poletti ex presidente di Legacoop viene sonoramente bocciato. Il ministro ha respinto le richieste del sindacato  e non  ha tenuto conto in alcun modo delle obiezioni di esponenti del  Pd di cui anche lui fa parte, da Stefano Fassina a Cesare Damiano, già ministro del Lavoro e presidente della  Commissione Lavoro della Camera. Si è limitato ad affermare che il Parlamento potrà discuterlo e, nel caso, rivederlo. Bontà sua, ma ha difeso a spada tratta il testo. Dimentico di sua affermazioni, prima della nomina a ministro, relative al fatto che con le regole non si creano posti di lavoro. Con questo provvedimento si stabilisce il nuovo regime dei contratti  a termine per la durata di 36 mesi rinnovabili per otto volte senza causalità e senza tutele in modo che il lavoratore non ha alcuna certezza, può essere licenziato in qualunque momento.  Per quanto riguarda l’apprendistato scompare  la formazione.

Scompare la formazione per gli apprendisti

 Cade anche l’obbligatorietà, per il datore di lavoro, di assicurare all’apprendista di secondo livello una formazione “trasversale”, garantendogli gli la frequenza di corsi regionali, se ci sono, o di organizzarglieli ad hoc. Questa “scuola”, prima obbligatoria a scapito di multe salate in termini di contributi versati, ora sarà solo discrezionale. “Flessibilità — dice Paolo Pennesi, segretario generale del ministero del Lavoro — che permetteranno alle aziende di fare nuove assunzioni con maggiore sicurezza e minore burocrazia”. Dove per burocrazia questo  funzionario intende diritti del lavoratore. Fra i primi commenti quello, durissimo, di Stefano Fassina , un decreto “ non votabile- dice-più grave dell’abolizione dell’articolo 18. Forse vi sono delle tecnicalità che non a tutti sono chiare ma sarebbe meno grave l’eliminazione dell’articolo 18, almeno ci sarebbe un contratto a tempo indeterminato seppure interrompibile in qualunque momento”. “Siamo di fronte a una regressione del mercato del lavoro – prosegue l’esponente della minoranza Pd –  che aumenta in modo pesantissimo la precarietà, non è una riforma e per quanto mi riguarda deve essere modificato, altrimenti non è votabile”. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Condividi sui social

Articoli correlati