Lavoro. Persi in sei anni un milione di posti. 420mila sono lavoratori autonomi

 

ROMA –  Il rapporto presentato oggi dalla Uil, “No Pil? No job”  focalizza una crisi che perdura da sei anni, nella quale una persona su  tre in età lavorativa, nel 2013, ha conosciuto forme di sofferenza e insicurezza occupazionale. Si tratta di quasi 13 milioni di donne e uomini, in aumento del 42,6% rispetto al 2008 (3,9 milioni di persone in più) che hanno un lavoro instabile, che hanno subito una riduzione di orario, che sono alla ricerca di un posto di lavoro, che sono stati sospesi dal lavoro o «peggio» hanno perso il posto a causa della crisi. 

Del milione di lavoratori che in questi ultimi sei anni di crisi economica ha perso il posto di lavoro, oltre 420.000 sono lavoratori autonomi. Lo sottolinea la Cgia di Mestre commentando il rapporto della Uil: “Sia autonomo o dipendente, quando un lavoratore perde il posto ci troviamo di fronte ad un dramma sociale. Tuttavia, a differenza dei lavoratori subordinati – segnala il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi – quando un indipendente chiude l`attività non può contare né sulla cassa integrazione in deroga, né in quella ordinaria, né in quella straordinaria, né sull`indennità di disoccupazione. Non avendo nessun ammortizzatore sociale, dopo la cessazione dell`attività rimangono solo i debiti da pagare e un futuro da reinventare”. Nella malaugurata ipotesi, conclude la Cgia, che l`ex lavoratore autonomo sia proprietario del negozio o del laboratorio in cui esercitava l`attività, deve continuare a pagare l`Imu e da quest`anno anche la Tasi.

 

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